Dal 1° marzo riaprono negozi, musei, biblioteche e spazi per tempo libero e sport all'aperto. Ristorazione a bocca asciutta, cultura in parte. E aumenta la povertà
Si inizia a riaprire, piano piano, in Svizzera, dal 1° di marzo: prima i negozi, gli zoo, i musei, le biblioteche e le strutture per il tempo libero e lo sport all'aperto e con misure di sicurezza. Poi, in teoria, mese per mese il resto. Questa la strategia messa in consultazione dal Consiglio federale, e non mancano pareri contrastanti dal mondo politico ed economico, sia a livello nazionale che in Ticino. Grande esclusa, al momento, la ristorazione, il disappunto nelle parole di Massimo Suter.
Parziale delusione anche nel mondo della cultura: l'apertura di musei e biblioteche non basta a compensare il prolungarsi della chiusura di cinema e teatri. Lo scoramento di Gianfranco Helbling, direttore del Teatro Sociale di Bellinzona, nell'articolo di Beppe Donadio.
Si aprono, ancora, i cordoni della borsa per aiutare le imprese in difficoltà: il budget per gli aiuti ai casi di rigore sale fino a 10 miliardi di franchi, e altri 6 sono destinati a disoccupazione e lavoro ridotto. Altri stanziamenti, nel giorno in cui viene annunciato un consuntivo in disavanzo record di oltre 15 miliardi.
E intanto anche Chiasso, e di riflesso il Mendrisiotto, si scopre più povera: la pandemia ha segnato profondamente il tessuto sociale creando decine di nuovi bisognosi. Il punto nell'articolo di Cristina Ferrari.
Oltreconfine, invece, si cerca una via d'uscita dalla crisi: ieri il discorso di Mario Draghi al Senato, "anti-italiano" nel suo andare contro certe consuetudini nefaste del Belpaese, raccontato nel gustoso articolo di Roberto Scarcella.