Per sfruttare al meglio l'opportunità data dal Polo sportivo bisogna creare i presupposti per un futuro più strutturato
Il consiglio comunale di Lugano ha dato il via libera alla messa in opera del nuovo complesso sportivo di Cornaredo, in primis alla costruzione del nuovo stadio e del palazzetto dello sport. Due strutture vitali per il futuro sportivo d’élite a Lugano senza le quali lo sport di punta sarebbe costretto a rinunciare alla serie A per il calcio e a uno sviluppo limitato delle altre discipline legate al palazzetto, in particolare basket e pallavolo ma non solo. Infatti il palazzetto potrà ospitare manifestazioni di livello internazionale di sicuro impatto come, tra l’altro, la boxe, la ginnastica artistica e ritmica, il tennis da tavolo e il tennis indoor. Insomma, una struttura che si presta a tutta una serie di avvenimenti che porteranno a un ulteriore sviluppo turistico ed economico della città e del Ticino in generale.
Il primo augurio è che non ci sia un referendum che ne ostacolerebbe l’avvio, anche perché non è pensabile demolire tutto quanto è stato fatto in questi anni, in particolare dal FC Lugano e dai suoi dirigenti, per avere e mantenere una squadra in serie A, e quanto hanno lottato gli altri sport per avere un palazzetto. Del palazzetto se ne parlava già alla fine degli anni Settanta e ricordo che al carnevale di Molino Nuovo del 1979, con il compianto Giovanni Cansani, con Fiorenzo Poggiali e gli allievi di terza maggiore, avevamo fatto un unico carro con il tema del “Palazzetto fantasma”. Sono passati da allora 42 anni e siamo ancora qui ad aspettare il palazzetto. Allora erano i privati a volerlo costruire ma la città aveva altri progetti da sostenere e quindi tutto è stato rimandato.
Il Pse attuale ha avuto una gestazione di dieci anni e non si è ancora convinti della sua necessità, al di là di scelte più o meno prioritarie e di intoppi procedurali di varia natura.
In attesa che ci siano sviluppi di natura politica, il referendum è un diritto sancito dalle nostre leggi, occorre che le varie società si attivino anche su un altro piano e qui tocchiamo il tasto della pallacanestro. È abbastanza chiaro che con una squadra come quella attuale, avere un palazzetto o non averlo non fa molta differenza perché, al netto del bisogno per le attività giovanili, non c’è una massa di pubblico in grado di riempirlo in maniera adeguata. I dirigenti bianconeri hanno però quattro o cinque anni di tempo per ricostruire la prima squadra e dare ancora un maggior impulso al settore giovanile. Una ricostruzione che deve partire certamente dai giovani del vivaio ma anche da una struttura societaria e finanziaria di peso che possa garantire stabilità e investimenti adeguati per avere una compagine in grado di lottare per il titolo. Negli ultimi anni il calo di pubblico è stato evidente ed è legato a una mancanza di mezzi finanziari che ha tolto qualità e spettacolarità. Il tifoso è stato abituato a vedere per anni grandi campioni in campo e la squadra vincere titoli e coppe e partecipare alle coppe europee, con l’Elvetico pieno e il tifo vero. Ai dirigenti attuali il compito di attuare nei prossimi anni le migliori strategie possibili per essere pronti a sfruttare al massimo il nuovo palazzetto e ridare a Lugano quella qualità che i tifosi del basket si aspettano.