laR+ TIRI LIBERI

Se i ragazzi sono il futuro, allora facciamoli crescere bene

Forse la pallacanestro non darà da mangiare per tutta la vita, almeno non in Svizzera, ma oltre a qualche soldo può offrire dei traguardi da raggiungere

Le società devono aiutare i giovani, motivandoli, per crescere al meglio in un contesto sano
(Ti-Press/Gianinazzi)

Sono stati momenti molto significativi, quelli vissuti domenica al Lux per i festeggiamenti della Sam Massagno. Soprattutto hanno messo in evidenza i percorsi fatti in questi decenni dalle singole società e dai vari giocatori. Un revival che ha visto scorrere le immagini di un basket ancestrale, fatto di canottiere e ‘pallonesse’ e poi su su, fino ai giorni nostri. Un percorso storico che è andato di pari passo con l’evoluzione della società civile, dove lo sport ha acquisito un’immagine sempre più forte nel contesto sociale, anche nell’ottica di una professione sempre più accattivante.

Ma le immagini viste e quelle “raccontate” sono anche quelle dei disastri che si sono succeduti nelle varie società, tra fusioni, ritiri, fallimenti e risorgimenti a diverse riprese, storie di personaggi che sono arrivati come lampi e come tali sono spariti con non poche magagne sulle spalle. Anche queste, storie di una visione dello sport legata più alla voglia del singolo di emergere, piuttosto che un discorso più sociale e condiviso in club di sostanza e duratura. Non faccio nomi perché oramai, almeno quelli della mia generazione, li conoscono tutti e agli altri non direbbero più di tanto. Ma quanto siamo stati bravi a imparare dalla storia? Se consideriamo la situazione attuale, si potrebbe dire che le cose si sono stabilizzate, perlomeno a livello di longevità dei club, mentre la posizione in classifica è strettamente legata alle finanze e alle persone disposte a investire.

Sul piano tecnico, ed è questo il punto essenziale del basket odierno, non possiamo dire che ci sia stata una grande svolta. Nel passato abbiamo avuto ottimi giocatori nelle varie società, persone che hanno avuto successo con i loro club di vertice e anche in Nazionale, pur se quest’ultima, in fin dei conti, è sempre stata una vetrina minore, rispetto a chi ha giocato in Europa. Guardando la storia di Massagno, ho sentito nomi e rivisto personaggi che nel basket avrebbero potuto emergere in maniera molto più concreta rispetto a quanto fatto, perché le loro qualità tecniche non erano sempre in sintonia con la giusta mentalità. È questo uno dei rammarichi che un amante del basket può avere quando vede dei veri talenti che si “perdono”, che non vogliono fare sacrifici, che non vogliono fare il massimo per raggiungere traguardi importanti. Ho visto tante giovani promesse che hanno lasciato la palla a spicchi proprio per una questione di mentalità. Si dirà che il basket non ti darà da mangiare per tutta la vita: è una verità, almeno in Svizzera, però può darti comunque un po’ di soldi per il futuro e, soprattutto, traguardi importanti da raggiungere. E qui sta l’importanza di avere società che aiutano i ragazzi a crescere, che li motivano, che garantiscono loro allenatori bravi e un contesto sano e di responsabilità. Hanno detto e dicono tutti che i giovani sono l’essenza, il futuro delle società. Allora che si faccia veramente un lavoro a tappeto per farli crescere al meglio.