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È lanciata la corsa per il dopo Bach. Coe: ‘Ci debbo pensare’

Il risoluto presidente della Federatletica mondiale pare essere in ‘pole’ per diventare il nuovo presidente del Cio. Ma non è il solo ad ambire al posto

Un ex campione dalle idee chiare. Anche sulla dibattuta questione dell’iperandroginia nello sport
(Keystone)
12 agosto 2024
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Altro che tregua olimpica. Approfittando naturalmente pure del fatto che Parigi aveva gli occhi del mondo intero puntati addosso, durante i Giochi Sebastian Coe non ha mancato di dare addosso al Comitato olimpico internazionale, accusandolo di non avere una politica che permetta di affrontare «l’attuale controversia sull’ammissibilità di genere nel pugilato». In sostanza, chiedendo al Cio «delle regole chiare», dopo lo scoppio dell’ormai famigerato caso della pugile algerina Imane Khelif. Questo dopo che, un paio di mesi prima, Coe era già salito alla ribalta stabilendo che la sua Federazione, ovvero l’organo che disciplina l’atletica a livello mondiale, avrebbe versato premi in denaro a chi si sarebbe messo le medaglie al collo ai Giochi del 2024. Una decisione che non ha mancato di sollevare un polverone nel mondo dello sport, e non soltanto perché è contraria allo spirito olimpico: infatti, Coe quella decisione l’ha sostanzialmente presa da solo, senza consultare nessuno, e così s’è attirato l’antipatia di molte altre federazioni, in particolare quelle più povere, che non possono permettersi di pagare per i podii conquistati dai propri atleti.

Viste le premesse, non sorprende che soltanto qualche ora dopo l’annuncio di Thomas Bach di non volersi ripresentare per un terzo mandato alla testa del Cio, il sessantasettenne presidente della Federatletica internazionale, nonché ex campione di primissimo piano, dall’alto dei suoi 12 record mondiali nel mezzofondo e due titoli olimpici nei 1’500 m (a Mosca nel 1980 e a Los Angeles quattro anni dopo), indirettamente faccia sapere a tutti che intende candidarsi. «L’opportunità si è palesata, ed è evidente che io debba seriamente rifletterci» dice Coe, rispondendo indirettamente alla domanda che un po’ tutti si sono fatti. Quel che è certo è che il profilo del britannico è ben diverso da quello di un Thomas Bach – nonostante pure il settantenne bavarese sia un ex atleta (vincitore tra l’altro di un oro nel fioretto a squadre ai Giochi di Montreal del 1976) –, che ha già potuto dare saggio delle sue doti da equilibrista, riammettendo gli atleti russi sotto bandiera neutrale dopo le insistenti richieste di parte del mondo olimpico. Al contrario, le capacità diplomatiche di Coe non sembrano essere particolarmente sviluppate, come dimostrano le sue posizioni senza concessioni, proprio – appunto – come la sua volontà di mettere al bando tutti gli atleti russi e bielorussi, senza se e senza ma.

Hoevertz e Coventry, donne al potere?

Ma chi ha detto che l’erede di Thomas Bach debba per forza essere uomo? Anche se pure il cinquantunenne francese David Lappartient, ambizioso presidente dell’Uci, è indicato tra i maggiori pretendenti al trono dell’organizzazione sportiva più potente e prestigiosa al mondo, non è escluso che per la prima volta possa essere una donna ad assumere le redini del Cio. E le candidate giuste già ci sono: come ad esempio l’olandese Nicole Hoevertz, giurista e poliglotta proprio come Bach, sessantenne olandese nata e cresciuta ad Aruba, nelle Antille olandesi, Paese che ha rappresentato ai Giochi del 1984 a Los Angeles nel nuoto sincronizzato. Soprattutto, però, Nicole Hoevertz è una dei vicepresidenti del Cio, quindi lavora a stretto contatto con Thomas Bach, e in questi ultimi anni è transitata da tutte le commissioni chiave, compresa quella che la scorsa primavera aveva deciso di riammettere gli atleti russi e bielorussi ai Giochi sotto bandiera neutrale.

L’altra candidata, invece, è giovanissima considerando l’importanza di un posto dirigenziale del genere: si tratta della quarantenne Kirsty Coventry, attuale ministro dello Sport dello Zimbabwe che vanta un palmarès da atleta davvero notevole (addirittura sette medaglie ai Giochi nel nuoto, di cui due d’oro, in cinque edizioni), ma ha indubbiamente molta meno esperienza di Nicole Hoevertz, anche se pure lei dal 2012 fa parte dei membri esecutivi del Comitato olimpico internazionale.

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