Silvio Papa: ‘Sanzioni appropriate. Spero che possano indurre a una profonda riflessione capace di portare a un miglioramento della situazione’
«Le sezione arbitrale, invero, non ha molto da aggiungere a quanto deciso dalla commissione disciplinare. Nel caso in questione, non eravamo direttamente coinvolti». Silvio Papa, responsabile degli arbitri ticinesi, tiene comunque a precisare quella che è stata la linea tenuta in queste settimane e ciò che succederà d’ora in poi… «Subito dopo i fatti, avevamo deciso di non più inviare arbitri alle partite di Locarno e Semine. Non si trattava di un atto punitivo nei confronti delle due società, ma una prevenzione a favore sia degli arbitri, sia degli stessi club. Non volevamo, infatti, che una situazione già tesa potesse essere ulteriormente esacerbata da qualche episodio o da qualche decisione contestata. Adesso, con la pubblicazione delle sanzioni, tutto rientra nella norma e i direttori di gara torneranno ad arbitrare le partite di Locarno e Semine».
La commissione disciplinare ha avuto la mano pesante. La speranza è che pene esemplari possano contribuire a far compiere un esame di coscienza a tutto il movimento del calcio regionale, contribuendo così anche alla salvaguardia degli arbitri, in passato troppe volte presi di mira… «Assolutamente sì. Con sanzioni simili, giocatori e società dovrebbero pensarci più di una volta prima di andare al di là del consentito. Purtroppo, però, non sono convinto che questa sentenza sia sufficiente per risolvere il problema. Anche perché le pene di cinque o due anni inflitte ai giocatori di Locarno e Semine sono in linea con decisioni prese negli anni passati per casi analoghi e purtroppo siamo ancora qui a parlare di violenza sui campi da calcio. Comunque, le sanzioni mi sembrano appropriate e spero vivamente che possano indurre a una profonda riflessione capace di portare a un miglioramento della situazione».
Certo che se nemmeno cinque anni di squalifica sono sufficienti, vien da chiedersi cos’altro ci si possa inventare… «La federazione più di tanto non può fare. È un problema che tocca in primo luogo le società e i loro giocatori. Sono i dirigenti e gli allenatori a conoscere chi fa parte delle loro squadre e sta a loro lavorare in settimana per cercare di abbassare i toni. La testa matta è sempre possibile trovarla e in quel caso c’è poco da fare (ci sarebbe sempre il buon vecchio detto “alla prima che mi fai ti licenzio e te ne vai”, ndr). Da parte loro, i giocatori dovrebbero rendersi conto di essere dilettanti e di giocare con il solo scopo di divertirsi. Purtroppo, a volte, calciatori, allenatori e dirigenti hanno quale unico obiettivo la vittoria, di una partita o del campionato. Bisognerebbe entrare in campo con uno spirito diverso».