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Il cerchio di Giotto si è chiuso con un gol nel derby

Al rientro da titolare dopo quasi un anno e mezzo di infortunio, Morandi è stato subito decisivo: ‘Mesi difficili, ma ora voglio aiutare il Grasshopper’

(Giotto Morandi festeggia il gol dello 0-1 contro lo Zurigo)
4 aprile 2022
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C’è voluto l’ausilio del Var per rendere giustizia alla posizione di Francis Momoh e alcuni minuti di febbrile attesa, ma alla fine Alessandro Dudic ha detto sì: il gol di Giotto Morandi non era viziato da una posizione irregolare del nigeriano autore dell’assist. Il tocchettino sottoporta del ticinese è valso il momentaneo 0-1 per il Grasshopper nel derby contro la capolista Zurigo. Alla fine, i primi della classe sono riusciti a togliersi d’impiccio, almeno in modo parziale, con il pareggio di Aliti all’82’, ma al GC il punto conquistato ha permesso di mettere fine a un’emorragia di cinque sconfitte consecutive che aveva messo a repentaglio anche la panchina di Giorgio Contini. Il gol di Giotto Morandi è dunque risultato importante per la squadra, ma lo è stato altrettanto, se non di più, a livello personale… «Questa rete l’ho vissuta come una liberazione, dopo i tanti mesi trascorsi in infermeria – commenta il ticinese, da cinque anni a Zurigo (con una parentesi di qualche mese a Sciaffusa) –. Era trascorso ben oltre un anno dall’ultima volta nella quale ero sceso in campo da titolare. Di conseguenza, quel gol mi ha regalato grandissime emozioni (acuite dal fatto di dover attendere il responso del Var, ndr) e mi ha in qualche modo ripagato per i tanti mesi trascorsi nella riabilitazione solitaria, lontano dalla vita della squadra».

Da dicembre 2020, il calvario

Era il mese di dicembre 2020, quando nel corso di un allenamento, il 22.enne ticinese si era procurato la rottura dei legamenti crociati del ginocchio destro, in pratica l’aggravamento di una prima lesione occorsagli poche settimane prima a Thun. Un infortunio dal quale ha recuperato soltanto tredici mesi più tardi… «Di norma, per una lesione come la mia si considera un tempo di recupero di circa nove mesi, in modo da non rischiare un rientro precoce. Purtroppo, ho dovuto fare i conti con un ulteriore guaio fisico, lo strappo del bicipite femorale lo scorso ottobre che mi ha fatto perdere altri due mesi. A questo si è aggiunta la pausa invernale che ha ulteriormente dilatato i tempi del ritorno in campo. Poi, finalmente, a gennaio ho potuto riprendere la preparazione con la squadra».

A conti fatti, l’ultima volta in cui Giotto Morandi era sceso in campo nell’undici di partenza risaliva all’11 dicembre 2020, in occasione della sconfitta delle cavallette sul sintetico della Stockhorn Arena di Thun… «Sono stati mesi molto duri, in particolare a livello mentale. Il calcio è uno sport di squadra e passare nel giro di un amen dall’allenarti tutti i giorni con i compagni a una vita in solitaria fatta principalmente di recupero e di fisioterapia non è stato facile. A maggior ragione quando vedi gli altri giocare e tu non puoi essere loro d’aiuto».

‘Nessun dubbio sul pieno recupero’

Un anno e mezzo lontano dai campi da gioco, ma non necessariamente tagliato fuori da quella che è la vita di squadra… «Da questo punto di vista, la società fa di tutto per non isolare completamente chi si trova confrontato con un infortunio. Ad esempio, le sedute di fisioterapia vengono sempre programmate in modo da farle coincidere con la presenza al campo del resto della squadra e in base a quelle che sono attività di gruppo – dai pranzi alle colazioni, dai meeting alle sedute tattiche – alle quali il giocatore infortunato può partecipare».

Sono stati mesi durante i quali Morandi ha dovuto stringere i denti, senza mai perdere, però, la fiducia in un pieno recupero del suo potenziale fisico… «Non mi è mai passata per l’anticamera del cervello l’idea di mollare. Siamo nel 2022 e al giorno d’oggi questa tipologia di infortunio è, purtroppo, piuttosto comune e gli interventi chirurgici per sistemare i legamenti presentano un tasso di successo altissimo. Non avevo dubbi che sarei tornato quello di prima».

Dal punto di vista medico sono stati compiuti passi da gigante, ma spesso la vera guarigione la si fa a livello mentale, con la capacità di tornare a fidarsi ciecamente del proprio ginocchio… «Già dai primi allenamenti sul campo ho capito di non avere problemi legati all’aspetto mentale. Mi sono sempre detto che l’intervento chirurgico era perfettamente riuscito e, con una certa dose di fatalismo, che se qualcosa deve succedere succede punto e basta, tanto vale non starci a pensare».

Nei mesi di inattività, un importante ruolo di sostegno lo ha svolto il papà Davide Morandi… «Con l’esperienza maturata in una vita nel mondo del pallone, da calciatore come da allenatore, ha cercato di aiutarmi il più possibile. Lo stesso ha fatto il resto della mia famiglia. Per la famiglia non è stato un bel periodo perché non è facile vedere il proprio figlio seriamente infortunato, in quella che è l’età migliore per lanciare in modo definitivo la carriera».

La vicinanza di papà Davide ha sempre accompagnato la crescita sportiva di Giotto… «La sua presenza è stata molto importante e non nego che, in particolare quando ero più giovane, a volte ci siamo impegolati in animate discussioni. A lui stava a cuore la mia carriera, ma soprattutto il mio futuro più in generale: ha svolto sia il ruolo del tecnico, sia quello del padre. I suoi consigli mi sono stati davvero utili. Gli sarò sempre grato per aver pensato non solo al mio percorso calcistico, alla migliore opportunità contrattuale da sfruttare, ma anche alla mia crescita personale».

‘Prendiamoci la salvezza’

"Svezzato" nelle giovanili dell’Ascona e passato per la trafila del Team Ticino, dopo il primo anno di U18 Giotto Morandi si è trasferito armi e bagagli a Zurigo, sponda GC. Il ritorno delle cavallette in Super League dopo due stagioni di purgatorio, il centrocampista ticinese l’ha vissuto dall’infermeria, ma adesso, ritrovata l’integrità fisica, intende essere protagonista di una salvezza che ancora attende la certificazione della matematica: i punti di vantaggio sul fanalino di coda Losanna sono ben 12, ma il pericolo dello spareggio con la seconda di Challenge League dista appena cinque punti, quelli che dividono il GC dal Lucerna… «Il pareggio con lo Zurigo ha messo fine a una striscia negativa di cinque partite. Un punto che ci aiuterà nel morale. Soprattutto in vista della sfida di sabato sera, quando al Letzi affronteremo il Lucerna, in quello che non è uno scontro diretto per la salvezza, ma ci si avvicina molto. Mancano ancora otto partite, la strada è lunga, ma sarebbe molto importante se sabato uscissimo dal campo con tre punti in saccoccia. Fino a tre mesi fa non mi sarei aspettato di tornare titolare nel derby della Limmat e di segnare subito. Spero di poter continuare a dare il mio contributo alla causa della società, già da sabato contro il Lucerna».