Nonostante il voto contrario espresso, il Lugano auspicava l'aumento a 12 squadre in Super League: 'A giorni inoltreremo alla Sfl una nostra proposta'
Il campionato di Super League non cambierà formula. I club di Swiss Football League hanno bocciato, in una votazione scritta, la proposta di un aumento a 12 squadre per la massima divisione. L'introduzione di un modello scozzese (tre gironi da 11 partite, poi suddivisione tra le prime sei in lotta per il titolo e le ultime sei impegnate contro la retrocessione) avrebbe dovuto raccogliere due terzi dei voti (14). Invece, al momento di contare le preferenze espresse, la Sfl si è trovata spaccata in due: 10 società a favore di un cambiamento e 10 contrarie. La proposta è dunque stata bocciata e, sulla base di un format immutato, a giorni prenderanno avvio le discussioni per il nuovo accordo sui diritti televisivi, in scadenza al termine della stagione 2020-21.
Tra i club delusi dall'esito della votazione c'è anche il Lugano del presidente Angelo Renzetti, il cui voto è però andato, paradossalmente, a sostegno dello statu quo. «Siamo parecchio delusi del fatto che in due anni di discussioni non si sia riusciti a cavare una soluzione dal buco. Per quanto riguarda la votazione, i giochi erano già fatti, troppi i club potenti che non desideravano un cambiamento, per cui si è ben presto capito che il quorum dei due terzi non sarebbe mai stato raggiunto. A quel punto, ci siamo allineati per solidarietà , proprio perché comunque il nostro voto non sarebbe stato sufficiente a cambiare le cose. Inutile mettere il bastone tra le ruote a Young Boys o Basilea. Mi dispiace, perché il fatto di non essere stati capaci di trovare una soluzione condivisa, nemmeno dopo due anni di discussioni, lo vivo come una sconfitta del movimento».
Non è però detta l'ultima parola. In un futuro magari neppure troppo lontano si potrebbe tornare a parlare di una nuova formula per il rilancio del calcio svizzero... «In effetti, a breve inoltreremo alla Sfl una nuova proposta che noi riteniamo essere molto interessante. Prima di muoverci volevamo aspettare l'esito di questa votazione. Adesso non ci resta che metterla nero su bianco e recapitarla a chi di dovere».
Il numero uno del Lugano non si sbilancia sui contenuti della proposta, anche se qualche dettaglio lo lascia intendere... «Per quanto riguarda i diritti televisivi, non credo rappresentino un ostacolo, in quanto possono sempre essere rinegoziati e la nostra proposta risulterebbe vantaggiosa anche per le tivù. A nostro modo di vedere, il calcio professionistico in Svizzera può essere sostenuto da 12-14 squadre: gli stadi all'altezza sappiamo quali sono e senza un'infrastruttura che ottemperi a tutte le richieste della Lega non si può pensare di accedere alla massima lega. A nostro modo di vedere, il campionato di Super League dovrebbe presentare 14 squadre, con una Challenge League divisa in due gruppi e nella quale le squadre sono obbligate a far giocare un certo numero di giovani, senza particolari pressioni legate ai risultati e alle aspettative. Va da sè che non stiamo parlando di una lega chiusa, ma rimarrebbero promozioni e retrocessioni».
Si può avere un'idea degli eventuali tempi di attuazione? «Potrebbero pure non essere particolarmente lunghi. Tutto dipende da come verrà recepita la nostra proposta. Se vi sarà condivisione e interesse generale, allora l'iter potrebbe essere più breve di quanto si immagina».
Si sta guardando al futuro, non necessariamente prossimo, ma ancora non si è portata a termine la stagione in corso, bloccata a marzo dalla pandemia di Covid-19. Il mondo del calcio è sempre in attesa delle decisioni del Consiglio federale per capire come muoversi. E intanto il tempo passa... «Personalmente mi attengo alle indicazioni fornite dalle Lega e alle decisioni che verranno prese. Fatta questa premessa, mi sento di dire che sarei stato più contento se la stagione fosse stata cancellata. In questi momenti difficili occorrono certezze e le certezze le possiamo avere soltanto con la decisione di non più tornare in campo. In quel caso ci si metterebbe il cuore in pace, si potrebbe iniziare a raccogliere i cocci creati da questa pandemia e a programmare la prossima stagione. Al momento attuale, per contro, siamo come sospesi in un limbo, in attesa di decisioni future che rischiano però di generare problemi ben più grandi di quelli che si sarebbero creati con una sospensione definitiva. Una volta ripreso a giocare saremo confrontati con stadi vuoti, con un'emergenza sanitaria lungi dall'essere conclusa, con contratti da rinnovare e prolungare, con trasferte da organizzare, con le incertezze legate al mercato e alla prossima stagione. Risultato: una certezza a fronte di dieci punti interrogativi».
Oggi l'Uefa ha deciso che per quanto attiene ai posti per le prossime coppe continentali, in caso di mancata conclusione regolare dei campionati nazionali farà stato la classifica al momento della sospensione. Andrebbero tuttavia regolate altre pendenze, come ad esempio promozioni e retrocessioni... «Ci sono dei regolamenti da applicare e nel caso in cui queste norme non dovessero contemplare l'eccezionalità di questa situazione, rimarrebbero comunque buon senso e saggezza. Sarebbero grattacapi di portata molto inferiore rispetto a quelli economici e di salute pubblica creati da un'eventuale ripresa del campionato».