La società milita in Lnb, ma vanta un passato in Lna. Il presidente: ‘Sport inclusivo’
Non tutti lo conoscono, pochi lo praticano, ma la realtà del rugby è ben presente anche in Ticino. Chi non si sentisse adatto alla pratica di questa disciplina, si ricreda. «Dal punto di vista fisico, il rugby è uno sport inclusivo perché non discrimina la stazza di un individuo ed è un’attività che può aiutare molto i giovani nell’età dello sviluppo – spiega il presidente del Rugby Lugano Juan Carlos Schuemperli –. Sia da un punto di vista psicologico, sia a livello fisico, consente ai più insicuri di superare le proprie paure e ai più aggressivi di controllare l’esuberanza».
La maggior parte delle persone pensa che si tratti solo di andare in campo a scontrarsi in maniera totalmente casuale, ma è molto più di questo. Il rugby è uno sport di intelligenza, nel quale occorre trovare gli spazi in ogni modo possibile, muovendo velocemente il pallone.
Oltre a questo è anche una disciplina in cui regna il rispetto in ogni contesto. Dentro al campo, nei confronti dell’arbitro (ogni decisione che si prende è indiscutibile) e verso gli avversari. Fuori dal campo è molto diffusa la pratica del terzo tempo, momento in cui le squadre avversarie si riuniscono alla fine di ogni partita per condividere risate e grandi mangiate.
La realtà più importante a livello cantonale è quella del Rugby Lugano, società che milita nel campionato di Lega nazionale B con un passato in Lna.
Con il presidente Schümperli facciamo un passo indietro: quali sono state le tappe più importanti della società partendo dalle sue origini? «Il Rugby Lugano ha raggiunto subito un certo livello di importanza nel contesto nazionale perché poteva contare su una squadra d’esperienza fin dall’inizio. I giovani che sono cresciuti all'interno del club, a cavallo tra il 2007 e il 2009, hanno avuto la possibilità di confrontarsi con giocatori di buon calibro e oggi sono loro che in gran parte formano la prima squadra. Nel 2012 l’arrivo dell’attuale direttore sportivo e allenatore della prima squadra, Alessandro Borghetti, ha ulteriormente alzato il livello di gioco e motivato i giocatori. Proprio grazie a questo, la società ha raggiunto la tanto ambita Lna dopo soli 6 anni dalla sua fondazione. Per ultimo, ma non meno importante, nel 2018 sono state create le prime squadre giovanili con le categorie U10 e U12, completando così la struttura delle selezioni giovanili che in passato componevano la società».
Uno sguardo al futuro: quali sono gli obiettivi societari? «Nell’arco di due anni puntiamo a portare i giocatori dell’U18 in prima squadra e a passare i 100 iscritti nel settore giovanile. Questo, già entro il prossimo anno».
Il presidente Schümperli pone molto l’accento sul futuro della società, con la speranza che il rugby diventi sempre più popolare tra i giovani, non solo in Ticino, ma in tutta la Svizzera. A livello mondiale, del resto, la popolarità della disciplina è enorme. I risultati della più grande ricerca di mercato condotta in 36 nazioni sulla popolarità del rugby svelano che, stando ai dati raccolti dai sondaggi effettuati da Nielsen Sports nel novembre 2017, c’è stato un incremento degli appassionati per la palla ovale del 24% dal 2013, per un totale di 793 milioni di persone che seguono il rugby a livello globale. Sono invece 9,1 milioni i praticanti, un numero che comprende sia chi gioca con regolarità, sia chi lo pratica saltuariamente.