Calcio

‘Il mio gol alla Serbia ha fatto discutere in famiglia’

Alla vigilia della sfida di Nations League a Leskovac, il centrocampista della Nati Remo Freuler racconta del legame che possiede col Paese balcanico

10 ottobre 2024
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Remo Freuler, grazie alla moglie, ha un legame speciale con la Serbia. La trasferta di sabato a Leskovac per il match di Nations League, dunque, non sarà di quelle banali.

Dopo l’addio alla Nazionale di Sommer, Schär e Shaqiri, il centrocampista del Bologna – a 32 anni – è ormai il più anziano della rosa. È un dettaglio che, in qualche modo, ha cambiato il suo ruolo? «Per me, non è cambiato molto. A dover assumere un nuovo ruolo sono in realtà i giocatori più giovani, quelli che ancora devono affermarsi».

In generale come vanno le cose in seno alla Nati, di recente?

Gli addii, che nel calcio sono frequenti, portano sempre cambiamenti. Certo è un peccato che tre grandi giocatori se ne siano andati via dalla Nazionale contemporaneamente. Questo però dà ai giovani l’opportunità di mettersi alla prova.

Durante gli Europei si parlava spesso del buon clima che c’era in squadra: oggi la situazione com’è?

L’umore è ancora buono. Però immaginavo un inizio di Nations League diverso. Essere senza punti dopo 2 partite mina il nostro orgoglio. Vogliamo correggere la situazione prima possibile, magari già da sabato in Serbia.

Sua moglie fra l’altro ha radici serbe.

Ogni tanto in famiglia sento dire che mi è proibito segnare un gol alla Serbia. Sono le solite battute. Comunque per me è una partita normale.

Lei però un gol alla Serbia lo ha segnato per davvero, ai Mondiali in Qatar del 2022: il 3-2 della vittoria elvetica.

Proprio così, e quel gol è stato un problema in famiglia per molto tempo. Però, alla fine, mi hanno perdonato. ‘Se proprio doveva succedere, meglio che sia toccato a te’, mi dicono.

Lei parla serbo?

Mia moglie parla spesso serbo coi nostri figli, così ho imparato anch’io alcune espressioni.

Dicono che sarà una normale partita di calcio, ma gli ultimi due scontri diretti sono stati all’insegna delle provocazioni: cosa si aspetta dalla partita di sabato?

Spero e penso che stavolta sia soltanto una questione di calcio. Per noi l’unica cosa che conta è fare punti.

Il suo compagno di centrocampo Granit Xhaka è stato al centro delle polemiche. Sabato in Serbia le toccherà fargli da guardia del corpo?

Non credo proprio che sia necessario. È una partita del tutto normale. Naturalmente ci saranno provocazioni, come succede in ogni partita da entrambe le parti. Sappiamo come affrontarle.

Lo scontro con la Danimarca a settembre è stato teso quasi come i duelli contro la Serbia. Martedì ci sarà il ritorno: quanto è grande il desiderio di vendetta?

Non parlerei di vendetta. Ma di certo non ci aspettiamo di trovare i danesi troppo amichevoli.

Quali sono le lezioni apprese dalle prime due partite di Nations League?

Abbiamo analizzato bene i due match. Sarà importante ritrovare la stabilità difensiva che abbiamo mostrato agli Europei. Se mantieni la porta inviolata, hai buone chance di vincere la partita.

Qual è la chiave? Forse la comunicazione?

Si comincia a difendere dall’attacco: ogni giocatore deve assumersi i propri compiti difensivi, dall’inizio alla fine. Anche la comunicazione è importante, ma per noi non è il tema principale. Sarà importante essere pronti, specie nei duelli, per tutti i 90 minuti.

9 partite col Bologna – di cui 2 in Champions League – e 2 con la Nazionale in questa stagione. Praticamente fin qui ha sempre giocato: qual è il segreto della sua forma fisica?

Giocare sempre va bene. Partite e allenamenti aiutano a stare in forma. E poi ci sono altri fattori: un po’ di fortuna, un po’ di Dna, un po’ di esperienza. Più invecchi e meglio conosci il tuo corpo e sai come reagisce in ogni situazione.

Ha un contratto col Bologna fino al 2026: ha qualche idea su cosa succederà dopo?

Ho alcune idee, ma preferisco tenerle per me.