Il presidente Alfredo Maranesi: ’Ormai ci sono pochissime gare, la stampa si interessa sempre meno, e di conseguenza fatichiamo a trovare sponsor’
Presentate lo scorso sabato all’Hotel Coronado le varie squadre del Velo Club Mendrisio, sodalizio che festeggia quest’anno i 122 anni di vita, età che ne fa uno dei club ciclistici più vecchi non solo della Svizzera, ma addirittura del mondo.
Soprattutto, da sempre, quella momò è una società che cura nel dettaglio la formazione dei giovani, nella speranza di portarne un giorno qualcuno a passare al professionismo su strada.
E gli esempi non mancano: Marco Vitali, Michael Albasini, Gregory Rast e Ivan Santaromita, solo per fare qualche nome. Ma anche la specialità della pista ha beneficiato del vivaio momò, basti ricordare le due olimpiadi disputate da Rocco Travella o il bronzo mondiale conquistato nel 1990 da Andrea Bellati, che oggi ricopre la carica di vicepresidente del club.
Malgrado la sempre maggiore difficoltà nel reperire investitori e quindi fondi freschi, il Vc Mendrisio riesce ancora a disputare una moltitudine di gare del calendario nazionale e nei Paesi confinanti sia con la squadra Under 23 Elite (in tutta la Confederazione ne esistono soltanto altre 3) sia a livello di movimento giovanile vero e proprio.
E, soprattutto, è in grado - unica in Ticino - di schierare una formazione per ognuna delle categorie esistenti nell’ambito della formazione. Merito del fedele gruppetto di sponsor storici e degli introiti ricavati dalle attività svolte da soci e simpatizzanti durante la tradizionale Fiera di San Martino, che da sempre è un serbatoio preziosissimo per il Velo Club Mendrisio.
Il presidente Alfredo Maranesi - una vita sull’ammiraglia - fissa i principali obiettivi stagionali: «Vogliamo ben figurare nel calendario delle gare svizzere e cogliere qualche buon risultato anche all’estero. Un podio ai Campionati nazionali, ovviamente, sarebbe l’ideale. Ma, com’è nei nostri principi, vogliamo soprattutto permettere di passare professionista a qualcuno dei nostri giovani, magari un ticinese, qualcosa che negli ultimi anni purtroppo non è accaduto».
A cosa è dovuto il progressivo e forse inarrestabile inaridimento dei talenti locali? «Il problema maggiore è il traffico eccessivo: non ci sono più genitori, né a Chiasso né a Lugano, che permettono ai figli di andare in bici sulle strade, per via del pericolo. L’alternativa sarebbe la mountain bike, come fanno già altre società in Ticino. Se vogliamo continuare a reclutare ragazzi in età scolare, dovremo ampliare la nostra offerta con la mountain bike».
A far titubare gli investitori, invece, che cos’è, secondo lei? «Gli sponsor, qui come all’estero, rispondono bene se si tratta di metter soldi in una grossa manifestazione, tipo Giro della Svizzera o Campionati nazionali. A livelli più bassi, invece, si fatica a raccogliere fondi. Una volta era più facile, anche perché la stampa ogni lunedì riportava inevitabilmente, insieme ai resoconti delle gare, i nomi degli sponsor. Nel solo Ticino c’erano la bellezza di 22 corse. Da quando sono diminuite drasticamente le gare, la stampa segue meno il ciclismo dilettantistico e dunque gli sponsor investono molto meno».
A livello personale, l’impegno verso il mondo delle due ruote del presidente Alfredo Maranesi è ancora quello - preziosissimo - che tutti gli appassionati di ciclismo conoscono? «Certo, anche se l’età comincia farsi sentire. Ormai ho 81 anni, e un ricambio generazionale è necessario. Pensi che è dal 2010 che sono presidente ad interim (!) del Velo Club Mendrisio».
Un interinato piuttosto anomalo... «In effetti...Il presidente Marco Sangiorgio diede le dimissioni dopo i Mondiali di Mendrisio del 2009 e non si trovava nessuno pronto a sostituirlo, e così, momentaneamente, mi feci avanti io. Il problema è che un nuovo presidente non lo abbiamo più trovato. L’anno prossimo, però, sarà forse quello buono. Pare che ci sia un gruppo di giovani piuttosto interessato: alla prossima assemblea sapremo se saranno davvero disposti a entrare a far parte attivamente nei vertici della società. Sarebbe fondamentale, se vogliamo dare continuità alla nostra lunga storia».