‘Già oggi il tasso di riuscita è elevato, non vi è motivo per cambiare’. Il Gran Consiglio boccia le iniziative parlamentari dell’Mps
Il plenum decide per lo status quo. Rimane immutato il numero di firme necessario a livello cantonale per la riuscita delle iniziative legislative e dei referendum, così come il numero di sottoscrizioni per la domanda di revoca del Consiglio di Stato e dei Municipi. Dopo la commissione parlamentare ‘Costituzione e leggi’, anche il Gran Consiglio sostiene il rapporto della leghista Sabrina Aldi e boccia così le proposte avanzate da Simona Arigoni Zürcher per l’Mps-Pop-Indipendenti. Quattro iniziative parlamentari che Arigoni Zürcher aveva depositato nell’autunno 2020 per chiedere, passando dalla modifica della Costituzione ticinese, di abbassare da 7mila a 4mila le firme per le iniziative popolari legislative e per i referendum, di ridurre da 15mila a 7mila quelle necessarie per poter presentare l’istanza di revoca del governo cantonale e di diminuire anche quelle per la domanda di revoca degli esecutivi locali (la domanda "deve raccogliere l’adesione di almeno il 5% dei cittadini aventi diritto di voto", oggi il 30%). Quattro iniziative del Movimento per il socialismo respinte questo pomeriggio dal plenum del Gran Consiglio con il sì al rapporto di Aldi, accolto con 42 voti (12 i contrari e 6 gli astenuti).
«Dati statistici alla mano, in Ticino gli strumenti del referendum e dell’iniziativa funzionano: il tasso di riuscita è elevato, per cui non si vede la ragione di cambiare», ha rilevato Aldi. I dati la relatrice li aveva menzionati nel proprio rapporto: tra il 2004 e il 2021 "sono riusciti ben 30 referendum su 34 e 51 iniziative popolari (costituzionali e legislative) su 62, per un tasso di riuscita dell’88,2% (referendum) e dell’82,3% (iniziative popolari)". Non vede motivi per un cambiamento neppure Omar Terraneo. Il deputato liberale radicale non vede quindi motivi per intervenire sulla Costituzione cantonale, interessata appena tre anni fa da una modifica sullo stesso tema: venne non diminuito il numero di firme, ma esteso il tempo di raccolta delle stesse e cioè da 45 a 60 giorni per i referendum e da 60 a 100 per le iniziative popolari legislative e costituzionali. Anche per la domanda di revoca degli esecutivi cantonale e comunali è lo status quo: varranno dunque le disposizioni vigenti pure per l’istanza di destituzione. «Si tratta di uno strumento previsto in casi eccezionali, vale a dire in caso di grave crisi istituzionale: agevolandone l’uso si rischia di bloccare l’attività degli esecutivi per scopi unicamente elettorali», ha sottolineato Terraneo.
A favore del rapporto di Aldi anche Sabrina Gendotti (Ppd): «Considerato l’alto tasso di riuscita di referendum e iniziative popolari, l’attuale numero di firme richiesto non costituisce un ostacolo». Libertà di voto nel gruppo socialista, ha fatto sapere Carlo Lepori, che ha comunque ricordato le difficoltà odierne «nella raccolta delle firme, a causa del voto per corrispondenza: oggi infatti per votazioni ed elezioni non va quasi più nessuno al seggio». Le firme per un referendum o un’iniziativa «si va in piazza a raccoglierle» e in piazza «ci sono sì più persone, ma tante anche senza diritto di voto, non avendo la cittadinanza svizzera». Per Arigoni Zürcher «anche se si è votato solo tre anni fa per l’allungamento dei tempi per la raccolta delle firme, non significa che la società nel frattempo non sia cambiata. Ancor più cittadini e movimenti potrebbero far sentire la loro voce riducendo il numero di firme necessarie per la riuscita di iniziative e referendum».