Incontro con Davide Torroni, quattordicenne di Gordola campione svizzero U14 e U16: ‘Prediligo corda e boulder, perché le vie sono sempre diverse’
Seleziona le parole, così come lo immaginiamo scegliere con cura gli appigli sulle pareti di arrampicata. Una riservatezza alla quale forse non è estranea la sua giovanissima età. Davide Torroni ha quattordici anni compiuti non da molto e una passione che porta raffigurata sulla maglietta che indossa, sulla quale è disegnato un uomo che scala.
Fresco di titolo svizzero U16 di boulder, che ha fatto seguito a quello già conquistato nella categoria U14, il ragazzo di Gordola arrampica da quando aveva «più o meno cinque anni; i primi tempi – ci racconta – lo faceva così, per divertimento». Ha iniziato in una piccola palestra a Riazzino, dove andava con il papà Flavio Fraschini, pure appassionato di arrampicata e istruttore per la Società escursionistica verzaschese.
«All’inizio era un gioco»; poi, verso i dieci anni, si è cimentato con le prime gare e da allora «ho deciso di praticare il bouldering più seriamente». Le prime due specialità in cui si è cimentato sono state la corda (il cui obiettivo è arrivare più in alto possibile) e il boulder (scopo: arrivare in cima scegliendo la via più breve e senza essere legati con una corda); «due o tre anni fa ho cominciato anche la terza disciplina chiamata speed (il cui proposito è impiegare meno tempo possibile nell’affrontare una via, che è sempre la medesima)». Corda e boulder rimangono quelle che predilige, «perché – spiega – le vie cambiano e, non essendo il tempo un elemento determinante, posso concentrarmi sui gesti da compiere, senza avere la pressione di dovere fare in fretta».
In Ticino non esiste una vera e propria squadra di arrampicata agonistica, «a differenza della Svizzera interna, dove esistono vari team regionali; inoltre qui i giovani che praticano questo sport a livello agonistico sono pochissimi». Quindi per allenarsi Davide percorre parecchi chilometri. «Mi preparo un po’ con il Gruppo Scoiattoli dei Denti della Vecchia e un po’ altrove; ad esempio a Milano, e a Lecco con il gruppo ‘I Ragni’, dove c’è anche il mio allenatore Fabio Palma». Di norma si esercita cinque, sei volte a settimana, alternando palestra (a Giubiasco e Taverne), uscite o schede a secco «per migliorare la preparazione atletica». Quando ne ha la possibilità, di solito nei fine settimana, e se le condizioni lo permettono («non deve avere piovuto, altrimenti i sassi sono scivolosi»), si reca in uno dei molti posti in Ticino ideali per l’arrampicata all’esterno. Come Ponte Brolla per la corda e Brione per il boulder. «Qualche volta mi ritrovo anche con i compagni della Nazionale U16». Unico ticinese dei quadri della sua età, si è comunque «sentito ben accolto e, nonostante un po’ di fatica a capirci a causa della lingua, per finire troviamo il modo di comprenderci». L’impegno sportivo non manca, dunque; ma «per ora» riesce a combinare sport e scuola (frequenta la quarta media), «anche grazie a mia mamma, insegnante, che mi segue nello studio».
Tra gli aspetti che sa di dover migliorare, «c’è la forza dei muscoli». Mentre tra le sue qualità si riconosce «la tecnica, la postura del corpo, la capacità di capire dove posizionare i piedi». Proprio la tecnica – racconta – è ciò che ha osservato con attenzione, seguendo le gare di bouldering alle Olimpiadi di Tokyo 2020. Dei professionisti «mi piace guardare proprio come arrampicano, cercando di analizzarne i dettagli».
Quando è ‘appeso’ a una parete in palestra, dice, non ha paura «perché all’interno è tutto più lineare e sicuro. All’esterno, invece, è un po’ più pericoloso: può capitare che si venga colpiti da un sasso o che, rimanendo impigliati con un piede nella corda, si cada all’indietro».
Anche scalando i massi a metri dal suolo, mantiene i piedi per terra; ma ciò non gli impedisce di sognare e finalmente sorride, quando evoca i Mondiali giovanili come l’obiettivo più vicino nel tempo. Suddivisi nelle categorie Youth B (U16), Youth A (U18) e Juniors (U20), si svolgono ogni anno e per accedervi occorre soddisfare una serie di richieste. Una di queste è ottenere almeno un top dieci in una gara di Coppa Europa, alle quali prendono parte i ragazzi delle selezioni nazionali svizzere (più eventualmente qualche altro giovane che mostra di avere raggiunto buoni livelli) che hanno superato i trial interni. In cima alla sua parete, però Davide vorrebbe un giorno riuscire a partecipare ai Mondiali assoluti e alle Olimpiadi.