Ciclismo

Nel giorno di riposo, Vingegaard si difende

Definito pavido e ‘parassita’ da Pogacar ed Evenepoel per la sua condotta al Tour, il danese respinge le accuse ai mittenti

8 luglio 2024
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Accusato di scarso coraggio dai suoi rivali, Jonas Vingegaard ha approfittato del primo giorno di pausa alla Grande Boucle per difendere ciò che lui definisce invece ‘un modo intelligente di correre’. Il danese, vincitore delle ultime due edizioni e terzo in classifica quest'anno, si è mostrato sereno, senza però nascondere qualche dubbio sul suo reale livello. Domenica, Tadej Pogacar e Remco Evenepoel – i primi due della generale – avevano duramente criticato la passività di Vingegaard nella tappa dei ‘chemins blancs’ a Troyes. «Ogni tanto ci vogliono gli attributi (eufemismo, ndr), e Jonas sembra non averne», aveva detto Evenepoel, scocciato perché il danese si era limitato a stare alla ruota sua e di Pogacar, senza mai attaccare o tirare.

«Più che mancanza di attributi», si è difeso il danese – staccato di 1'15" in classifica dal leader – in conferenza stampa lunedì a Orléans, «parlerei piuttosto di intelligenza di corsa: se fossi partito con Pogacar ed Evenepoel a 70 km dal traguardo, e poi loro mi avessero staccato nell'ultima sezione di sterrato, domenica avrei di certo perso il Tour. Il mio obiettivo era proprio quello di stare a ruota. Il nostro scopo era non perdere tempo, e ci siamo riusciti. Se qualcuno non lo capisce, è un suo problema».

Per il resto, Vingegaard si è detto molto soddisfatto dei primi 9 giorni di gara, che ha affrontato senza avere disputato corse di avvicinamento a seguito della sua caduta al Giro dei Paesi Baschi, costatagli fratture a costole e clavicola, oltre a uno pneumotorace. «Mi sento bene», ha detto, «e ogni giorno tutto va meglio. Ho ritrovato un livello molto alto, molto più di quanto avrei mai immaginato». Il danese, però, ha insistito sul fatto che ancora non gli è possibile valutare nel dettaglio il suo stato di forma. «Forse sono leggermente sotto il livello dello scorso anno», ha spiegato, «quando riuscii a vincere il Tour con oltre 7 minuti di margine su Pogacar. Finora, del resto, c'è stata una sola tappa di montagna. Spero di crescere ulteriormente, ma non so come reagirà il mio fisico la terza settimana: è davvero un'incognita».

Dubbi, per Vingegaard, pure sulla condizione di Pogacar: «Non siamo ancora stati messi alle strette. Sul Galibier avevamo vento contrario, e Tadej è rimasto a ruota finché non ha sprintato vicino alla vetta, proprio come aveva fatto lo scorso anno. Il 27enne trionfatore del Tour nel 2022 e nel 2023 tiene però a sottolineare la sua serenità: «L'incidente ha cambiato il mio modo di vedere le cose. Sono sempre ambizioso, ma ora so che la vita va avanti sia che io vinca sia che io perda. E questo non è un difetto, tutt'altro. Ora sento meno la pressione, sono contento di essere qua e, semplicemente, di essere ancora vivo».