Il Gran Consiglio ha strumenti migliori della sterile discussione autoreferenziale andata in scena ieri: iniziative parlamentari, mozioni e risoluzioni generali
L’importanza e la serietà del caso delle presunte molestie alla Rsi merita più dell’autoreferenziale teatrino messo in piedi ieri dal Gran Consiglio. Attacchi pretestuosi, frecciate, gara a chi ha fatto più atti parlamentari sul tema, volontà di dare segnali fini a loro stessi, stucchevole esigenza di mostrare una purezza morale a fronte di un tema che dovrebbe portare, e velocemente, risposte incisive da parte di una politica spesso chiacchierona. La democrazia è anche la forza delle proprie istituzioni. Quelle che in merito ai casi segnalati alla Rsi possono lasciar lavorare gli avvocati esterni chiamati a fare chiarezza, senza invasioni di campo. E che per mostrare sostegno a una battaglia di civiltà che riguarda tutta la società ha validi strumenti come le iniziative parlamentari e le mozioni. Se invece la volontà è proprio quella di ‘dare un segnale’ consigliamo una rilettura dell’articolo 111 della Legge sul Gran Consiglio: “Di fronte a problemi di particolare rilevanza politica o che suscitano particolare tensione nel Cantone, l’Ufficio presidenziale può proporre un messaggio nella forma della risoluzione generale, indirizzato alla popolazione o a qualsiasi autorità”.