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E venne il giorno del Larne Football Club

Inserita nel gruppo del San Gallo in Conference League, è la prima formazione nordirlandese a prender parte al girone principale di una coppa europea

In sintesi:
  • Per la prima volta, grazie al Larne Fc, il calcio nordirlandese sarà rappresentato nella fase principale di una coppa europea
  • Il club, che ha vinto gli ultimi due campionati, è un caso piuttosto raro: fra i suoi tifosi ci sono sia cattolici sia protestanti
  • Gran parte del merito della crescita del Larne è del suo presidente, che ha voluto investire nella sua squadra del cuore, nello stadio e in diversi progetti a sfondo sociale
12 settembre 2024
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Cattolico o protestante? In Irlanda del Nord nessuno sfugge alla domanda, nonostante i tempi del settarismo siano ormai alle spalle. Ma un passato ingombrante e doloroso come quello dei Troubles rimane una parte costitutiva della vita del Paese, e le cicatrici non scompaiono mai del tutto, nonostante gli esempi di una “nuova” Irlanda del Nord si sprechino.

Nel calcio, un simbolo di questa nuova mentalità arriva dall’Fc Larne, salito agli onori delle cronache per essere diventato il primo club nordirlandese a essersi qualificato alla fase a gironi di una competizione europea, nello specifico la Conference League, torneo nel quale si troverà di fronte anche il San Gallo.

‘Club non confessionale’

In un comunicato di qualche anno fa, la dirigenza del Larne ha definito il club “non confessionale”. Una risposta indiretta a coloro che continuano ad amare etichette e categorie. Il Larne appartiene al network dei Rangers o dei Celtic Glasgow, ossia il massimo esempio calcistico di commistione tra sport, rivalità e settarismo religioso? Risposta: il Larne appartiene solo a sé stesso. Kenny Bruce, proprietario del club dal 2018, parla di società espressione di una città a maggioranza protestante/unionista che annovera tra i propri tifosi anche una discreta fetta di cattolici.

«Sulle nostre tribune si vedono sia maglie dei Rangers che del Celtic. Siamo la squadra di un’unica comunità, quella di Larne». Nessuno deve quindi rimanere escluso dal sogno che da un paio di stagioni a questa parte sta vivendo questo club fondato nel 1889 da un gruppo di persone ispirate da una partita di calcio disputata da un reggimento di fanteria, il Black Watch, del British Army.

Due campionati consecutivi

Nell’aprile del 2023 il Larne ha vinto il suo primo titolo nazionale in 143 anni di storia. Era la prima volta in 21 anni che la squadra campione dell’Irlanda del Nord non proveniva dalla capitale Belfast. Un exploit bissato qualche mese fa con un nuovo successo in campionato, per poi alzare ulteriormente l’asticella nella stagione appena iniziata grazie al superamento di tre turni preliminari di Conference League – rispettivamente contro RFS Riga, Ballkani e Lincoln Red Imps – che hanno portato alla prima, inedita avventura europea oltre lo scoglio dei playoff.

Qualcuno potrebbe alzare un sopracciglio sentendo parlare di impresa per avere eliminato una squadra lettone, una kosovara e una di Gibilterra, ma lo sport, come la vita, è solo questione di prospettiva. Perché lo scorso anno proprio il Ballkani aveva eliminato il Larne con un risultato complessivo di 7-1, mentre due anni fa i nordirlandesi erano usciti al primo turno preliminare di Conference contro un’altra squadra di Gibilterra, il St. Joseph’s.

Più in generale, fino al 2019 i biancorossi erano una realtà di medio cabotaggio della seconda divisione nordirlandese, più preoccupati di non scivolare nella parte bassa della classifica che fissi con il naso all’insù sperando nel salto di categoria.

Notevoli investimenti

Purplebricks è un’agenzia immobiliare online di cui Kenny Bruce è socio-fondatore. Un’attività florida e redditizia, tanto da permettere a Bruce di realizzare il sogno di ogni tifoso, ossia acquistare il proprio club e portarlo a un livello superiore. Lo ha fatto investendo circa 5 milioni di sterline, una cifra imponente per il calcio a quelle latitudini.

Bruce però non si è limitato ad alzare gli stipendi per poter attirare giocatori di fascia media dalle realtà limitrofe (Inghilterra, Scozia e Repubblica d’Irlanda), ma ha investito nelle infrastrutture della società, partendo dal fatiscente Inver Park, completamente rifatto a livello di tribune, illuminazione e terreno di gioco (in erba sintetica). Lo stadio non sarà il teatro dei match europei del Larne solo perché troppo piccolo per gli standard Uefa (si giocherà al Windsor Park di Belfast), ma per il resto soddisfa tutti gli standard minimi di comfort richiesti a un impianto moderno.

Gli investimenti non si sono limitati all’Inver Park, estendendosi anche alle strutture per il settore giovanile e per la squadra femminile, incorporata nuovamente nella società e protagonista nelle ultime quattro stagioni di altrettante promozioni consecutive, che l’hanno portata nella massima divisione nazionale. Bruce non ha investito solo nel calcio a Larne, ma nell’intera comunità, promuovendo progetti di utilità sociale e di sviluppo urbano.

Il Reverendo Ian Cahoon, ministro presbiteriano che gestisce le pubbliche relazioni del club, ha parlato di «filosofia do ut des. I tifosi hanno dato tanto al club e si è voluto ripagarli offrendogli qualcosa che incrementasse il senso di comunità, specialmente negli anni difficili della pandemia, della Brexit e della crisi economica. Loro si stringono attorno alla società, che a sua volta si stringe attorno a loro. Adesso, una volta raggiunto il successo, la sfida che attende tutti è quella di sostenere questo successo e renderlo duraturo, creando basi organizzative che vadano oltre le persone coinvolte».

Mary Callum, tifosa del club, ha vissuto a Larne per 40 anni, prima di lasciarla per motivi di lavoro. È cresciuta in una città da lei definita come un «grigio agglomerato portuale, che però negli ultimi anni è migliorata in maniera considerevole. Sono arrivate molte persone da fuori, è diventata più vivace. Non esistono nemmeno più zone interamente cattoliche o protestanti. Il calcio è stato importante in questo processo».

In Irlanda del Nord il passato riaffiora anche quando non lo si vuole far ritornare, e il Larne non rappresenta un’eccezione. Parte della sua storia è legata agli anni difficili. Nel 1972 il primo accesso ai piani alti del calcio nordirlandese avvenne grazie al ritiro del Derry City, che in piena era dei Troubles, impossibilitato a disputare le proprie partite nello stadio di casa per ragioni di sicurezza e ordine pubblico, decise di abbandonare l’Irlanda del Nord e iscriversi, in seguito, al campionato della Repubblica d’Irlanda, dove gioca tutt’oggi. Il Derry City è una delle pochissime squadre al mondo
ad aver conquistato il titolo nazionale in due Paesi diversi, ma questa è un’altra storia.

Un nervo ancora scoperto

Tornando al Larne, nel 2022 la società rescisse il contratto con il giocatore John Herron dopo che questi fu fotografato con una maglia recante uno slogan dell’Ira. A nulla servirono le scuse del calciatore e la giustificazione di averla indossata a un concerto della band irlandese di combat folk Wolfe Tones, ignaro della provenienza della frase.

Alcuni nervi, evidentemente, rimangono scoperti per lunghissimo tempo, e le cautele non sembrano essere mai troppe, soprattutto in una città nel cui centro campeggia una rotonda caratterizzata da una corona reale di addirittura 8 metri di altezza.

È la famosa, o famigerata, “crowndabout” (fusione di crown, corona, roundabout, rotonda), scultura inaugurata nel 2012 in onore del Giubileo di diamante della Regina Elisabetta II d’Inghilterra. Un’installazione inizialmente provvisoria che, però, tre anni dopo è stata trasformata in permanente da una delibera del Consiglio comunale. Un gioiello o una vergogna, dipende dalla persona che la osserva.

Sabato 22 luglio 2006 Mark Randall si trovava all’Emirates Stadium accanto a Thierry Henry, Marc Overmars, Patrick Vieira e David Seaman. Faceva parte della selezione extralarge dell’Arsenal che si apprestava a scendere in campo contro l’Ajax per la partita di addio al calcio di Dennis Bergkamp. Di fronte aveva Johan Cruijff, Marco van Basten, Frank Rijkaard e Wesley Sneijder. Lo aveva aggregato alla prima squadra dei Gunners Arsène Wenger. “Ha troppo talento per non sbocciare”, era stato il giudizio dell’alsaziano.

Nello stesso anno, il Larne si trovava a un passo dalla terza divisione nordirlandese, in cattive acque economiche. La parabola discendente del primo, promessa mai sbocciata (briciole di presenze in Premier coi Gunners, poi solo divisioni minori – compresi sei mesi nella C italiana con l’Ascoli, da dove fuggì perché non pagavano gli stipendi), si è incrociata con quella ascendente dei nordirlandesi nel 2019.

Tiernan Lynch, il tecnico che sedeva sulla panchina del Larne ancora prima della rivoluzione portata da Bruce, ne ha fatto il cuore della sua squadra in campo. Anche se i 34 anni di età e una carriera tutta di rincorsa nelle categorie cadette cominciano a chiedere il conto, la sua è la storia più significativa della compagine nordirlandese. Perché la sintetizza in poche parole: per quanto tu possa essere una Cenerentola, finché ci credi una scarpetta arriva prima o poi anche per te.