Il 17enne ticinese punta a una finale nelle prove a delfino che sosterrà ai Giochi olimpici giovanili di Buenos Aires, al via domani
Non è uno che si faccia travolgere dall’ansia, o dall’entusiasmo. Almeno non in apparenza. Per Noè Ponti, che qualcosa a livello internazionale ha già riposto nel bagaglio d’esperienza di giovane promessa del nuoto quale è, l’ostacolo più difficile da superare, in direzione dell’Argentina e dei Giochi olimpici della gioventù per i quali è stato selezionato, è stato il volo di quattordici ore. «Non amo particolarmente volare – conferma il portacolori della Nuoto Sport Locarno –. Mi pesano già due ore in volo, ne ho affrontate quattordici».
Tant’è, altro modo di raggiungere Buenos Aires non c’è, se non a bordo di un aereo che lo ha portato in Argentina con il resto della delegazione rossocrociata per una rassegna giovanile davvero speciale. Non fosse che per i cinque cerchi che la contraddistinguono, e che ne delineano la straordinarietà. «Sono davvero contento di prendere parte a questi Giochi, e di fare anche questa esperienza. Non c’era troppa tensione nelle ore precedenti la partenza. La affronto come una scadenza ‘normale’».
Che normale non è, però. I Giochi europei della gioventù di Györ, gli Europei giovanili, quelli assoluti di Glasgow... A Noè Ponti tutto sommato l’esperienza internazionale e ai grandi eventi non manca. I cinque cerchi, però, sono qualcosa di diverso, di speciale. «Non ho bene idea di cosa aspettarmi, quanto alla concorrenza. So per certo che il livello sarà altissimo. Siccome, però, il contingente di atleti per nazione è limitato (quattro, per la Svizzera – due ragazzi e due ragazze–, otto per le prime nazioni del ranking stabilito in base agli ultimi Mondiali, ndr) non è detto che ci siano proprio tutti i più forti in assoluto in ciascuna singola disciplina. Difficile fare previsioni, a livello tecnico. Fermo restando che il livello sarà altissimo. L’obiettivo è raggiungere almeno una finale. Per il resto, sono qui anche per farmi stupire».
La preparazione a questo grande evento non è stata ordinaria. Ripercorrendo per sommi capi l’estate di Noè, balza all’occhio che l’attività non ha praticamente subìto interruzioni. È stata una preparazione continua... «Ho fatto un’apparizione fugace ai Campionati svizzeri giovanili di Romanshorn (per i 100 delfino, ndr). Due settimane dopo ho partecipato agli Europei assoluti di Glasgow. È stata la gara migliore, in questa stagione, almeno finora. Mi sono fermato solo una settimana, prima di riprendere la preparazione a queste Olimpiadi. In definitiva, è stata di sole sette settimane. Non è stato facile per me e per il mio allenatore (Max Baroffio, ndr) impostare il lavoro mirato a questa scadenza. È una cosa nuova, queste gare sono un po’ un’incognita, per certi versi. Ma non penso di essere l’unico, alle prese con questo problema».
La forma è buona. E le sensazioni? «Incognita per il tipo di preparazione a parte, le sensazioni sono positive. In allenamento mi sento molto bene, i tempi sembrano buoni. Mi sento in condizione di fare bene. Basta crederci, in fondo, anche se poi in gioco entrano fattori come il fuso orario, l’ambientamento».
L’atmosfera olimpica, raccontano gli atleti che hanno avuto il privilegio di viverla, è unica... «Ne ho parlato con i ragazzi che hanno già partecipato alle scorse Olimpiadi giovanili. Sono molto simili ai Giochi tradizionali, benché in dimensione ridotta. Ci sono meno atleti, ma il concetto è il medesimo».
Come ogni rassegna olimpica che si rispetti, si parte con la cerimonia d’apertura. «Si terrà nel centro di Buenos Aires, si sarà spazio per 250’000 persone. Non so se ne arriveranno così tanti, ma i biglietti sono gratuiti, per cui vi è da attendersi una festa popolare spettacolare. Il portabandiera rossocrociato? Non ci è ancora stato comunicato. Ci hanno detto che l’avrebbero comunicato una volta giunti a destinazione».