In un finale da brivido, Jorgenson tenta il colpaccio, ma lo sloveno difende il primato per soli 8 secondi e concede il bis dopo il 2022
Alla fine è andata come doveva andare. E cioè con Primoz Roglic che ha saputo difendere fino in fondo quella maglia gialla di leader della corsa infilata venerdì. Ma il finale, sui tornanti del Plateau des Gilières è stato da brividi per lo sloveno, che solo per un pugno di secondi (otto al tirar delle somme) l'ha spuntata su un Matteo Jorgenson che ha fatto vacillare le sue certezze. Il californiano ha provato a giocare le sue carte, forzando il ritmo nelle battute conclusive dell'ottava e ultima tappa di questa 76esima edizione del Giro del Delfinato, 160,6 km tra Thônes e il Plateau des Gilières, con, nell'ordine, le salite del Col de la Forclaz de Montmin, Col de Esserieux, Le Salève e Col de Pitons da domare prima della salita verso il traguardo.
Staccato il canadese Derek Gee, davanti sono rimasti in due: lo statunitense Jorgenson e lo spagnolo Carlo Rodrigues, mentre Roglic è parso accusare il colpo, perdendo gradatamente terreno nei confronti dei battistrada. Per rientrare, o almeno limitare i danni, lo sloveno ha così anche fatto affidamento sulla verve di un Giulio Ciccone ancora una volta combattivo. Ma anche in questo modo, i 62" di margine che Roglic poteva amministrare all'avvio della tappa conclusiva sono andati via via assottigliandosi. Alla resa dei conti ne sono però rimasti abbastanza per festeggiare la sua seconda vittoria finale al Delfinato, dopo quella del 2022. Anche perché, davanti, Jorgenson nelle battute finali ha lasciato strada a Rodrigues (Ineos), che è andato a prendersi l'ultima tappa e il pesante abbuono in palio. A bocce ferme, anche vincendo la frazione, Jorgenson non avrebbe concretizzato il sorpasso, ma avrebbe di certo aggiunto ulteriore pathos a un finale da brividi.
Al traguardo Roglic abbozza un sorriso: «È stato un finale folle, per fortuna sono riuscito a vincerlo questo Delfinato – racconta lo sloveno ai media al termine della corsa, con la voce ancora rotta dal fiatone –. Ero informato su come stavano andando le cose, e sapevo che tutto si sarebbe deciso per una manciata di secondi. In generale, questa mia vittoria è comunque il frutto di un grande lavoro di squadra. Negli ultimi tre giorni abbiamo accumulato tanta fatica, ma ne avevamo anche bisogno per farci la giusta gamba in vista del Tour de France. Questo Delfinato, con le sue cadute e i suoi colpi di scena, ha dimostrato ancora una volta che nello sport non bisogna dare mai niente per scontato, ragion per cui ora mi godo la vittoria».