laR+ L'analisi

Per l'Ucraina una cosa è difendersi, un’altra attaccare

Siamo probabilmente giunti a una prima importante svolta militare: I Patriot americani sono in grado di neutralizzare i missili ipersonici russi

In sintesi:
  • In una sola notte la contraerea di Kiev ha eliminato ben 18 vettori sofisticati russi
  • Le seconde più forti Forze armate al mondo sono impantanate in uno scontro di trincea
  • Kiev si rende conto che il costo in vite umane della controffensiva potrebbe essere alto
La realtà sul terreno appare diversa da quella proiettata sugli schermi
(Keystone)
20 maggio 2023
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In Ucraina siamo probabilmente giunti a una prima importante svolta militare, le cui conseguenze potrebbero ora influenzare il corso dell’intera campagna. I Patriot americani sono infatti in grado di neutralizzare i missili ipersonici russi, le “super-armi” di Vladimir Putin. Circa una quindicina di giorni fa era avvenuto un primo abbattimento che poteva sembrare casuale. Adesso, invece, si è avuto conferma: in una sola notte la contraerea di Kiev ha eliminato ben 18 vettori sofisticati russi, tra cui gli ultra-moderni Kinzhal, i Kalibr e gli Iskander. Una notizia peggiore non poteva giungere al Cremlino dall’Ucraina. Una fonte federale ha tentato di affermare una verità diversa – ossia che, al contrario, era stato un Kinzhal ad aver distrutto un Patriot americano – ribaltando le dichiarazioni degli specialisti occidentali. Ma ormai in pochi ci cascano nei soliti giochetti propagandistici.

Era il 2018 quando Vladimir Putin, supportato da effetti speciali, aveva mostrato raggiante al mondo i suoi nuovi “gioielli” contro cui non vi era difesa. Su tutti il Kinzhal, utilizzato a ripetizione in questi lunghi mesi. E poi il carro armato “Armada”, mai entrato in azione durante “l’operazione militare speciale”, le cui tracce si sono ormai perse. La realtà sul terreno appare diversa da quella proiettata sugli schermi piatti a mille pollici. Le seconde più forti Forze armate al mondo sono impantanate in uno scontro di trincea simile a quelli osservati nella Prima guerra mondiale; sono affiancate da compagnie private (e non se ne capisce la ragione) e hanno dato fondo agli arsenali arrugginiti sovietici. I Patriot Usa, usati dalla contraerea ucraina, possono ora risultare determinanti come lo furono i radar e i caccia Spitfire britannici nella battaglia d’Inghilterra, i carri armati sovietici T-34 nella Seconda guerra mondiale. Serviranno a difendere le infrastrutture energetiche e civili.

Venendo alla tanto attesa controffensiva, Kiev si rende conto che il suo costo in vite umane potrebbe essere alto. Una cosa è difendersi, un’altra attaccare. E poi le condizioni del terreno, ancora intriso d’acqua, tardano a essere ottimali per muovere i pesanti tank occidentali. Zelensky, però, non ha altra scelta: prima o poi ci proverà a riprendersi i territori “occupati”. Il presidente ha tentato nel suo tour europeo di farsi equipaggiare dagli alleati di caccia F-16, che gli darebbero il controllo dei cieli, ma ha trovato per ora porte chiuse. L’ultima parola spetterà comunque all’Amministrazione Biden.

A prescindere dall’esito finale della controffensiva, si intravvede già come sarà l’Ucraina post-conflitto. Un Paese che – come Israele che ha la cosiddetta “Iron Dome” (Cupola di Ferro) – disporrà di una super-contraerea in grado di rendere innocui i lanci di missili nemici. Un Paese che sarà dotato di lanciarazzi con gittate da centinaia di chilometri per colpire i depositi avversari nelle retrovie. Un Paese con tecnologia militare avanzata – ma non troppo per non diventare un pericolo per i vicini – da cui è meglio tenersi alla larga in caso di cattive intenzioni.

Come ai tempi della Guerra fredda dissuasione e deterrenza torneranno utili anche in riva al Dniepr. Il Cremlino è avvertito.