Mauro Gianetti, Ceo della Uae Emirates: 'In via del tutto eccezionale Tour, Giro e Vuelta dovrebbero cedere alcuni dei loro giorni a favore di altre gare'
La primavera del ciclismo non è nemmeno sbocciata. Dopo le prime gare in Australia e Sudamerica e un'edizione della Parigi - Nizza accorciata di un giorno e con il pubblico tenuto a debita distanza dai corridori, tutto si è bloccato. L'arrivo della pandemia ha costretto l'Unione ciclistica internazionale a decretare il lockdown per tutte le competizioni. Sono saltati quattro "monumenti" su cinque, oltre a Tour de Romandie, Giro d'Italia, Delfinato e Tour de Suisse. Mercoledì la federazione internazionale ha prolungato lo stop fino al 1. luglio (1. agosto per le gare World Tour) e ha cercato di ridisegnare il calendario, con lo spostamento del Tour de France a settembre (29 agosto - 20 settembre), al quale faranno seguito i Mondiali il 27 settembre, il Giro (verosimilmente dal 3 al 25 ottobre) e la Vuelta. Con l'assicurazione di voler inserire nel programma il maggior numero di corse possibili, a partire dai "monumenti" (Sanremo, Fiandre, Liegi, Roubaix e Lombardia). Ne abbiamo parlato con Mauro Gianetti, Ceo della Uae Emirates... «Per quanto attiene al calendario, noi come squadre e corridori abbiamo subito dato la nostra disponibilità a gareggiare anche nel mese di novembre. D'altra parte, la stagione inizia a febbraio-marzo e non è che in quel periodo il clima sia tanto diverso rispetto a novembre».
C'è però chi teme che il dover concentrare tre grandi giri in tre mesi possa inevitabilmente portare al taglio di qualche giorno di corsa, in particolare per Giro e Vuelta e si è già issato sulle barricate... «Personalmente, in un anno tribolato come quello che stiamo vivendo e nell'ottica di poter recuperare il maggior numero possibile di competizioni, non troverei deleteria la decisione di accorciare di qualche giorno i tre grandi giri, Tour de France compreso. È vero, occorre preservare il patrimonio storico di queste competizioni, ma anche il Covid-19 è entrato a far parte della storia dell'umanità e vi rimarrà per anni. A mio modo di vedere gli organizzatori hanno il timore che una riduzione dei giorni di gara rappresenti un precedente pericoloso, nel senso che l'Uci potrebbe prendere la palla al balzo per riproporre anche in futuro versioni accorciate. Sta alla federazione internazionale sapersi imporre, mettendo nero su bianco che la riduzione è limitata a questa stagione devastata dalla pandemia. Togliere tre o quattro giorni a Grande Boucle, Giro e Vuelta permetterebbe di raggranellare due settimane di tempo per disputare, ad esempio, le grandi classiche, per altro tutte organizzate da Aso e Rcs, eccezion fatta per il Fiandre. È vero, si potrebbe pensare a delle sovrapposizioni di corse, ma nemmeno questa sarebbe una soluzione ideale, soprattutto pensando alla copertura televisiva, tanto ricercata dagli sponsor. La situazione è quella che è e penso che tutti debbano rendersi protagonisti di un gesto di solidarietà per il bene del ciclismo».
Concentrare tutto in pochi mesi comporterebbe una crescita esponenziale dell'interesse, in quanto le grandi competizioni si susseguirebbero senza soluzione di continuità... «Ovviamente concentrare tutto in così pochi mesi non rappresenta la soluzione ideale, è senza dubbio meglio diluire sull'arco di una stagione che nel ciclismo è ormai pianificata su undici mesi. Ma questo è un anno particolare e siamo tutti chiamati a sacrifici per trovare soluzioni che permettano agli organizzatori di organizzare, ai corridori di correre e alle squadre di superare il momento difficile e sopravvivere. E il primo requisito per ottenere tutto ciò è di poter gareggiare».
Le conseguenze della pandemia avranno ripercussioni sulle finanze delle squadre... «Da quel che si legge alcune sono già alle prese con non poche difficoltà. E non per malavoglia da parte degli sponsor, perché è logico che un'azienda confrontata con ingenti perdite economiche dovute al lockdown non sia più in grado di ottemperare agli accordi persi. Per alcune aziende è più difficile che per altre, ma la situazione dell'economia mondiale è lì da vedere».
Il 2020 è l'anno dei Mondiali in Svizzera che l'Uci ha mantenuto in calendario dal 21 al 27 settembre, una settimana dopo la fine del Tour... «Il percorso di Martigny è adatto agli scalatori, per cui penso che chi uscirà dal Tour de France con la gamba giusta possa essere protagonista anche al Mondiale. Gli altri dovranno prepararsi bene, ma la Grande Boucle non sarà l'unica competizione nelle prime settimane di settembre, per cui penso che vi sarà per tutti la possibilità di trovare il colpo di pedale migliore. Anche per coloro che dopo il Mondiale andranno al Giro. La corsa rosa più di ogni altra prova non consente di giungere alla partenza in scarse condizioni fisiche, in quanto è molto esigente fin dai primi giorni. Tutto sommato, dunque, il Mondiale potrebbe essere davvero di altissimo livello».
Dal presente al passato. Domenica 16 aprile 1995, giorno di Pasqua, Mauro Gianetti vinceva la Liegi - Bastogne - Liegi. Sono già trascorsi 25 anni... «La quarantena mi ha dato l'occasione di rivedere quella corsa, così come l'Amstel di una settimana dopo, che non avevo mai rivisto. Mi sono tornati alla mente i dettagli di quel giorno, cosa pensavo in un determinato momento, quali erano i miei ragionamenti in corsa. Nel finale della Liegi ho provato ad attaccare, ma i miei tre compagni di fuga (Bugno, Jalabert e Bartoli) hanno chiuso il buco. Sono però giunti a tre metri da me e hanno ritenuto compiuto il loro compito. Sapevo di non avere nulla da perdere e non ho smesso di pedalare, mentre loro hanno iniziato a guardarsi l'un l'altro. Quando ho visto che i metri sono di ventati cinque ho pensato che valeva la pena provarci un'altra volta. Ma sapevo che alzandomi sui pedali avrei destato la loro attenzione, per cui ho forzato da seduto e prima che loro se ne rendessero conto i metri sono diventati 20. Quando il vantaggio è diventato di 60 metri hanno capito che chi fosse venuto a prendermi avrebbe perso la gara, uno scaricabarile che ha fatto il mio gioco».