Pogacar ko e il belga ringrazia stracciando la concorrenza. A un minuto Pidcock e Buitrago, decimo Marc Hirschi
La Liegi-Bastogne-Liegi non ha vissuto l’atteso duello tra Pogacar ed Evenepoel, a causa della caduta del primo. Il secondo non ha così avuto rivali e ha fatto il bis dopo il successo dello scorso anno.
La Doyenne vive il primo colpo di scena nelle fasi iniziali della gara, per la precisione dopo 85 km, con la caduta di Tadej Pogacar, con lo sloveno dell’Uae costretto al ritiro, al pari del danese Mikkel Honoré dell’Education First. Una sua doppia foratura lo avrebbe fatto cadere, scatenando l’effetto a catena fatale a Pogacar, portato in ospedale per dei controlli, che hanno rivelato una frattura multipla dello scafoide della mano sinistra, immediatamente operato. La pressione è dunque ricaduta interamente sulla Soudal Quick-Step e sul suo capitano Remco Evenepoel, vincitore dell’ultima edizione.
La corsa si è sviluppata dunque con la squadra anche di Julien Alaphilippe e Mauro Schmid (staccatosi dal gruppo a 100 km dall’arrivo, dopo un grande lavoro di rincorsa) in testa al gruppo e a tenere sotto controllo una fuga di undici elementi con un vantaggio arrivato attorno ai quattro minuti e poi diminuito a due minuti e mezzo già a 100 km dal traguardo. Tra di loro anche il giovane svizzero Alexandre Balmer in forza al team Jayco-AlUla. Con lui Simone Velasco (Astana), Fredrik Svernes (Uno-X), Johan Meens (Bingoal), Jason Osborne (Alpecin), Georg Zimmermann (Intermarché), Lars van der Berg (Groupama-Fdj), Ruben Apers (Flanders-Baloise), Hector Carretero (Team Kern), Mathis Le Berre (Arkea) e Paul Ourselin (TotalEnergies). Balmer si è però già staccato a una novantina di chilometri dall’arrivo, con un vantaggio già inferiore ai due minuti e con soli sette elementi superstiti. Ha così deciso di scattare lo sloveno della Jumbo-Visma Jan Tratnik, a cui si aggregano Madouas (per poco) e Magnus Sheffield, mentre Balmer si attacca per un tratto una volta raggiunto, guadagnando una manciata di secondi sul plotone. Intanto l’alto ritmo imposto dalla Quick-Step screma decisamente il gruppo. Con Tratnik rimangono solo Velasco e Osborne (che si stacca però presto), mentre gli altri fuggitivi non tengono il ritmo dello sloveno, con il gruppo che rincorre a un minuto e spiccioli.
L’ultima ora abbondante si svolge su un asfalto bagnato e sotto qualche goccia di pioggia, senza però mettere troppo in difficoltà i corridori. Il primo favorito a rompere gli indugi è stato Bauke Mollema sulla Côte de Desnié, ma in maniera piuttosto velleitaria. La corsa si è così scatenata sulla Redoute, una volta riagguantati i due fuggitivi. E a partire è stato, all’incirca nello stesso punto dello scorso anno a una trentina di chilometri dall’arrivo, proprio Evenepoel, con il solo Thomas Pidcock che è riuscito a stare dietro al belga. Tra gli arresi anche l’elvetico Marc Hirschi, fino a quel momento nelle posizioni di testa, dopo essere rimasto a lungo privo di compagni, dopo aver rilevato il ruolo di capitano dell’Uae dopo la caduta di Pogacar.
Al secondo allungo anche il britannico dell’Ineos ha dovuto alzare bandiera bianca e ha rapidamente preso mezzo minuto di ritardo. Alle sue spalle il gruppo degli inseguitori si è ricompattato con una ventina di atleti a 17 km dall’arrivo e a un minuto e venti dallo straripante Evenepoel. La lotta per gli altri due posti sul podio, in una volata a tre, con un minuto abbondante di ritardo, sono andati a Pidcock e Buitrago, lasciando a mani vuote Healy, mentre Hirschi è giunto decimo a 1’48”.