Il capitano elvetico fa il punto della situazione all'inizio di un anno cruciale per la Nazionale guidata da Murat Yakin, confermato malgrado le critiche
Nel corso di un'intervista concessa all'Ats, Granit Xhaka ha parlato della selezione rossocrociata e ha fatto il nome del possibile sostituto di Vincent Cavin nel ruolo di assistente allenatore di Murat Yakin sulla panchina elvetica. Si tratta di Stephan Lichtsteiner, ex star della Juventus e attuale tecnico dell'Under 16 del Basilea: «Stephan sarebbe un'eccellente soluzione per il nostro gruppo», ha detto il capitano, «lui sa bene come si fa a vincere».
Sulla scelta dell'Asf di continuare con Yakin, il centrocampista del Bayer Leverkusen non si dice per nulla sorpreso... «anche se, dopo il 2-2 contro la Romania, non abbiamo più giocato come speravamo, nelle ultime 4 gare siamo stati tutti nettamente insufficienti, giocatori e staff». Prestazioni che non fanno presagire nulla di buono in vista dell'Europeo della prossima estate... «Se continueremo come in autunno, avremo ben poco da dire», ammette Granit. Nei due test di marzo contro Danimarca e Irlanda dobbiamo ritrovare la fiducia in noi stessi, mostrare un altro volto. Se non ricominciamo a correre, a vincere i duelli e a giocare di squadra, sarà un'annata molto difficile per noi». Ma quanto saranno attendibili le due gare di marzo? «Io non le considero amichevoli, gli avversari saranno infatti più forti di quelli che abbiamo incontrato nelle qualificazioni. La Danimarca è una grande squadra, mentre l'Irlanda è un osso duro, che gioca con una mentalità aggressiva. Quelle due partite saranno una cartina di tornasole e dovremo essere pronti al 100%, non scenderemo certo in campo per divertirci».
Tornando alla questione vice-allenatore, il capitano traccia l'identikit della persona ideale: «Sarebbe l'ideale trovare qualcuno che ha giocato ad alti livelli e che sa cosa succede dentro e fuori una squadra nazionale. Serve una persona aperta, che sappia comunicare e che per i giocatori sia un interlocutore competente in aggiunta al Ct, qualcuno che sappia correggerci se vede qualcosa che non funziona. In questo senso, come detto, Lichtsteiner sarebbe un'eccellente soluzione: è un vincente, ha una grande personalità, è stimato e rispettato in patria e all'estero e sta facendo esperienza come allenatore. Quindi, perché no?».
Ma, più nel dettaglio, cosa potrebbe portare l'ex nazionale rossocrociato? «Potrebbe perfezionare il nostro reparto arretrato, per me infatti la difesa è fondamentale. Noi ci creiamo meno occasioni da gol rispetto alle grandi squadre, e dunque molto del nostro rendimento dipende dal comportamento della retroguardia». Da giocatore, Liechtsteiner era molto esigente nei confronti dei compagni... «Quando è venuto all'Arsenal, ho imparato a conoscerlo meglio e ad apprezzarlo di più. Aveva 34 anni e mostrava grande professionalità ogni giorno, facendomi capire come mai aveva vinto così tanto con la Juventus. Il modo in cui ti alleni e la maniera di comportarti sono fondamentali, e questo è proprio ciò che noi tutti dobbiamo capire».
Lei vive e gioca in Germania: sarà un bene o un male dover affrontare all'Europeo proprio i tedeschi padroni di casa? «Sono felice di sfidare una grandissima squadra in un torneo importante. Ora la Germania è un po' in crisi, ma non significa nulla, possiede pur sempre grandi giocatori. All'Euro mostreranno un volto diverso da quanto visto negli ultimi mesi, durante i quali il Ct ha fatto esperimenti, non dovendo giocare le qualificazioni. Ad esempio, in una partita che conta, Kai Havertz non avrebbe mai giocato laterale destro, per nessuna ragione!».
Questa è la sua seconda stagione da leader del Leverkusen, dove molti le avevano sconsigliato di trasferirsi, considerandolo un passo indietro... «Sì, qualcuno mi diceva che lasciare l'Arsenal per il Bayer fosse una pazzia, ma il progetto del direttore sportivo Rolfes e del tecnico Xabi Alonso mi intrigava. Nessuno credeva che tutto funzionasse così bene già dal primo giorno. È stata davvero una scelta azzeccata». Cosa può dirci del suo attuale allenatore? «Ha una fame di vittorie incredibile, in allenamento corre più di noi giocatori e cura i dettagli in maniera maniacale, non lascia nulla al caso, interrompe di continuo gli allenamenti finché un difetto non viene finalmente corretto o finché una serie di passaggi non viene eseguita alla perfezione. Xabi vive per il calcio, dà il massimo e rende migliori tutti noi. Per un allenatore simile, una squadra è disposta senza esitazione a lanciarsi contro un muro di mattoni per passare dall'altra parte».