In assenza di Evenepoel, vincitore delle ultime due edizioni della Liegi-Bastogne-Liegi, riflettori puntati sullo sloveno e sull'olandese
Tadej Pogacar et Mathieu van der Poel, i due più grandi cacciatori di classiche di questa generazione, si ritroveranno uno di fronte all'altro domenica in occasione della Liegi-Bastogne-Liegi, ultima classica monumento della primavera, e il duello si prospetta davvero interessante. In assenza del belga Remco Evenepoel, vincitore delle ultime due edizioni della ‘Doyenne’, lo sloveno partirà – in sede di pronostico – forse con un leggero vantaggio sull'olandese campione del mondo che comunque, dopo i suoi strepitosi successi al Fiandre e alla Roubaix, potrebbe, in caso di una nuova vittoria, eguagliare quanto fece Eddy Merckx nel 1975, quando fu capace di portarsi a casa ben 3 ‘monumenti’ in una sola stagione. Il problema, per lui, è che le caratteristiche della Liegi sono forse quelle meno adatte a lui.
Conquistando la sua seconda Parigi-Roubaix, Van der Poel (29 anni), è ormai il solo corridore in attività ad aver messo nel carniere ben 6 corse monumento, come vengono definite le cinque più prestigiose gare in linea della stagione. Pogacar, 25 anni, potrebbe invece – vincendo domenica – eguagliare questa stessa quota: fra l'altro, lo sloveno ha già vinto a Liegi nel 2021. Meno fortunato in questa corsa Pogacar fu lo scorso anno, quando cadde pesantemente procurandosi una frattura al polso che pregiudicò la sua preparazione per il Tour de France. I due rivali sono pure in corsa per un exploit che, nella storia, è finora riuscito soltanto a tre corridori belgi – Merckx, Roger De Vlaeminck e Rik Van Looy – capaci di salire sul gradino più alto del podio in tutte e cinque la classiche monumento. Sia lo sloveno (Fiandre, Liegi e Lombardia) sia l'olandese (Sanremo, Fiandre e Roubaix) ne hanno finora vinte tre, e le due su cui ancora non hanno messo le mani sono quelle che meno si adattano alle loro caratteristiche.
La Liegi-Bastogne-Liegi, decana fra le corse più celebri, presenta un dislivello di 4'450 metri, come una tappa di montagna del Tour de France, e la successione ravvicinata di salite assai impegnative come la Redoute (1,6 km a quasi il 10%) e la Roche-aux-Faucons (1,3 km addirittura all'11%). Il tracciato è dunque più adatto a Pogacar che a Van der Poel, che è più pesante dello sloveno, anche se va ricordato che alla sua sola partecipazione alla Doyenne, nel 2020, riuscì a chiudere con un ottimo sesto posto. «Sono abbastanza realista», dichiarò comunque al traguardo quel giorno, «da sapere che, se Remco e Tadej fossero stati al loro miglior livello, non sarei mai riuscito a tenere il loro passo. In salita sono più forti di me». Il campione del mondo è in grande forma – malgrado il deludente 22° posto all'Amstel – e dunque nulla gli vieta di poterci fare un pensierino.
Senza rivali sul pavé, l'olandese come detto ha mancato l'appuntamento con l'Amstel Gold Race la scorsa domenica, dove è parso troppo rinunciatario: sarà stato solo un caso oppure trattasi di un primo segnale di carico di lavoro eccessivo? La Liegi ci darà la risposta, ma intanto lui ha trascorso la settimana ad allenarsi in Spagna, dove risiede e dove riesce a evitare l'enorme pressione mediatica che gli gravita attorno. Pogacar arriva a questa corsa con presupposti assai differenti: concentrato soprattutto sul Giro d'Italia che scatterà il 4 maggio, non ha più corso dopo il suo successo al Giro di Catalogna chiuso il 24 marzo. «Ho trascorso del tempo in altitudine», ha spiegato lo sloveno, «per preparare la Corsa rosa. La forma è buona e non vedo l'ora di tornare a gareggiare». Anche Tadej questa settimana si è allenato al sole, in Liguria, mentre i suoi rivali combattevano col freddo e il nevischio della Freccia Vallone.
Van der Poel e Pogacar sono corridori molto diversi e non condividono una rivalità esasperata come quella che intercorre invece fra lo sloveno e Jonas Vingegaard al Tour de France o come quella che esiste fra l'olandese e Wout van Aert parlando di grandi classiche. Però, si sono già scontrati in qualche occasione, e ogni volta si sono viste scintille. Ad esempio alla Sanremo dello scorso anno, quando Van der Poel seppe rispondere al meglio agli attacchi di Pogacar e andò addirittura a imporsi. Ma soprattutto al Fiandre, dove nel 2022 a vincere il duello fu l'olandese, mentre l'anno seguente a prendersi una clamorosa rivincita fu lo sloveno, che attaccò e se ne andò via sull'Oude Kwaremont. Lo scorso agosto a Glasgow, invece, fu di nuovo Van der Poel a precedere Pogacar e a vestire la maglia iridata. Facile dunque che il duello si ripeta anche domenica a Liegi.