CALCIO

Vietato perdere, la Svizzera si gioca il tutto per tutto

Domani a Leskovac affronta la Serbia nel terzo turno di Nations League. Sfida sempre molto calda che gli elvetici devono vincere per muovere la classifica

(Non sarà mai una partita come le altre)
11 ottobre 2024
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Parlare di vita o di morte, pur se in un contesto sportivo, in un momento nel quale guerre, crisi migratorie e catastrofi meteorologiche stanno devastando il pianeta appare senz'altro fuori luogo. Diciamo allora che sabato sera a Leskovac, nell'ambito della terza giornata di Nations League, la Svizzera si gioca il tutto per tutto. Reduce da due sconfitte nella finestra internazionale di settembre (0-2 in Danimarca, 1-4 contro la Spagna), la selezione rossocrociata deve assolutamente riportare in patria un risultato utile, se possibile una vittoria, in quanto un pareggio non smuoverebbe la situazione di classifica del gruppo 4 e comprometterebbe la possibilità della qualifica per la fase finale che eviterebbe sia lo spareggio contro una compagine di Lega B, sia la diretta retrocessione nella categoria inferiore. Sulla carta, perdere le prime tre partite non è per forza sinonimo di relegazione, come ben sa la stessa Svizzera, la quale tra giugno e settembre 2022 era stata sconfitta nelle prime tre uscite, ma poi si era imposta contro Portogallo, Spagna e Cechia, assicurandosi in tal modo il terzo posto e la salvezza (allora non era previsto lo spareggio). Tuttavia, i miracoli non sono all'ordine del giorno e implicherebbero comunque una vittoria in trasferta contro i campioni europei in carica della Spagna, evento realizzatosi una sola volta negli oltre 120 anni di vita dell'Associazione svizzera di calcio.

La sfida con la Serbia, però, rappresenta qualcosa di più di un impegno come tanti. Le due selezioni si sono affrontate due volte negli ultimi sei anni, nelle fasi finali dei Mondiali in Russia e in Qatar e in entrambe le occasioni ad avere la meglio erano stati i rossocrociati. Tra le fila serbe, di conseguenza, spira il vento della rivincita e il pubblico presente non mancherà di mettere sotto pressione una Nazionale nella quale molti giocatori hanno rapporti turbolenti con Belgrado. In primo luogo, ovviamente, il capitano Granit Xhaka che nei due precedenti di Coppa del mondo aveva entrambe le volte dato sfogo ai suoi sentimenti nei confronti di un Paese che a suo tempo aveva incarcerato il padre Ragip per attività a favore della causa dell'indipendenza del Kosovo. Non era passato inosservato il gesto dell'aquila, mimato da Xhaka e da Shaqiri a Kaliningrad, mentre sul momento meno clamore aveva suscitato il giro del campo con la maglietta di Ardon Jashari, il quale porta lo stesso cognome di uno dei fondatori dell'esercito di liberazione del Kosovo. A Leskovac, il fumantino capitano dovrà dar prova di saper controllare i nervi, nonostante le più che probabili provocazioni da parte dei tifosi. Anche perché, Xhaka deve in qualche modo farsi perdonare l'ultimo colpo i testa, quello che lo ha portato a regolare i conti con il danese Pierre-Emile Höjbjerg, avversario di mille battaglie nei derby Arsenal - Tottenham. L'espulsione rimediata a Copenaghen è stata pagata non tanto nell'esordio in Nations League (era arrivata nei minuti finali), quanto nella seconda sfida, quella di Ginevra contro la Spagna, nella quale la sua assenza in cabina di regia si era fatta tristemente sentire.

Contro la Serbia, come abitudine nella gestione di Murat Yakin, la Svizzera proverà a imporre il suo calcio, di fronte a una squadra spesso insicura nella fase difensiva e reduce da un Europeo deludente, finito senza gloria già nella fase a gironi. Tuttavia, pure i rossocrociati dovranno prestare grande attenzione da metà campo in giù. Nelle prime due uscite di Nations, le reti incassate sono già state sei, per quanto tre siano nate da circostanze particolari (il gol d'apertura a Copenaghen con gli elvetici impegnati a protestare con l'arbitro per un presunto fallo ai danni di Embolo, la terza e la quarta a Ginevra con la squadra insensatamente sbilanciata in avanti alla ricerca del gol del pareggio). Se la Svizzera ritrovasse la stabilità e la sicurezza espresse nel corso dell'Europeo in Germania, avrebbe a disposizione armi a sufficienza per controbattere a una chiara supremazia tecnica nei singoli da parte della selezione di casa. Ciò nonostante, non sarà di poco peso l'assenza di Xherdan Shaqiri, protagonista in entrambe le sfide mondiali con i serbi (gol della vittoria al 90’ a Kaliningrad, un gol e un assist in seconda a Doha). Qualcuno dovrà prendere il suo posto, ad esempio Zeki Amdouni, che Yakin spera possa diventare il giocatore capace di farsi trovare tra le linee e garantire quel tocco di fantasia in più. O Dan Ndoye, sorpresa positiva a Euro 24 e titolare fisso a Bologna, dal quale ci si attende un chiaro miglioramento in fase realizzativa. Breel Embolo, dal canto suo, dovrà dimostrare di saper fare a sportellate con i centrali serbi, meglio di come gli era riuscito in Danimarca. Nella fase difensiva, occhi puntati in particolare su Gregor Kobel che nelle prime due uscite da numero uno non ha giustificato la scelta di Yakin di rinunciare a Sommer per far spazio al più giovane e scalpitante estremo difensore del Borussia Dortmund. Per quanto, soltanto il primo gol a Copenaghen pesi davvero sulla sua coscienza, mentre i quattro incassati dalla Spagna sono soprattutto il frutto di una fase difensiva poco accorta e precisa. A far coppia con Manuel Akanji, tornerà Nico Elvedi, dopo l'espulsione subita in Danimarca. Tornato titolare dopo l'abbandono di un Fabian Schär in grande spolvero durante tutto l'Europeo, il centrale del Borussia Mönchengladbach non può sprecare l'opportunità, anche perché agli occhi di Yakin sembra già aver perso più di un punto, tant'è vero che il tecnico basilese era intenzionato ad arretrare Denis Zakaria se solo il centrocampista del Monaco non si fosse infortunato a un ginocchio. Per Elvedi, dunque, nelle due partite contro Serbia e Danimarca potrebbero definire in maniera inequivocabile il suo futuro in rossocrociato.

Murat Yakin: ‘Guardiamo al futuro, non al passato’

La delegazione rossocrociata ha raggiunto Leskovac, nel sud della Serbia a circa 400 km da Belgrado, soltanto in serata, dopo un volo partito in ritardo. In conferenza stampa, il c.t. rossocrociato si è immediatamente focalizzato sulla sfida di sabato... «La Serbia deve segnare, noi dobbiamo segnare. Sarà una partita emozionante».

A differenza di quanto accaduto in settembre, quando la Svizzera era scesa in campo a Copenaghen al giovedì, stavolta Yakin ha avuto a disposizione un paio di giorni supplementari per preparare il delicato appuntamento... «Ci siamo allenati con la giusta intensità e ora aspettiamo la partita come prova del nove di quanto lavorato in questa settimana. Contro Danimarca e Spagna troppi episodi avevano giocato contro di noi».

Il 50enne basilese si è soffermato anche sull'aspetto emozionale della sfida, riferendosi in particolare al suo capitano Granit Xhaka... «Il calcio ha bisogno di emozioni e di passione, a prescindere da quanto successo in passato. Preferiamo guardare al domani, non al passato».