laR+ Bocce

Luca Rodoni: ‘Mi hanno messo alla berlina’

L'ex Ct della nazionale racconta dettagli e retroscena del suo clamoroso e chiacchierato esonero

17 ottobre 2023
|

Negli ultimi tre o quattro mesi, il movimento boccistico nazionale ha vissuto un periodo a dir poco agitato. Riassumendo per sommi capi quanto accaduto, basandoci sulle informazioni in nostro possesso, possiamo dire che la faccenda potrebbe aver avuto inizio domenica 11 giugno a Grenchen in occasione del Campionato svizzero a terne. Al termine della premiazione, la terna terza classificata – Vasco Berri, Ryan Delea e Luca Rodoni – ha abbandonato nel baule aperto di un'automobile le medaglie di bronzo appena conquistate. Un gesto forse goliardico, ma certamente inopportuno visto che due degli autori del gesto (Berri e Delea) facevano parte della nazionale maggiore mentre il terzo (Rodoni) ne era il coach. Su segnalazione del direttore di gara, il caso è approdato sul tavolo del giudice unico della Commissione nazionale disciplina (Cnd) per valutare se il gesto poteva comportare misure disciplinari nei confronti dei tre. In attesa che la Cnd si esprimesse in merito, il Comitato centrale li ha sospesi dalla nazionale maggiore. Provvedimento che non è risultato gradito a otto giocatori della nazionale, e cioè Aramis Gianinazzi, Valentino Ortelli, Luca Lorenzetti, Alessandro Eichenberger, Davide e Gregory Bianchi e i già sospesi Vasco Berri e Ryan Delea, tanto da indurli a rinunciare a indossare la maglia della Nazionale. Motivo di questa decisione (a loro parere): la mancata trasparenza del comitato Fsb sulla figura del Ct, vedasi cambio di ruolo tra le manifestazioni previste il 5 agosto 2023 (incontro Svizzera-Italia) e il quadrangolare dell’8 ottobre previsto in Calabria, e la mancata comunicazione nei confronti dei giocatori da parte della Fsb (convocazioni alquanto discutibili, di parte e che sanno di vendetta nei loro confronti). Successivamente è giunto l’esonero del coach Luca Rodoni, deciso dal Comitato centrale, seguito qualche settimana dopo dalle dimissioni del presidente nazionale Giuseppe Cassina. Questi, in estrema sintesi, i fatti accertati. Ci si aspettavano chiarimenti in merito da parte del Comitato centrale, ma nonostante le sollecitazioni giunte da più parti, tutto tace. Non intende farlo invece l’ex coach della nazionale Luca Rodoni, che abbiamo intervistato.

Passati oltre due mesi dal tuo esonero, qual è il tuo stato d’animo?

Mi sento ancora profondamente amareggiato dalla decisione presa dal Comitato centrale. Quando mi venne proposto, quattro anni or sono, di assumere l’incarico di coach della nazionale maggiore, ho accettato con consapevolezza e determinazione. Pur avendo ancora la possibilità di vestire la maglia rossocrociata come giocatore, ho rinunciato a questo onore per dedicarmi interamente alla crescita dei giovani talenti e formare con loro un gruppo forte e coeso in nazionale. Posso affermare tranquillamente di esserci riuscito, nonostante la lunga pausa dovuta alla pandemia, che ci ha precluso l’attività per circa due anni. I risultati conseguiti nei primi due appuntamenti internazionale disputati (quadrangolare di Bergamo e Mondiali in Turchia) sono stati ritenuti ottimi da tutti, compreso il Comitato centrale.

Allora, secondo te, quali sono le ragioni del tuo esonero?

Difficile farmene una ragione. Nei miei lunghi anni di militanza nel mondo boccistico, non ho mai dato adito a critiche sul mio comportamento sui campi e fuori. Quanto capitato a Grenchen, oggetto di un’inchiesta disciplinare poi sfociata in un non luogo a procedere, non giustifica di certo il mio esonero. Il nostro gesto, sicuramente inappropriato e del quale ci siamo scusati, a mio parere è stato ingigantito ad arte. In un colloquio avuto con l’allora presidente e la vicepresidente Fsb, durante il quale mi è stata comunicata la decisione di esonerarmi, mi hanno riferito giustificazioni che hanno dell’incredibile. Per esempio che le dimissioni dalla nazionale date da alcuni giocatori erano dettate da dissapori nei miei confronti, mentre è risultato da subito chiaro a tutti che erano motivate principalmente da sentimenti di solidarietà nei miei confronti. Solidarietà che hanno in seguito ribadito in un comunicato stampa. Nel medesimo colloquio mi era stato pure chiesto di risolvere consensualmente il rapporto di collaborazione. Avessi accettato questa soluzione, mi avrebbero proposto per un ruolo nel Comitato centrale. Ma come: dicono che mi esonerano perché non ci sono più i presupposti per continuare un rapporto di collaborazione e poi mi chiedono di entrare a far parte del Comitato centrale? Mi pare assurdo. A meno che il mio esonero fosse figlio di un disegno i cui contorni erano stati tracciati in precedenza. Tante altre cose poi mi hanno ferito profondamente nell’animo e mi hanno pure causato problemi di salute.

Ce ne vuoi indicare qualcuna?

Per esempio, essere oggetto di un’inchiesta disciplinare e venire sospeso temporaneamente dal mio incarico senza preavviso – sono infatti venuto a saperlo mentre ero in vacanza con la mia famiglia – e vederlo pubblicato sulla stampa in maniera quasi istantanea, pubblicazione fra l'altro definita inopportuna dalla Cnd nella sua decisione. Ma la cosa che più mi ha ferito è la citazione nel primo comunicato del mio esonero di “motivi extra sportivi” alla base del provvedimento. Poi la citazione è stata rettificata in un secondo comunicato, ma la frittata era ormai fatta. Amici, conoscenti, colleghi di lavoro e persino mia mamma mi hanno chiesto, a volte insistentemente, di quale comportamento infamante mi fossi reso colpevole. Mi sono sentito messo ingiustamente alla berlina e per qualche settimana non me la sono sentita di uscire di casa e frequentare i bocciodromi. Situazioni che non auguro a nessuno di vivere.