Promosso in Lna Master al termine del secondo girone e subito retrocesso, ha potuto toccare con mano il divario che esiste con le migliori
Per la prima volta dal 2018, l’Hac Lugano è tornato quest’anno a confrontarsi con il meglio dell’hockey su prato svizzero, misurando i progressi fatti e quelli ancora da compiere per reggere il confronto con le migliori. Quattro anni fa si era chiuso un ciclo che era culminato in una semifinale e in un final four di Coppa giocato a Cornaredo. Ora il nuovo ciclo sta cominciando a dare i suoi frutti.
Di mezzo ci sono state una pandemia e prima ancora la rivoluzione della formula del campionato, che da tre stagioni prevede promozioni e retrocessioni temporanee dopo ogni girone, fra la Nla Challenge dove l’Hacl aveva cominciato il campionato e la Nla Master che rappresenta l’élite. In questa stagione la prima squadra maschile di Luigi Broggini aveva già sfiorato il salto dopo le prime cinque partite (tradita solo dalla differenza reti), per poi compierlo al termine del secondo girone, in cui ha fra l’altro sconfitto in casa per 2-1 il forte Stade Losanna.
Il terzo girone, giocato in Nla Master, è stato il premio per quella prestazione, ma anche la dimostrazione che il divario da colmare nei confronti di club più grandi rimane comunque importante: dallo 0-7 iniziale contro il Lucerna a Cornaredo al 10-1 incassato dal Servette a Ginevra sono arrivate solo sconfitte, con proporzioni spesso ingigantite da errori e fattori legati soprattutto all’inesperienza.
L’ultimo posto conclusivo significa che a settembre si ripartirà dalla Nla Challenge, con la consapevolezza di avere tra i propri ranghi numerosi talenti come Tommaso Cappellano e Stefano Vanoni che hanno già vestito le maglie della selezione nazionale nelle rispettive diverse categorie giovanili. Lo staff tecnico sta facendo un valido lavoro per ottenere un livello che possa garantire sia la permanenza in Lega nazionale, sia un futuro al club.