Quello romano è un bilancio straordinario per una Svizzera entrata nella top ten europea. ‘Prima di partire nessuno se lo sarebbe immaginato’
È una Nazionale che si affaccia per la prima volta alla top ten del medagliere quella che si appresta a lasciare Roma, a pochi giorni dalla conclusione dei trentaseiesimi campionati europei. Nono rango nella classifica dedicata alla disciplina del nuoto, che si tramuta in un decimo rango alla luce dei sessanta eventi disputati nella prima settimana di gare. Un’impresa che porta le firme di Lisa Mamié, Antonio Djakovic e Noè Ponti, vincitori delle quattro medaglie rossocrociate, un bottino che ha superato di gran lunga le aspettative di Swiss Aquatics, partita in direzione di Roma con i piedi di piombo. Invece, all’ombra dei Sette Colli, la selezione elvetica è riuscita a brillare, infilando di seguito (nell’arco di tre giornate) ben quattro medaglie. A dare il via alle danze ci ha pensato Noé Ponti, secondo nei 100 delfino in 50’’87 nella serata di domenica. Di seguito, lunedì le finali sono iniziate con l’argento di Antonio Djakovic, secondo (in 1’45’’60) soltanto alla nuova star dello stile libero mondiale, il diciassettenne rumeno David Popovici, per concludersi con l’impresa della zurighese Lisa Mamié, vincitrice della 200 rana in 2’23’’27. Ancora Djakovic poi, nell’ultima sessione di finali, ha rimpolpato il bottino rossocrociato, giungendo secondo nei 400 stile libero, chiusi in 3’43’’93.
Un risultato storico quello degli elvetici, che conferma la crescita del nostro movimento natatorio, come confermato da Noè Ponti, raggiunto telefonicamente per un commento sulla settimana romana: «È certamente un risultato storico: quattro medaglie, alle quali potremmo aggiungere anche i quattro quarti posti (la 4x200 stile libero maschile, i 100 e 200 dorso di Mityukov, la 200 mista di Desplanches, ndr.). Nessuno si aspettava un risultato del genere prima della partenza».
Risultati che sono giunti anche sull’onda dell’entusiasmo: «Veniamo tutti da una stagione complicata, ancora purtroppo condizionata dal Covid. Io stesso a tre settimane dalla partenza non sapevo se avrei partecipato o meno. All’interno della squadra c’è un bel clima e già dopo il quarto posto della staffetta sapevamo di poter far bene. Forse il mio argento nei 100 delfino ha dato la giusta carica a tutti gli altri».
Il bottino personale e di squadra avrebbe potuto essere più pingue, se solo il Covid non avesse inficiato la preparazione di molti: «Alcuni di noi non si sono presentati al meglio, ma quel che posso dire a livello personale è che sono fortemente consapevole del fatto che se non avessi contratto il virus in Ungheria me la sarei certamente giocata con Milak e avrei ottenuto almeno tre medaglie nel delfino. Sono molto felice per Antonio: ci conosciamo da una vita e vedere i suoi sforzi ripagati mi rende contento e allo stesso tempo mi motiva ancora di più a fare bene».
Questa consapevolezza sarà sicuramente un’arma in più nella prossima stagione: «Ora sono previste tre settimane di stop, poi si riprenderà in altura, a St. Moritz, in vista dei grandi appuntamenti del prossimo anno: i campionati del mondo in vasca corta di Melbourne in dicembre e quelli in vasca lunga di Fukuoka in luglio. Sono due eventi importanti, in cui vorrò fare bene. Siamo però consapevoli che si tratta di tappe di passaggio in vista delle Olimpiadi di Parigi, che sono sempre più vicine. Da gennaio proverò a nuotare i tempi di qualificazione».