Che ne è della volontà di rinnovamento, se poi la scelta dell’allenatore della Nazionale cade su Nemanja Calasan, classe 1986?
In vista dei tornei di qualificazione agli Europei del 2025, torneo nel quale la Svizzera affronterà Austria e Cipro, l’allenatore della Nazionale Papatheodorou ha convocato il fresco naturalizzato Nemanja Calasan, visto anche domenica sul parquet di Massagno. Come si evince dall’anagrafe, 1985, di “fresco” c’è solo il passaporto per giocare perché, e lo diciamo con rispetto e ammirazione per questo uomo, prima ancora che per il giocatore, non ci sembra che il progetto di rinnovamento, declamato dopo l’uscita dai vari tornei di qualificazione precedenti, possa seguire questo iter. Passi per le assenze di Marko Mladjan, Gravet e Jurkowiz, ma che non si trovi un 2m04 di nuovo pelo da inserire gradatamente nella Nazionale ci dice quanto sia preoccupante la situazione del nostro basket. È magari vero che le avversarie non sono certamente il top europeo, ma va ricordato che siamo caduti contro la Macedonia del Nord. Calasan può certamente garantire una buona difesa e anche un buon tiro, ma non crediamo che possa avere un lungo futuro. E allora perché non cercare, magari anche in Lnb, un “lungo” che abbia un futuro?
A proposito di lungo va detto che domenica sera a Nosedo non ce n’era uno solo ma almeno una quindicina: tutti arrabbiati contro gli arbitri e il loro arbitraggio che definire ondivago e permaloso è puro eufemismo. Il trio ne ha fatte di cotte e di crude, da una parte e dall’altra del campo, non accorgendosi che stava arbitrando in maniera anomala: spinte prima tollerate e poi sanzionate, soffi fischiati e botte non rilevate, giudizi rovesciati e infine, i soliti falli tecnici. Se ci sono stati insulti dalla panchina, non da parte del coach, nulla da eccepire: ma fischiare un tecnico a un giocatore che si mette le mani nei capelli e a un coach che cerca di tutelare la sua squadra ma in maniera civile – perché quando ha reagito in maniera forte non gli hanno dato il secondo tecnico? – allora non ci siamo più. Comunque, al netto degli errori arbitrali, la Sam non può più permettersi certi atteggiamenti: le reazioni spropositate hanno fatto perdere loro il bandolo della matassa, hanno concesso al modesto Boncourt di rientrare più volte in partita e solo perché fuori con la testa. I quattro tecnici fischiati in meno di un minuto hanno almeno avuto il potere di riportare sul campo da gioco tutti quanti e, ritrovati la determinazione e l’insieme, il 27-3 a cavallo dei due quarti ha detto dei valori in campo. Domenica c’era il Boncourt, arbitraggi così ce ne saranno ancora, ma contro squadre toste si pagherà dazio: forse è meglio rendersene conto prima.