Calcio

Lugano vittorioso sui campioni nella serata degli addii

Nell’ultima della stagione a Cornaredo (2-1 contro lo Zurigo) salutano il club Lovric, Lavanchy, Custodio, Baumann e Yuri. Maric si ritira ma forse resta

19 maggio 2022
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E sono ancora lacrime a Cornaredo. Sì, è decisamente la settimana delle emozioni quella che stanno vivendo l’Fc Lugano e i suoi tifosi. Prima la straripante gioia e l’incontenibile orgoglio per lo storico successo ottenuto domenica in Coppa Svizzera, quando Berna si è colorata di bianconero disegnando però, a ben guardare, un arcobaleno che tra i suoi colori ospitava anche il rosso e il blu, tanto la vittoria dei sottocenerini è stata seguita e festeggiata – compreso il "party" serale in Piazza Riforma – da quasi un cantone intero (o quasi). Poi, mercoledì, l’abbraccio a Cornaredo di altre diverse migliaia di tifosi, qualcuno già presente al Wankdorf, altri no, giovani e anziani, tutti uniti dalla voglia di ringraziare e celebrare gli eroi di Coppa, nonché di strappare un selfie, un autografo, una battuta con il proprio idolo: insomma un altro momento da inserire nel personale album dei ricordi al capitolo Storia.

In oltre 5’000 anche per salutare cinque partenti… e mezzo

A "sporcare" l’inebriante e dolce sapore del trionfo con un pizzico di amarezza – ingrediente immancabile a ogni addio che si rispetti – è poi arrivata la serata di oggi e la partita, ormai inutile ai fini della classifica, con lo Zurigo campione svizzero, l’ultima della stagione a Cornaredo. L’ennesima occasione per festeggiare i beniamini di casa – che prima del fischio d’inizio si sono concessi un giro d’onore con la coppa prendendosi l’applauso dei 5’000 spettatori accorsi a Cornaredo (la media stagionale è sui 3’000, ma bisogna considerare che circa 1’500 sono arrivati da Zurigo) – certo, ma anche il momento di salutare alcuni dei protagonisti indiscussi non solo della cavalcata trionfale in Coppa, bensì delle ultime stagioni dell’Fcl. Su tutti Sandi Lovric (arrivato nel luglio 2019 dallo Sturm Graz e pronto, dopo oltre 100 partite in bianconero, a iniziare una nuova avventura a Udine), Numa Lavanchy (più di 120 presenze, giunto a Cornaredo dal febbraio 2019 e che dovrebbe finire a Sion) e Olivier Custodio (arrivato pure lui nell’estate 2019 e in campo in poco più di 100 occasioni con la maglia del Lugano). Questi ultimi due non hanno trovato un accordo con la società per il rinnovo e anche se il centrocampista aveva lasciato, ancora prima della finale di Coppa, la porta socchiusa affermando che gli sarebbe piaciuto rimanere, l’addio è stato inevitabile. I tre sono stati ringraziati ufficialmente dal club prima del fischio d’inizio, assieme a Noam Baumann (un centinaio di presenze in quattro stagioni) e al brasiliano Yuri (23 gettoni in questa annata), pure loro sul piede di partenza.

E poi c’è lui, Mijat Maric, il gigante buono della difesa luganese, simbolo di sacrificio, abnegazione e attaccamento per una maglia che aveva già vestito da giovanissimo e che è tornato a indossare nell’agosto 2018, portando con sé l’inestimabile bagaglio d’esperienza accumulato in particolare in Belgio (dove con il Lokeren ha vinto due volte la coppa nazionale) e totalizzando pure lui oltre cento presenze in bianconero. Ora ha però deciso, a 38 anni, di dire basta con il calcio giocato e per questo è stato salutato con un riconoscimento speciale, in attesa di capire se il distacco sarà totale o solo a metà. Perché se è vero che il fisico provato dalla lunga carriera non gli permetterà più di dire la sua in campo, questo non significa che non potrà continuare a dare il proprio contributo alla causa bianconera assumendo un ruolo fuori dal terreno da gioco. Se e quale è ancora da stabilire, società e (ex) giocatore ne stanno discutendo. Quel che però è certo è che dalla prossima stagione allo scacchiere di Mattia Croci-Torti mancherà una pedina fondamentale e sarebbe un autogol per il club perderla anche fuori dal rettangolo verde.

Lugano superiore ai campioni: decide la doppietta di Sabbatini ed è record di punti

Quanto alla Supercoppa (solo sulla carta visto che il trofeo in Svizzera non viene più assegnato da 32 anni) tra la vincente del campionato e quella dell’ex trofeo Sandoz, si è rivelata la classica partita di fine stagione dalle porte aperte, con i bianconeri – schierati dal tecnico momò con lo stesso undici iniziale di Berna, eccezion fatta per Hajrizi al posto dell’infortunato Daprelà – colpiti a freddo dal vantaggio trovato già al 3’ da Gogia (tutto libero sul secondo palo) ma capaci di riacciuffare immediatamente gli avversari (nemmeno un minuto dopo) e poi passare in vantaggio (al 29’) sempre con Sabbatini, trovato alla perfezione in mezzo all’area da Bottani prima e Lavanchy poi. In generale i padroni di casa nei primi 45 minuti si sono fatti decisamente preferire, con il portiere ospite Kostadinovic costretto anche a un doppio miracolo al 27’ (su Hajrizi e Celar) e salvato dalla traversa al 44’ sul tiro a giro di Bottani (da segnalare comunque anche un palo di Gnonto al 31’).

Nella ripresa la prima occasione è capitata al 52’ sui piedi di Celar, al cui sinistro si è opposto Kostadinovic, mentre poco dopo è stato il palo (esterno) a dire di no a Lovric. La squadra di Breitenreiter (priva dello squalificato Marchesano) è tornata a farsi viva dalle parti di Saipi al 64’ con un destro di Rohner passato non lontano dal palo alla sinistra dell’estremo difensore bianconero. A chiudere la sfida (in realtà mai riaperta dai tigurini) ci ha provato il neoentrato Amoura, rapidissimo a sgusciare via a due difensori per battere Kostadinovic, ma il Var ha richiamato il direttore di gara e gli ha fatto annullare la rete per un tocco di mano dell’algerino. Poco male, perché Custodio (standing ovation alla sua uscita dal campo, come per Lavanchy e Lovric) e compagni hanno gestito senza problemi la rete di vantaggio, centrando la sedicesima vittoria in questo campionato e realizzando, quando ancora al termine manca un turno, il record di punti dal ritorno nella massima serie nel 2015 (54, uno un più del Lugano 2016/2017 targato Paolo Tramezzani).