Ne sono convinti gli organizzatori i quali hanno fatto il punto sui lavori in corso. Il 22 agosto il percorso iridato ospiterà i campioanti svizzeri
I Mondiali di ciclismo 2020 si disputeranno come da programma tra Aigle (sede dell'Unione ciclistica internazionale) e Martigny. E ciò, nonostante le possibili restrizioni dovute alla pandemia di coronavirus. È quanto hanno tenuto a far sapere in una conferenza stampa gli organizzatori dell'evento iridato, la cui pazienza è stata messa a dura prova da una situazione sanitaria mondiale capace di mettere in serio pericolo lo svolgimento della manifestazione. Dal 20 al 27 settembre, dunque, la "crème" del ciclismo internazionale si darà appuntamento tra Vaud e Vallese per una settimana nel corso della quale verranno assegnate le maglie iridate nelle categorie juniores, U23, ed élite (ovviamente sia in campo maschile, sia in quello femminile). «Sì, abbiamo considerato una cancellazione – ha ammesso Grégory Devaud, uno dei co-presidenti del Comitato Organizzatore –. Ci sono stati alti e bassi. Tutti gli scenari sono stati messi sul tavolo. A un certo punto ne abbiamo avuti 17 diversi, uno dei quali era appunto la cancellazione. Ma la decisione non spetta solo a noi, non abbiamo la facoltà di staccare la spina da soli», ha aggiunto, ricordando che le autorità pubbliche e l'Uci hanno avuto voce in capitolo.
«Siamo andati avanti nei nostri preparativi anche durante la crisi del coronavirus, mantenendo il contatto con tutte le squadre interessate – ha sottolineato Grégory Devaud –. Ci siamo impegnati a studiare un concetto di sicurezza sanitaria che andrà finalizzato nelle settimane da qui all'appuntamento iridato. Un concetto ispirato a quanto preparato dall'Aso, la società organizzatrice del Tour de France».
Determinante è stata l'intenzione del Consiglio federale di abolire il divieto di manifestazioni con più di 1'000 partecipanti, a partire da settembre. Ciò ha garantito agli organizzatori elvetici la boccata d'ossigeno necessaria per andare avanti nei preparativi. Nonostante le aperture del governo, tutti sono consci della necessità di evitare il più possibile importanti assembramenti nel corso della manifestazione che scatterà domenica 20 settembre con la prova a cronometro tra i professionisti (di norma inserita al mercoledì, ma che da quest'anno ha invertito il giorno con la cronometro a squadre). L'area d'arrivo, ad esempio, dovrà essere ripensata pre accogliere al massimo un terzo delle 9'000 persone previste ogni giorno.
Tutto questo avrà ovviamente un costo. «Il piano di protezione rappresenta circa il 5-6% del nostro budget complessivo. Si tratta di un massimo di 1,3 milioni di franchi di costi aggiuntivi», ha dichiarato Grégory Devaud. Ci sono garanzie? «Non possiamo far sopportare ai nostri garanti lo sforzo supplementare dovuto a Covid-19. Ma i nostri partner, l'Uci, la Confederazione e i Cantoni, si sono impegnati a sostenerci».
La decisione degli organizzatori di andare avanti frena le ambizioni degli Emirati Arabi Uniti, i quali si erano detti disposti ad accogliere la manifestazione nel caso in cui non fosse stato possibile organizzarla in Svizzera. Un Mondiale nel deserto sembra dunque scongiurato, anche se il condizionale rimane d'obbligo. La stagione ciclistica inizierà soltanto il 1. agosto e proporrà tre mesi molto intensi, nel corso dei quali la situazione epidemiologica potrebbe mutare in maniera sfavorevole, con la tanto temuta seconda ondata che rischierebbe di far chiudere baracca e burattini ai Mondiali, così come a molte altre corse prestigiose. Al momento, però, la prognosi sembra favorevole, anche se rimane molto lavoro da compiere... «La prima sfida da raccogliere è la finalizzazione del concetto di protezione. Dobbiamo istituire subito una task force, che probabilmente includerà un medico delegato dallo Stato. Dovremo essere in grado di garantire che il pubblico possa transitare in sicurezza. Probabilmente avremo bisogno di un certo numero di mascherine. Tante cose vanno portate a termine e l'incertezza permarrà fino all'ultimo momento. Una cosa è certa: non faremo correre alcun rischio né ai corridori, né agli addetti ai lavori, né tanto meno ai tifosi», ha concluso Grégory Devaud.
Secondo gli organizzatori, dunque, i primi Mondiali su suolo svizzero dopo quelli di Mendrisio del 2009 sono salvi. E permetteranno alla Svizzera di vivere due edizioni iridate in appena quattro anni, perché nel 2024 l'Uci ha già assegnato i Campionati a Zurigo.
Gli aspiranti alla maglia iridata non saranno i primi a pedalare sull'esigente percorso incentrato sul Col del la Petite Forclaz, 4 km di dura salita da percorrere sette volte. Gli organizzatori avranno infatti a disposizione una prova generale con i campionati svizzeri che andranno in scena il 22 agosto... «Per noi è importante poter usufruire di un "test event". Potremo affinare tutto il capitolo della sicurezza, ma soprattutto ci permetterà di testare, anche se in scala ridotta, il concetto legato alla prevenzione sanitaria», ha concluso Devaud.
Il 22 agosto verranno assegnati quattro titoli nazionali: élite uomini e donne, U19 uomini e donne. I campionati della cronometro si disputeranno invece il 12 luglio nei comuni bernesi di Belp e Kehrsatz.