Lions e Dolphins ridimensionati da Baltimore e Philadelphia. Nuovo record per Patrick Mahomes. Arbitri sulla graticola per i troppi errori
Nella National Football League ciò che si credeva granitico può sbriciolarsi come un cracker nel breve volgere di un paio d’ore. La settima giornata di campionato si è incaricata di ridimensionare le ambizioni di due squadre sin qui ritenute degne di giocarsi il Super Bowl, il prossimo febbraio a Las Vegas. Detroit e Miami sono incappate in due brutte sconfitte, rispettivamente a Baltimore (38-6) e a Philadelphia (31-17). Per i Lions si è trattato di una vera débâcle, sotto 28-0 prima ancora di aver portato a casa un primo down, arrivato a metà secondo quarto, quando i Ravens avevano già macinato 325 yarde offensive contro le 13 (!) degli avversari. Baltimore ha dominato la gara nelle trincee, mettendo Jared Goff in costante affanno. Dal canto suo Lamar Jackson ha confermato i progressi messi in mostra in questa stagione: con molta pazienza – negli anni scorsi dote del tutto sconosciuta – ha approfittato della protezione della sua linea per guadagnare tutti i secondi possibili in attesa di un ricevitore libero. Alla fine, ha vivisezionato la difesa dei Lions con 317 yarde (solo sei incompleti) e tre touchdown, tanto per ricordare a tutti che dimenticarsi dei Ravens in ottica playoff (e oltre) non conviene a nessuno.
Se nel Michigan piangono, in Florida di certo non sorridono. L’attacco di Miami, sin qui il migliore della lega, è stato fermato (10 punti nel primo tempo, nemmeno uno negli ultimi due quarti) da una difesa che si è chiusa ermeticamente sulle corse (45 yarde concesse), costringendo Tagovailoa a un attacco pressoché unidimensionale. Non hanno giocato a favore dei Dolphins le molte assenze (tre uomini su cinque in linea d’attacco, poi Howard, Ramsey, Achane, Waddle a mezzo servizio per un infortunio alla schiena) e la discutibile gestione delle flag da parte degli arbitri (dieci penalità a zero), tuttavia nel complesso gli Eagles sono apparsi una squadra meno spettacolare, ma molto più solida. E se due indizi fanno una prova, a Miami c’è motivo per iniziare a preoccuparsi: sconfitti sia a Buffalo, sia a Philadelphia, i Dolphins sembrano essere una squadra troppo forte con le deboli, ma non attrezzata a sufficienza per le vere potenze di questo campionato. La prova del nove tra due settimane a Francoforte, quando saranno ospiti di Kansas City.
A proposito di Buffalo, da notare l’inopinata sconfitta a Boston, dove New England si è imposto 29-25 con un touchdown a 12” dal termine. La vittoria dei Patriots permette a coach Bill Belichick di raggiungere quota 300 vittorie in carriera (post season compresa) e di entrare così in un ristretto club dei +300, formato soltanto da George Halas (324) e Don Shula (347).
Se sulla carta Baltimora-Detroit e Philadelphia-Miami rappresentavano il clou della giornata, la partita della settimana è stata un’altra, con la vittoria di Cleveland a Indianapolis per 39-38. Da una parte e dall’altra gli errori sono stati numerosi, ma lo spettacolo è stato esaltante, con touchdown (9), intercetti (3) e field goal bloccati (1). Per ben otto volte le due squadre si sono alternate nel vantaggio, a dimostrazione di quanto sia stata equilibrata una sfida decisa dalla corsa di una yarda di Kareem Hunt a 19” dalla fine. I Browns, che sin qui non avevano permesso a nessun avversario di raggiungere le 300 yarde di “total offense”, ai Colts ne hanno concesse 456, frutto anche dell’ottima prestazione di Gardner Minshew (disastroso una settimana prima), autore di due touchdown su passaggio e altrettanti su corsa.
Sarà un caso (ne siamo sicuri?), ma le uniche due squadre a poter vantare un record di 6-1 sono Philadelphia e Kansas City, vale a dire le due finaliste dell'ultimo Super Bowl. Detto degli Eagles, due parole anche sui Chiefs, per dire che Patrick Mahomes per la decima volta in carriera ha lanciato più di 400 yarde (424). Prima di lui, ci erano riusciti soltanto altri sette quarterback: Marino, Stafford, Brees, Rivers, Röthlisberger, Peyton Manning e Brady (tutti ritirati, eccetto Stafford). Per farlo, a Mahomes sono bastate 87 partite, tre in meno del record di Dan Marino. Bersaglio preferito delle 424 yarde lanciate, Travis Kelce, nelle ultime settimane sotto la luce dei riflettori per la sua relazione con la cantante Taylor Swift (sempre presente allo stadio), ma che al di là delle notizie di gossip rimane il miglior tight end della lega: domenica ha ricevuto 12 palloni e li ha trasformati in un guadagno di 179 yarde.
Un'ultima annotazione su un tema che negli Stati Uniti raramente trova spazio, ma che nell'ultimo turno di campionato è salito alla ribalta: l'arbitraggio. A Philadelphia se ne sono viste di cotte e di crude, con almeno una mezza dozzina di errori arbitrali a favore della squadra di casa. Mike McDaniel, coach di Miami, si è affrettato ad affermare che la sua squadra non ha perso per le sviste delle “zebre”, ma l'impatto delle decisioni prese (e non prese) è stato palese a tutti. Come lo è stato in occasione della sfida tra Indianapolis e Cleveland, quando una chiamata arbitrale (pass interference in endzone, su un pallone chiaramente non ricevibile) ha di fatto consegnato la vittoria a Cleveland. Il football è uno sport estremamente complicato da dirigere (non a caso gli arbitri sono sette), anche con l'ausilio delle immagini tivù. Questa volta, però, gli errori sono stati macroscopici e hanno creato un dibattito sul tema. Anche se poi, sul campo e in conferenza stampa, ogni decisione è stata accettata senza polemiche, senza capannelli minacciosi attorno ai direttori di gara, senza dichiarazioni sopra le righe davanti ai taccuini della stampa. Decisamente cose dell'altro mondo...