L'atleta ticinese e il suo compagno francese trionfano in due categorie diverse nella ÖtillÖ in Svezia: ‘Gara resa dura dalle condizioni atmosferiche’
La 6ª è stata la volta buona. Lunedì 2 settembre, Sabina Rapelli e Alexis Charrier (una partecipazione in meno) si sono aggiudicati il titolo mondiale ÖtillÖ di swimrun. E lo hanno fatto in due categorie diverse: Sabina in quella femminile, Alexis in quella maschile. Settantacinque chilometri di sudore e lacrime, suddivisi in 65 km da percorrere a corsa e 10 km a nuoto. Il tutto, dentro e fuori da 24 isolette dell'arcipelago di Stoccolma. Una fatica immane, portata a termine in 8h47”00’ da Rapelli, in coppia con la svedese Désirée Andersson (iridata pure un anno fa) e in 7h56’03” da Charrier, in team con l’altro francese Matthieu Poullain (per la prima volta in 18 anni la vittoria è andata a una coppia tutta francese e senza nemmeno uno svedese). Tempi cronometrici di tutto rispetto, come sottolinea Sabina Rapelli… «Siamo andati entrambi molto bene, nonostante le condizioni di gara fossero davvero difficili. Il brutto tempo ci ha perseguitati, con pioggia lungo tutto l'arco della giornata e, di conseguenza, con temperature rigide. Una situazione che ha complicato la gara a numerosi partecipanti, in particolare nel primo tratto del percorso, quando si è trattato di correre su isole molto tecniche, rese ancor più insidiose dal terreno bagnato. Non a caso, diverse coppie sono state costrette al ritiro per infortuni di vario genere. Cosa si intende per isole tecniche? Nella prima parte, molte sono disabitate e poco più di spuntoni di roccia sui quali occorre arrampicarsi, con sentieri non segnati, il che ci costringe a correre tra cespugli e vegetazione molto fitta e, nel caso specifico di quest’anno, resa scivolosa dalla pioggia. Da questo punto di vista, la prima parte di gara è davvero insidiosa: con il passare dei chilometri, i tratti di corsa diventano più agevoli, lungo strade sterrate o, addirittura, asfaltate».
Charrier e Poullain hanno approfittato della loro abilità di corsa su terreno accidentato per prendere immediatamente il comando e fare gara in testa praticamente dall’inizio alla fine. Essendo pure nuotatori esperti e avendo rinunciato a legarsi con la corda – il che permette di guadagnare tempo nelle transizioni – hanno costantemente dilatato il loro vantaggio… «Hanno avuto un solo momento di difficoltà nel lungo segmento a corsa – 20 km – nella parte centrale del percorso, subito dopo un'insidiosa tratta a nuoto. Proprio a causa delle condizioni atmosferiche, Matthieu ha preso freddo e nella mezza maratona ha faticato a trovare il ritmo. Si sono però fatti forza, anche perché alle loro spalle vi erano diverse squadre staccate, ma non in modo irreparabile. Alla fine hanno tenuto duro e si sono imposti con 12’ sulla coppia svedese Berggren-Törneke e 16’ sugli altri francesi Deffains e Pesquet».
Ma veniamo a Sabina Rapelli. Eccezion fatta per la prima volta (13ª nel 2018 nella categoria donne), ha sempre flirtato con la vittoria: in coppia con Charrier ha colto un quarto (2019), un secondo (2021) e un terzo posto (2022) nella categoria mista, mentre lo scorso hanno si è aggiudicata il bronzo in compagnia della francese Eugenie Plane. Una lunga serie di risultati di prestigio, culminata quest’anno con il titolo mondiale… «Ci siamo rifatti dopo un 2023 sfortunato, contraddistinto da problemi di salute (un’intossicazione alimentare che aveva colpito molti partecipanti, ndr), a causa dei quali Alexis era stato costretto all’abbandono, mentre io ero riuscita a portare a termine la gara nonostante crampi e nausea. Questa volta le cose sono andate assai meglio. Siamo partite bene, senza forzare eccessivamente nei primi isolotti complicati, sicure che non era quello il momento giusto per aprire il gas, ma rimanendo comunque a contatto con molte coppie maschili e miste (160 team al via, partenza in massa e non per categoria, ndr). Eravamo consce del fatto che gareggiando assieme avremmo potuto ottenere grandi risultati, per cui ci eravamo prefissate l’obiettivo di migliorare il record della gara. Abbiamo deciso di non utilizzare la corda e nonostante ciò l'amalgama è stato perfetto. Ci siamo spesso date il cambio per fare l’andatura, sia nella corsa, sia nel nuoto e ci siamo sorrette l’una con l’altra quando anche Désirée, proprio come Matthieu, ha pagato il freddo accumulato in una tratta a nuoto e ha dovuto superare un momento di crisi. Sapevo che ce l'avrebbe fatta, in quanto è una tipa tosta, tuttavia le basse temperature hanno bruciato a entrambe molte energie. Così, negli ultimi 15 km le gambe si sono indurite e abbiamo fatto parecchia fatica. Il record della gara ci è sfuggito di mano per una decina di minuti, ciò nonostante in classifica generale abbiamo staccato un ottimo ottavo posto. Volevamo battere il maggior numero possibile di uomini e ci siamo riuscite: tra le coppie miste, soltanto una è stata capace di fare meglio di noi e nemmeno di tanto».
Un titolo mondiale che proietta Rapelli e Charrier al vertice di questo sport per supermen e superwomen. La soddisfazione non potrebbe essere maggiore… «Anche perché siamo partiti praticamente da zero. È vero, Alexis in Francia aveva fatto del nuoto a buon livello, ma non si era mai avvicinato a questa disciplina. Io, per contro, arrivavo dalla ginnastica, eppure in sei anni siamo riusciti a scalare le gerarchie dello swimrun e a chiudere davanti ad atleti che sin da bambini svolgono una preparazione specifica per le due specialità di questo sport».
Dopo aver raggiunto il vertice mondiale, bisogna già guardare al futuro… «La conquista del titolo iridato non ci ha tolto la voglia di gareggiare. Nei prossimi giorni ci concederemo un po’ di riposo, ma a fine mese vorrei andare, in coppia con Alexis, a una gara in Francia. Nel 2025 di sicuro continueremo a gareggiare, più in là dipenderà anche da eventuali progetti familiari. A ogni modo, questa è un’attività che ti permette di competere anche in età avanzata, basti pensare che quest’anno la categoria mista è stata vinta da Frederik e Lorraine Axegaerd, coppia nella quale lui ha già 49 anni…».
Insomma, su e giù dagli isolotti svedesi per Sabina e Alexis di strada da fare ne resta ancora parecchia…