Il sorteggio dei gironi della prossima Coppa del mondo ha regalato diversi incroci interessanti, tra i quali non figura il match d’apertura Qatar-Ecuador.
Fra le poche certezze di questi tristi tempi, c’è lo scarsissimo appeal emanato dal match inaugurale fra Qatar ed Ecuador, in assoluto la meno sexy fra le gare che hanno aperto i Mondiali in 92 anni di storia. I sudamericani, infatti, sono la squadra meno vincente del proprio continente, mentre i qatarioti per poter prender finalmente parte a una rassegna iridata hanno dovuto organizzarla, fra l’altro brigando ben oltre il lecito.
Ci rifaremo gli occhi, con buona probabilità, assistendo a Spagna-Germania, che insieme vantano ben 5 titoli mondiali e 6 europei. Ma non sarà da buttare nemmeno l’incontro fra Croazia e Belgio, che di recente hanno sfornato i migliori talenti alle nostre latitudini e che nell’ultima edizione hanno portato a casa argento e bronzo. Ritenere la sfida fra Modric e De Bruyne la più allettante della prima fase, dunque, non è per nulla folle.
Pazzo fu invece nel 2010 il quarto di finale fra Ghana e Uruguay, terminato soltanto ai calci di rigore dopo 120 minuti di una sceneggiatura che avrebbe potuto portare la firma visionaria di Terry Gilliam. Basterà ricordare l’ultimo minuto e l’assalto ghanese per evitare i tiri dal dischetto. Col portiere Muslera battuto, Suarez salva due volte sulla linea, la seconda con le mani: espulsione sacrosanta e rigore per il Ghana. In palio c’è la prima, storica semifinale mondiale per una squadra africana. Si gioca a Johannesburg, tutto lo stadio è con Asamoah Gyan, che nel torneo ha già segnato due volte dagli 11 metri. Sarà forse colpa delle maledette vuvuzela, ma il ghanese ovviamente stavolta sbaglia. Il sacrificio di Suarez non è stato vano, si va ai rigori e a vincere saranno gli orientales grazie al Loco Abreu che, facendo onore al soprannome che porta, segna il rigore decisivo alla maniera di Panenka. Il prossimo novembre ci riterremo serviti se le due squadre ci regaleranno anche solo metà di quelle emozioni.
Nel gruppo B, di grande interesse sarà la sfida fra gli acerrimi nemici Usa e Iran, che negli ultimi 50 anni hanno comunicato solo a suon di bombe. Di un certo fascino sarà pure il match fra Stati Uniti e Inghilterra, che agli inventori del gioco evoca il peggiore dei fantasmi. Fu solo nel 1950 che i Maestri decisero finalmente di accettare l’invito della Fifa a misurarsi nella Coppa del mondo, competizione che fin lì avevano considerato assai meno prestigiosa del Torneo Interbritannico, che i sudditi di sua maestà disputavano ogni anno e dal quale ricavavano la gerarchia del football planetario. Il sorteggio del primo Mondiale brasiliano mise di fronte agli inglesi gli statunitensi, loro ex coloni che di calcio non capivano nulla, tanto da chiamarlo soccer. I pronostici pendevano così tanto dalla parte inglese che bookmaker e allibratori nemmeno accettavano scommesse sul risultato. Eppure, non si sa come, un’accozzaglia di studenti e dilettanti messa insieme all’ultimo momento riuscì a compiere il miracolo: l’1-0 con cui gli americani sconfissero l’Inghilterra portava la firma di Joe Gaetjens, un haitiano che faceva il lavapiatti a New York. Tornato dopo qualche anno a vivere nella sua isola caraibica, Gaetjens –che aveva parenti politicamente avversi al terribile Papa Doc Duvalier – fu rapito e ucciso dai Tonton Macoute, la guardia privata del dittatore. Il suo corpo non fu mai ritrovato.
Ma la gara che tutti aspettiamo davvero impazienti sarà naturalmente quella fra Svizzera e Serbia, che destino e sorteggio hanno deciso di rimettere di fronte dopo la chiacchieratissima sfida di 4 anni fa a Kaliningrad che i rossocrociati vinsero, ma dalla quale uscirono perdenti a livello di immagine. Si tratta infatti della famosa partita del gesto dell’aquila con cui i nostri giocatori di sangue albanese – ma non solo – risposero alle provocazioni dei tifosi serbi, che riaprivano ferite vecchie ma ancora dolorosissime. Auspicio di tutti è non rivedere, il prossimo autunno, scene di quel tenore. E siamo certi che non si ripeterà. Del resto, lo ha garantito ieri il presidente della Fifa Gianni Infantino: sarà il Mondiale più bello di sempre. Poco importa se, per costruire gli stadi, si dice siano morti 6mila lavoratori stranieri. Ma di questo parleremo un’altra volta.