Incontro con Sandra Martellotta, antesignana in Ticino di questo sport che richiede tenacia, flessibilità e ritmo
Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, disponibile anche nelle cassette di 20 Minuti per tutto il fine settimana.
Se vedi una pallina non è detto che sia tennis. Può essere ping pong. Se vedi un pallone non è detto che sia calcio. Può essere pallavolo, basket e – lo si capisce dai rimbalzi irregolari – rugby. Allo stesso modo, un palo in Piazza Grande su di un palco e i riflettori tutt’intorno non significano necessariamente lap dance. Può essere pole dance.
«Sì, succede spesso che qualcuno si confonda, ma non mi dà fastidio perché quando inizio a muovermi si capisce immediatamente che si tratta di un’altra cosa. È che uno vede l’attrezzo e automaticamente pensa a…». E per «uno» e per «a…» s’intende l’uomo e il pensiero fisso legato al palo e alla donna che vi ruota attorno, inclusi tutti i più torbidi annessi e connessi di retaggio cine-letterario. E invece la pole dance non è erotismo fine a sé stesso, ma un mix di ginnastica e danza; il «palo» è più elegantemente detto «pertica» e se la lap dance nasce come puro intrattenimento, le figure acrobatiche della ‘pole’ ne fanno un’attività sportiva a tutti gli effetti.
Sandra Martellotta, in questo campo, è una specie di Cristoforo Colombo o – scegliete voi – una specie di Pippo Baudo, perché della pole dance arrivata in Ticino nel 2012 può tranquillamente dire «l’ho scoperta io» (e ce l’ha anche portata). Con radici profonde che affondano nella danza classica, sin dalla giovanissima età a San Gallo spinta dalla mamma, Sandra capisce abbastanza velocemente che la sua vocazione sportiva necessita di una certa dose di spericolatezza che va oltre il fouetté. «All’età di 7 anni ho cominciato con la ginnastica attrezzistica. Molta di questa esperienza mi è servita più in là nel tempo». Anche quando, cresciuta, il lavoro le chiede il sacrificio di una pausa dai successi nelle principali manifestazioni elvetiche di settore, Sandra non smette di allenarsi duramente. Fino a che arriva in America. «Ho scoperto la pole dance quando mi trovavo lì, negli anni duemila, ancor prima che fosse conosciuta in Europa, ancor meno qui da noi».
È in America che Sandra si allena e perfeziona la tecnica per poi tornare nel Vecchio continente e allenarsi a Berna, Zurigo e Milano. Da istruttrice, trasferisce il suo bagaglio in Ticino, dove ‘contamina’ l’ambiente circostante. «C’è sensualità in questa disciplina, completa la mia passione per l’acrobatica. È uno sport che richiede forza e flessibilità. Quando nelle palestre americane ho visto queste caratteristiche unite in un unico gesto, me ne sono innamorata. Era il 2002…».
Se ancora oggi non si è abituati allo shock derivante da un corpo che si muove lungo una retta verticale, apparentemente contro molte regole della gravità e alcune della cinetica, si pensi a cosa doveva essere «quando ho portato i primi pali in palestra, e la gente si chiedeva ‘Ma cosa diavolo sta facendo questa qui?’». Oltre alla Pop Music School, nella quale insegna, si devono indirettamente a Sandra le altre scuole ticinesi, le cui insegnanti hanno cominciato con lei, contribuendo ad alzare il livello del movimento locale. «Anche la crescita di altre scuole testimonia il riconoscimento di questo sport. Mi auguro che possa avere presto il sigillo olimpico. Non so quando accadrà, ma accadrà».
Le allieve di Sandra hanno «dai 10 ai 40-45 anni». Sono le atlete di uno sport in cui «non c’è un’età in cui ti dicono ‘non si può più fare’. Ci sono settantenni che ancora gareggiano a livello mondiale». C’è sempre tempo, dunque, per riuscire a eseguire un deadlift o uno dei vari drops, gli esercizi più complessi, figure che nascono dalla ginnastica artistica con i dovuti adattamenti. «I punti difficili sono tanti. Quando li sai fare, allora puoi dirti a un livello expert».
Nessuna distinzione di età e nemmeno di sesso: la pole dance è sport anche per uomini e nel 2012 Sandra, prima di dedicarsi prevalentemente al mondo femminile, ne ha avuti alcuni come allievi. Insomma, «ci possono provare tutti, dipende dalla passione e dalla voglia di lavorare sulla forza, sulla flessibilità. È chiaro – avverte la prof. – che per fare la spaccata a una certa età ci vorrà un po’ più di tempo». Nessuna preclusione nemmeno in fatto di peso, anche perché per fare la metà di quello che una professionista sa fare intorno alla pertica, «dimagrire è automatico». Lo dice Sandra, alla quale si deve tutto il ‘movimento’ ticinese. «Per me è un onore», conclude senza troppi avvitamenti.
Da San Gallo agli Stati Uniti e ritorno: prima Berna, poi Zurigo, quindi Milano e infine il Ticino. È la traccia lasciata da Sandra Martellotta, istruttrice di una disciplina sportiva chiamata pole dance che nulla ha a che fare con la lap dance, quest’ultima dai significati inequivocabilmente erotici. La cosa non la preoccupa, basta poco per capire che si tratta di uno sport e non di seduzione, sebbene la sensualità (applicata alla forza e alla flessibilità) sia la caratteristica che la stregò nelle palestre americane, spingendola a un perfezionamento stilistico nel quale è confluita anche una bimba prodigio della ginnastica artistica (lei).