Dopo la medaglia di bronzo nei 5'000 metri, il mezzofondista va a prendersi il titolo europeo sui 10'000 metri
La nona medaglia svizzera di questi Campionati europei porta il nome di Dominic Lobalu. Ancora il suo, visto che il 25enne mezzofondista originario del Sud Sudan, dopo il già ottimo bronzo che si era messo al collo nel secondo giorno di gare allo Stadio Olimpico di Roma nei 5’000, sulla distanza doppia ha saputo fare ancora meglio, andando a conquistarsi (e con pieno merito) quella del metallo più pregiato: oro con tanto di titolo continentale. Grazie in particolare a un ultimo giro di pista corso a ritmo sostenuto, in barba alle energie spese durante la gara, che diverse volte l’ha visto fare l’andatura per il resto del gruppo.
Sembra felice come un bambino quando, dopo aver dispiegato la bandiera rossocrociata pochi istanti dopo aver tagliato il traguardo, ancora con il fiatone, se la mette sulle spalle. Poi il largo sorriso gli illumina il volto. Sì, stavolta il mezzofondista da poco autorizzato a correre con i colori della Svizzera ce l’ha fatta: si è lasciato tutti alle spalle.
In una gara parecchio tattica, Dominic Lobalu non si è mai fatto prendere dal panico. Ha preso il comando dopo 7’200 m, ma poi ha visto i suoi rivali accelerare. Al punto che a due giri dalla conclusione si è anche ritrovato in ottava posizione. Ma non ha ceduto. Anzi, ha dato fondo alle sue residue energie per risalire la china, portandosi in una posizione ideale per essere lì davanti al momento di sferrare l’attacco decisivo. E quel momento è arrivato al suono della campana che preannunciava l’ultimo giro di pista. Lì ha alzato il ritmo iniziando a preparare il rush finale: in dirittura d’arrivo è uscito allo scoperto, recuperando anche gli ultimi due davanti a lui per andare a prendersi medaglia d’oro e titolo nel tempo di 28’00”32, davanti al francese Yann Schrub, argento in 28’00”48, e allo spagnolo Thierry Ndikumwenayio. Un tempo sì superiore ai suoi standard, ma ripagato con il metallo più pregiato. Jonas Raess, l’altro elvetico impegnato su questa distanza, ha invece chiuso la gara al tredicesimo posto
È finita con l’amaro in bocca la corsa della Svizzera nella staffetta 4 x 100 femminile. Una doppia delusione, ben fotografata dalle lacrime che rigano il volto di Sarah Atcho-Jaquier, l’ultima delle frazioniste rossocrociate. A tarpare le ali alle sprinter elvetiche è stato prima il cronometro, che le ha relegate subito fuori dal podio, staccate di due miseri centesimi dalle olandesi (terze in 42”46) – e con le favorite britanniche davanti a tutti in 41”91 e le francesi immediatamente alle loro spalle in 42”15 – e poi dal replay, che, impietoso, restituisce l’immagine di un testimone che proprio in prossimità della linea del traguardo – ma innegabilmente prima di quella linea – vaga a mezz’aria senza padrone. E quel testimone è appunto quello delle svizzere, quello che fino a qualche istante prima stava nelle mani di una Sarah Atcho che non sa darsi pace.
Niente da fare nemmeno per la 4 x 100 maschile rossocrociata, con il poker elvetico che si è dovuto accontentare della quinta posizione in 38”68, in una gara vinta dall’Italia in 37”82, davanti a Olanda (38”46) e Germania (38”52). Niente medaglia e niente qualifica per le Olimpiadi per gli elvetici, che per riuscire nell’intento avrebbero dovuto battere gli olandesi e pure il record nazionale. Avranno comunque la possibilità di riprovarci a Ginevra.
Annik Kälin ha offerto un’ottima prestazione nel salto in lungo, chiudendo al 6° posto con un balzo di 6,82 m, a soli due centimetri dal suo nuovo record svizzero. Il titolo è andato alla tedesca Malaika Mihambo con un superbo salto di 7,22.
Negli 800 m, Lore Hoffmann non è mai riuscita a ingranare. La vallesana è rimasta a lungo all’ottavo posto, è comunque riuscita a recuperare una posizione, tagliando il traguardo settima nel tempo di 2’01”13. Un tempo mediocre per colei che a Monaco, due anni fa, aveva chiuso la finale europea appena fuori dal podio, mentre la vittoria è andata alla superfavorita Keely Hodgkinson in 1’58”65. Quando la britannica sembrava ormai lanciata verso un successo relativamente tranquillo, da dietro si è rifatta sotto come un treno la slovacca Gabriela Gajanova, che però è unicamente riuscita ad avvicinare l’avversaria, chiudendo alle sue spalle staccata di 14 centesimi (1’58”79). A completare il podio è stata la francese Anais Bourgoin (1’59”30).
Nelle finali delle staffette 4 x 400, orfane della Svizzera, fra le donne a vincere è stato il quartetto olandese, andato a prendersi il titolo continentale nel tempo di 3’22”39, davanti, nell’ordine, a Irlanda (3’22”71) e Beglio (3’22”95), con le italiane fermatesi subito fuori dal podio (3’23”40). Al maschile, invece, a vincere, nettamente, sono stati i belgi in 2’59”84, con l’Italia (3’00”81) riuscita a salvare il secondo posto respingendo il veemente ritorno della Germania (3’00”82), uscita di prepotenza negli ultimi cento metri ma costretta ad accontentarsi della medaglia di bronzo.
Non ha invece avuto storia la finale dei 1’500 m maschili, dove il predestinato norvegese Jakob Ingebrigtsen è andato a prendersi il titolo di gran carriera, chiudendo in un crescendo che l’ha visto tagliare il traguardo nel tempo di 3’31”95, davanti all’ottimo belga Jochem Vermeulen (3’33”30) e all’italiano Pietro Arese (3’33”34).
A far calare definitivamente il sipario sui Campionati europei di Roma è stato il salto con l’asta, dove l’attesissimo Armand Duplantis ha vinto l’oro dando ancora una volta spettacolo, mancando però il tentativo a quota 6,25 m che gli avrebbe permesso di ritoccare il primato mondiale.