OLIMPIADI

A un anno da Pechino 2022 si alza la voce del boicottaggio

L'organizzazione è praticamente pronta, ma l'incognita Covid-19 e le violazioni dei diritti umani sono un punto interrogativo sui primi Giochi invernali cinesi

4 febbraio 2021
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Il conto alla rovescia è iniziato: Pechino ospiterà le Olimpiadi invernali 2022 tra poco meno di un anno. Ma mentre i preparativi sono ben avviati, le prime Olimpiadi invernali cinesi rimangono sotto la minaccia di Covid e delle richieste di boicottaggio.

L'evento inizierà il 4 febbraio 2022, solo sei mesi dopo i giochi estivi di Tokyo 2020, rinviati di un anno a causa della pandemia e la cui tempistica rimane incerta. Come al solito, la Cina non è in ritardo nei preparativi: secondo i media statali, tutte le sedi di gara, comprese alcune ereditate dalle Olimpiadi estive del 2008 a Pechino (la capitale cinese diventerà la prima città a ospitare sia l’edizione estiva, sia quella invernale), sono già costruite. 

Le incognite, a questo punto, sono principalmente politiche. Quasi 180 associazioni straniere hanno invitato i governi di tutto il mondo a boicottare le Olimpiadi del 2022 in nome dei diritti umani, un'iniziativa che Pechino ritiene “irresponsabile” e “politica”. Negli Stati Uniti, alcuni parlamentari recentemente eletti hanno introdotto un progetto di risoluzione al Senato che chiede al Comitato olimpico internazionale (Cio) di ritirare l'organizzazione dell'evento dalla Cina a causa delle “sue flagranti violazioni dei diritti umani”.

Ma né il Covid né queste richieste di boicottaggio hanno finora raffreddato il fervore del gigante asiatico, soprattutto del suo presidente Xi Jinping… «È nostra responsabilità non solo fare di questa grande celebrazione che sono le Olimpiadi invernali un successo, ma anche renderle speciali, eccezionali e uniche», ha proclamato il mese scorso mentre visitava i luoghi della competizione.

“Scenari diversi”

Un anno prima dell’inizio dei Giochi, la ricorrenza viene vissuta senza squilli di tromba, sullo sfondo di una ripresa della pandemia che nelle ultime settimane, pur in forma ancora lieve, ha toccato Pechino e le regioni limitrofe. Una discrezione che contrasta con l'agosto 2007: dodici mesi prima delle Olimpiadi del 2008, circa 10’000 persone si erano riunite in piazza Tienanmen per una spettacolare cerimonia con fuochi d'artificio. Al momento attuale, però, se la Cina ha praticamente sradicato il coronavirus dal suo suolo, il resto del mondo sta ancora facendo i conti con il Covid-19. Il Cio ha affermato, in una dichiarazione trasmessa all'Afp, che stava studiando “diversi scenari potenziali che potremmo affrontare il prossimo anno a Pechino”. Un gruppo di lavoro che comprende membri del Cio, l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e funzionari cinesi sta “monitorando da vicino la situazione sanitaria globale”, ha fatto sapere il Cio. «Con l'epidemia, ci saranno sicuramente molti meno spettatori stranieri e l'atmosfera non sarà elettrizzante – ha previsto Bob Tian, un broker assicurativo di 32 anni incontrato in una strada di Pechino –. Ma questo non deve impedire che le competizioni si svolgano e siano trasmesse. Non credo che i Giochi invernali saranno rinviati».

Tuttavia, il Covid sembra ora una difficoltà minore per la Cina, rispetto alle insistenti richieste di boicottaggio da parte di gruppi politici o di diritti umani che si erano già sentite pochi mesi prima delle Olimpiadi del 2008.

Tibetani e uiguri

Mentre all'epoca era soprattutto la causa tibetana a motivare queste iniziative, ora si concentrano sulla sorte degli uiguri. Secondo studi di istituti americani e australiani, almeno un milione di membri di questa minoranza musulmana sono stati internati in campi nella vasta regione dello Xinjiang (nord-ovest) e alcuni sono stati sottoposti a “lavori forzati” o “sterilizzazioni forzate”. La Cina nega categoricamente le ultime due accuse e sostiene che i campi sono “centri di formazione professionale” destinati a tenere la popolazione lontana dall'estremismo religioso, dopo una serie di attacchi attribuiti agli uiguri.

Nel complesso, dal 2008 la situazione dei diritti umani è peggiorata «esponenzialmente», afferma Sophie Richardson, direttore per la Cina dell'organizzazione Human Rights Watch. A ottobre, il ministro degli esteri britannico Dominic Raab aveva rifiutato di escludere un boicottaggio dei Giochi olimpici nel 2022. Il Cio ha rivelato all'Afp di aver sollevato queste preoccupazioni con Pechino, ma l'organizzazione internazionale ha respinto l'idea di un boicottaggio: “la storia ha dimostrato che quelli organizzati e applicati nel passato non sono serviti assolutamente a nulla, se non a danneggiare gli atleti”.