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Mattia Bottani e il ritrovato feeling con la Coppa Svizzera

Dopo la delusione del 2016 è stato protagonista nelle ultime due finali: ‘Il gol con il San Gallo mi ha levato un peso. Voglio rivivere quelle emozioni’

28 maggio 2024
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Quella domenica 29 maggio 2016 è una data talmente lontana che quasi nessuno ci pensa più. E non ci pensa più, forse, nemmeno il diretto interessato. Da quel maledetto calcio di rigore che avrebbe potuto “girare” la finale con lo Zurigo, di acqua sotto i ponti ne è passata. E, soprattutto, sono passati il successo di due anni fa con il decisivo gol del 3-1 e una seconda sconfitta nel 2023, quando però il suo ingresso in campo a inizio ripresa aveva acceso la luce della squadra, per quanto a conti fatti il gol del 2-1, firmato proprio dal numero 10, non era bastato a strappare il trofeo dalle mani dello Young Boys. Protagonista in positivo nelle ultime due finali, Mattia Bottani si appresta ad affrontarne una terza consecutiva, con la speranza di risultare altrettanto determinante per il gioco bianconero di quanto lo era stato contro svizzero orientali e bernesi. Il rigore fallito con lo Zurigo è soltanto un brutto ricordo lontano… «Quel gol con il San Gallo mi ha tolto un grande peso che mi portavo sulle spalle da tanto tempo. Il fatto di aver segnato e di aver potuto alzare il trofeo mi ha aiutato a vivere con maggiore serenità appuntamenti densi di adrenalina come le sfide di Coppa Svizzera».

Serenità che si traduce, tra le altre cose, nella capacità di riposare meglio anche nell’imminenza di giornate tanto importanti, di quelle al cui pensiero ti puoi ritrovare tutta notte a contare le pecore… «Spero di dormire, altrimenti domenica sarà dura. Anche perché la partita è alle 14.00, quindi se non riposi di notte non hai tempo per farlo di giorno. Mi ricordo la notte prima della finale con il San Gallo, non avevo praticamente chiuso occhio, perché quella partita la sentivo come poche. Il fatto che questa sia la terza consecutiva aiuta a contenere il nervosismo, sai già cosa ti aspetta e come devi approcciare le ore della vigilia».

Tuttavia, ciò non significa la tranquillità assoluta. L’emozione ogni anno si ripresenta con la stessa intensità, ma rispetto al 2016 Bottani riesce a gestirla molto meglio… «Se ripenso a quel giorno, la situazione generale era assolutamente diversa e non soltanto perché ero parecchio più giovane. Tra l'altro, se non vado errato, il mercoledì prima della finale avevamo affrontato il San Gallo in una sfida determinante per la salvezza, l’obiettivo principale della stagione, e questo ci aveva lasciato meno tempo a disposizione per fantasticare sulla finale. Quest’anno ci arriviamo con una consapevolezza diversa, con una Coppa già vinta, con una squadra nettamente più forte rispetto a quella di allora. Tuttavia, nonostante non sia possibile paragonare le sensazioni del 2016 con quelle di questi ultimi anni, l’emozione c’è e inizia a farsi sentire, per quanto al giorno X ne manchino ancora cinque. La Coppa Svizzera, in fondo, rimane un appuntamento imprescindibile nel calendario del calcio svizzero».

E il Lugano ci arriva dopo una straordinaria striscia positiva fatta di otto vittorie e un pareggio (più due turni superati in Coppa), alla quale ne è però seguita una meno entusiasmante, con tre sconfitte nelle ultime cinque uscite di Super League… «Non sono dati che possano influenzarmi, poi starà al mister riuscire a scindere la Super League dalla Coppa, in modo da non farci pensare agli ultimi risultati. Ma conoscendo i miei compagni, sono sicuro già sin d’ora che non si lasceranno turbare da quanto è successo. E non ci condizionerà neppure il fatto di non aver mai battuto il Servette. Anzi, sapere che quella granata è stata l’unica delle undici avversarie di Super League capace di resisterci, rappresenta uno stimolo ulteriore, un serbatoio dal quale attingere quella dose supplementare di rabbia in grado di fare la differenza. Sappiamo di non essere assolutamente inferiori al Servette e desideriamo dimostrarlo domenica al Wankdorf».

In campionato la differenza tra le due squadre è stata di un solo punto a favore dei bianconeri e anche nell’ultima partita a Cornaredo il Servette si è dimostrato un avversario pericolosissimo… «Ha la capacità di variare il modo di giocare, passando da una difesa molto bassa a un accentuato possesso palla. Sono bravi nel saper mutare caratteristiche di partita in partita e possiedono elementi di provata esperienza internazionale, come ad esempio Cognat e Stevanovic. È una squadra tosta, ma ce la giochiamo, perché pure noi siamo tosti».

Vedere con giorni d’anticipo il film di una finale non è cosa da tutti, due anni fa ci era riuscito Mattia Croci-Torti. Tuttavia, è possibile capire quali saranno gli aspetti più importanti ai quali prestare particolare attenzione… «È una finale, conteranno gli episodi, la determinazione, l’attenzione al dettaglio. E, soprattutto, le prime fasi di partita: nei prossimi giorni capiremo come il mister le vorrà impostare, siamo coscienti che i primi minuti di una finale rivestono un’importanza fondamentale. Dovremo mostrare un atteggiamento corretto, in modo da non subire gol nel primo tempo, cosa che complicherebbe notevolmente la ripresa. Certo, è possibile che si vada ai supplementari o addirittura ai rigori, tuttavia l’obiettivo è vincere nei 90’ regolamentari, affidarsi agli undici metri rappresenta sempre un rischio».

Lo scorso anno, ne abbiamo già accennato, l’ingresso in campo di Bottani aveva rivoltato la squadra come un calzino. Il numero 10 era stato il migliore dei bianconeri, con una prestazione che potrebbe perorare la causa di una titolarizzazione, ma che, al contrario, potrebbe indurre Croci-Torti a tenersi nella manica il jolly in grado di spaccare la partita… «Queste sono decisioni che spettano al mister. Io, ovviamente, vorrei giocare dal primo minuto, come tutti i membri della rosa. A Croci-Torti il compito di attuare le scelte, tuttavia in una finale il nome dietro la maglia conta ancora meno del due di briscola. Non conta chi segna, non conta chi fornisce l’assist, non conta chi di minuti ne gioca 90’ o solo 30’. L’unica cosa che davvero importa è la vittoria, perché un’emozione come quella di due anni fa mi dà ancora i brividi e vorrei assolutamente riviverla. Che segni Steffen o Aliseda, a me non importa, voglio solo vincere. E per questa ragione siamo tutti a disposizione del mister, il minutaggio non ha importanza».

Nelle ultime due settimane l’ambiente è stato scosso dalle polemiche legate al caso-Sabbatini. Occorrerebbe farne astrazione, ma forse non è facile… «Sabba è una persona talmente buona che nonostante la sua situazione complicata, cerca di non farla pesare sullo spogliatoio. Non posso dire di non pensarci, perché Jonathan è stato la mia spalla destra per oltre un decennio. Ciò nonostante, è lui il primo a ricordarci che ora come ora conta soltanto battere il Servette, per trovare un’intesa con la società ci sarà tempo in estate. Resta il fatto che per me è praticamente impossibile pensare a un Lugano senza Sabba, arrivare al campo e trovarlo lì era la quotidianità: si poteva cambiare tutta la rosa, ma lui c’era, sempre e comunque».

Molti si ricorderanno i capelli rosa, tinti dopo la vittoriosa finale di due anni fa… «I colori li ho già passati praticamente tutti. Al momento non ho fatto alcuna scommessa. Tuttavia, c’è tempo fino a domenica... Ma alla vigilia di una partita così importante, vorrei ricordare come tutto sia partito dal grande lavoro, svolto con mezzi limitati, portato avanti per tanti anni da Angelo Renzetti. A lui devo tantissimo di quanto ho raggiunto e mi dispiace averlo in qualche modo scippato di una Coppa e di averla vinta quando lui se n’era già andato. Se adesso siamo qui, è in gran parte merito suo».

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