Il passaggio a fonti rinnovabili è un tema anche in Ticino. Il Governo incentiva con 130 milioni di franchi la produzione di elettricità sostenibile
Anche il Ticino, al pari del resto della Svizzera e dell’Europa, ha intrapreso la via della transizione energetica, ovvero il passaggio verso economie più sostenibili attraverso l’uso di fonti di energia rinnovabile. Un processo avviato da tempo, inserito nelle agende dei decisori politici a tutti i livelli e per certi versi irreversibile.
All’inizio di questa settimana il Dipartimento del territorio ha presentato tre messaggi governativi che vanno proprio in questa direzione: mettere a disposizione di cittadini e imprese maggiori risorse finanziarie per accelerare il cambiamento necessario per raggiungere una società al 100% rinnovabile tramite un incremento degli investimenti nel settore dell’energia e del clima. Pannelli fotovoltaici, impianti eolici e risparmio energetico sono i settori coperti dagli incentivi pubblici. L’indotto generato da queste risorse aggiuntive (circa 130 milioni di franchi, tra Cantone e Confederazione) potrebbe sfiorare complessivamente i 900 milioni di franchi in cinque anni: manna per l’economia cantonale in un periodo che si preannuncia di magra a causa degli effetti dell’epidemia di coronavirus. Anche il Ticino quindi contribuirà, nel suo piccolo, agli obiettivi climatici dell’Accordo di Parigi a cui anche la Svizzera ha aderito. Ricordiamo che l’80% dei consumi mondiali di energia deriva ancora oggi da fonti di origine fossile ovvero carbone e petrolio. Il restante 20% è formato da nucleare ed energia da fonti rinnovabili, ma quest’ultima è pari solo al 4% del totale. Il mix energetico svizzero, grazie all’idroelettrico, è meno pesante dal punto di vista delle emissioni di CO2. Buona parte dell’energia consumata però è composta anche da quella di origine nucleare, settore dal quale la Confederazione ha deciso saggiamente di uscire entro il 2050. Da qui l’urgenza di trovare altre fonti sostenibili e rinnovabili. Acqua, sole e vento in Svizzera non mancano di certo. E nemmeno mancano le competenze e le risorse accademiche per rendere questi vettori energetici, attualmente discontinui per natura, fruibili nell’arco delle 24 ore e dodici mesi l’anno in un prossimo futuro. Da qui l’esigenza di trovare il modo d'immagazzinare più energia possibile per utilizzarla successivamente.
Stando a un recente studio congiunto dell’Ufficio europeo dei brevetti e dell’Agenzia internazionale dell’energia, negli ultimi dieci anni le invenzioni relative allo stoccaggio di elettricità hanno conosciuto una crescita a un tasso annuale del 14%, quattro volte più velocemente della media di tutti i settori tecnologici. E la parte del leone, con il 90% di tutti i brevetti relativi all’immagazzinamento, la fanno le batterie ricaricabili agli ioni di litio utilizzate nei dispositivi elettronici di consumo e nelle auto elettriche. Sarà quindi lo sviluppo di questi due settori - telecomunicazioni e mobilità - energivori per definizione, a spingere la transizione energetica. l Paesi più attivi in questo ambito sono Giappone e Corea del Sud e non le grandi potenze, come si potrebbe immaginare. Ma il dato più emblematico fornito dall’Agenzia internazionale dell’energia è quello relativo agli ulteriori diecimila gigawattora di batterie e altri sistemi di accumulo dell’energia che saranno necessari da qui al 2050 per raggiungere gli obiettivi climatici. Una cifra pari a 50 volte le dimensioni del mercato attuale. Insomma, la corsa all’oro ‘green’ è appena iniziata.