CALCIO

Svizzera con le spalle al muro, serve solo la vittoria

Martedì a San Gallo la Nazionale rossocrociata ospita la Danimarca. Occorrono tre punti per evitare la retrocessione in Lega B di Nations League

Dai leader della squadra è attesa una reazione d’orgoglio
14 ottobre 2024
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Tre giorni dopo la deludente prestazione in Serbia, la Svizzera torna in campo per cercare di porre rimedio a una situazione che la vede con le spalle al muro nel gruppo 4 della Lega A di Nations League. A San Gallo, contro la Danimarca, la vittoria è imperativa, per salvaguardare le speranze di non retrocedere in Lega B e per non doversi ritrovare a guardare all'Europeo in Germania come a una congiunzione di fattori tanto positivi quanto casuali e non invece a un risultato che certifica la crescita e i progressi di tutto il movimento calcistico elvetico.

Sconfitta 2-0 il 5 settembre a Copenaghen nella partita inaugurale di una campagna di Nations League che fin qui può essere definita senza tema di smentita “disastrosa”, la selezione di Murat Yakin cercherà di rifarsi, salvaguardando le speranze di salvezza e, soprattutto, la faccia. Una partita, quella giocata nella capitale danese, nella quale gli episodi avevano giocato a sfavore degli elvetici, i quali tuttavia ci avevano messo del loro per far rotolare il risultato dalla parte sbagliata: dall'espulsione di Elvedi (ingiusta, ma l'ingenuità del difensore c'era stata), alla decisione dei padroni di casa di non mettere la palla a lato per soccorrere Embolo in occasione del primo gol (scelta che non fa una grinza, Xhaka e compagni non avrebbero dovuto perdere tempo a reclamare con l'arbitro), fino all'espulsione del capitano per un fallaccio su Höjbjerg (la sua assenza contro la Spagna si era fatta sentire). Adesso si tratta di mettere da parte tutto quanto successo il 5 settembre e utilizzarlo solamente quale carica emotiva per una partita da vincere a ogni costo. Se danesi e spagnoli faranno il loro dovere contro la Serbia, una vittoria nel confronto diretto del 15 novembre al Letzigrund permetterebbe ai rossocrociati di scavalcare in classifica la compagine di Dragan Stojkovic, ma l'ipotetica rimonta passa inevitabilmente da un successo martedì al Kybunpark, anche perché è difficile pensare che questa squadra possa andare a imporsi in casa della Spagna nell'ultimo turno del 18 novembre.

Nella sera in cui l'Associazione svizzera di calcio onorerà ufficialmente Yann Sommer, Xherdan Shaqiri e Fabian Schär, ritiratisi dopo gli Europei, Murat Yakin proverà a evitare l'onta di una quarta sconfitta consecutiva con la quale Vladimir Petkovic e Ottmar Hitzfeld non si erano mai dovuti confrontare e che la Nazionale non conosce più dai tempi di Köbi Kuhn, quando tra l'ottobre 2007 e il marzo 2008, nella fase di preparazione agli Europei casalinghi, era stata sconfitta 1-0 dagli Stati Uniti, 1-0 dalla Nigeria, 2-1 dall'Inghilterra e 4-0 dalla Germania.

Non c’è più spazio per gli errori e il tecnico basilese lo sa... «Da sabato abbiamo avuto proficui colloqui individuali. Naturalmente abbiamo analizzato la partita e la lezione che ne possiamo trarre è semplice: abbiamo subito troppi gol “evitabili” e ci è mancata efficacia sottoporta. Non dobbiamo cercare scuse, bensì giocare con maggiore intensità. Lo stadio sarà pieno e il pubblico ci spingerà: starà a noi saperne approfittare».

Yakin non ha ovviamente rivelato le sue intenzioni in merito all'undici che manderà in campo. A ogni modo, sarà costretto a trovare un sostituto per Silvan Widmer (squalificato) sulla fascia destra. La sua assenza e le poco brillanti prestazioni di Aebischer sulla corsia opposta potrebbero indurre il tecnico a cambiare modulo e a tornare alla difesa a quattro... «È una possibilità, deciderò domani. Potrebbero esserci delle sorprese», ha affermato in conferenza stampa. Sorprese o no, per rimettere in carreggiata la Svizzera e non dar spazio a recriminazioni per il prolungamento del suo contratto, Yakin dovrà assolutamente ritrovare quella bacchetta magica che tanto lo aveva aiutato in Germania.

Tra gli osservati speciali della sfida con la Danimarca, ci sarà Granit Xhaka, vuoi per quanto successo il 5 settembre a Copenaghen, vuoi perché nella sfida di Leskovac il capitano non ha brillanto, dopo un'accoglienza tutt'altro che amichevole da parte del pubblico serbo... «Mi sarei stupito se non fossi stato fischiato – ha affermato –. La partita penso si sia svolta nei limiti del fair play. Certo, avrei preferito tornare in Svizzera con i tre punti, ma dall'inizio di questa campagna non tutto è stato un disastro. Ad esempio, rimango convinto che in Danimarca la miglior squadra in campo fosse la nostra, tuttavia di recente sembra sia diventato fin troppo facile farci gol. Domani sarà importante chiudere con un “clean-sheet”, così da ritrovare un po’ di sicurezza».

Granit Xhaka è tornato sull'episodio del rigore fallito da Embolo a Leskovac... «È l'allenatore che sceglie i rigoristi. C'è una lista di tre nomi: sabato Breel non era su quella lista, ma mi ha detto che se la sentiva di calciare. Comunque sia andata, non possiamo fargliene una colpa, non è il primo e non sarà l'ultimo a sbagliare un rigore».

Da buon capitano, Xhaka afferma di essere pronto ad assumersi le sue responsabilità nel caso in cui si trattasse di andare nuovamente sul dischetto, anche se con la Nazionale non ha più calciato rigori dalla finalina di Nations League del 2019 contro l'Inghilterra. In quell'occasione, la palla era finita in fondo al sacco... «State tranquilli, un rigore non mi spaventa...».