Arno Rossini, allenatore di grande esperienza, commenta la curiosa gestione tecnica dell'Acb da parte di Sandro Chieffo
Scoppiato il caso Chieffo in casa granata, abbiamo chiesto ad Arno Rossini, 66enne allenatore bellinzonese di lungo corso e rara esperienza, un parere circa la conduzione della squadra, quantomeno stravagante, del tecnico svizzero-tedesco, accusato dalla dirigenza – e da buona parte dei giocatori – innanzitutto di pianificare troppo pochi allenamenti. «Se è vero quanto riportato nelle ultime ore dalla stampa, la condotta di Chieffo sarebbe semplicemente inaccettabile. Un allenatore non può e non deve concedere troppi giorni liberi alla squadra fra un impegno e l'altro. Magari, in determinati momenti, puoi prevedere sedute un po‘ più leggere, oppure lasciare a riposo alcuni giocatori e farne allenare altri. Ma non puoi permetterti di concedere troppo riposo fra una seduta e l'altra. Si tratta di professionisti, e devono essere allenati come tali, con intensità e serietà. In una settimana come quella in corso – che prevede tre partite in dieci giorni – non conviene a nessuno fare due o tre giorni di pausa, sarebbe già tanto concedere un giorno di libero. E non parlo solo di allenamenti in senso stretto: il tecnico – coi suoi giocatori – deve essere presente il più possibile, perché da fare ci sono ad esempio anche le analisi delle partite, quelle già giocate e quelle ancora da disputare. Davvero mi stupisce sentire una cosa simile, sempre – ripeto – che sia tutto vero».
Pare che i giocatori stessi siano andati dal mister a richiedere espressamente allenamenti più frequenti e più intensi... «Mai sentito una cosa simile. Di solito i giocatori vengono a chiederti il contrario, di mollare un po’ la presa perché si sentono stremati. La loro è una rivendicazione più che legittima: come detto, sono professionisti, vogliono essere allenati al meglio, devono pensare alla loro carriera, e lavorare poco e male potrebbe incidere sulle loro prestazioni e dunque compromettere magari un eventuale ingaggio più redditizio in futuro».
E del fatto che l'allenatore granata preferisca, per comodità, non salire sul bus della squadra in occasione delle trasferte, cosa si può dire? «Anche in questo caso, è una cosa mai vista. Tu, come capo, devi stare coi ragazzi sia prima sia dopo la partita, per sentire il polso del collettivo e dei singoli. Se ti tieni così al largo dai tuoi giocatori, come puoi pensare di essere una figura di riferimento? Se le cose stanno davvero così, ritengo che la società abbia avuto tutte le ragioni di punire il tecnico (è stato sospeso per le prossime due partite, venerdì e martedì, ndr) e di richiamarlo ai suoi doveri contrattuali».