Le mire di Trump su Groenlandia e Canada fanno ridere molti, e il suo agire può ricordarci due film comici. E se poi finisse come in disaster-movie?
Non sappiamo dove ci porteranno quattro anni di Donald Trump. Ma, in attesa dell’insediamento ufficiale, il prossimo 20 gennaio, abbiamo visto il trailer. Gli apocalittici già scorgono un disaster movie hollywoodiano, e potrebbero non avere torto. Per il momento il presidente americano in pectore sembra essere finito a recitare da qualche parte tra ‘Il Grande Dittatore’ di Charlie Chaplin e ‘Il Piccolo diavolo’ di Roberto Benigni, ma senza quella leggerezza dei grandi comici che permette loro di muoversi tra poesia e sberleffo. Elefante nella cristalleria più pericolosa del mondo, la Casa Bianca, ha cominciato a invadere a parole Paesi con i dadi in una mano e il whisky nell’altra come un giocatore di Risiko con la carta “conquista il Nordamerica e un altro continente a piacere”.
“La Groenlandia?” “È mia”. “E il Canada?” “Anche il Canada è mio”. “E questo canale di Panama di chi è?” “Ma questo è il mio canale di Panama!”. Se a qualcuno ricorda qualcosa, è la scena del treno de ‘Il Piccolo diavolo’ in cui un ignaro, gentile signore presta oggetti agli altri passeggeri del vagone (una penna, un fazzoletto, un orologio…) finendo vittima di Benigni, che gli sfila il biglietto di mano, gli sottrae giacca e occhiali e poi lo incastra facendolo passare per matto, chiedendogli davanti al controllore di chi sono tutti gli oggetti in giro. Quello ripete “è mio, è mio, è mio” e il controllore se lo porta via e lo multa. In quel caso, però, era davvero tutto suo. Mentre quel diavolo di Trump gioca, come Benigni, con le proprietà altrui: egotico sì, ma non matto.
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L’aereo dei Trump arriva in Groenlandia
Dietro alle sue richieste di annettere Canada e Groenlandia c’è una strategia, potenzialmente pericolosissima, ma non poi così folle. E che c’entra poco con la sicurezza nazionale, come invece ha detto. L’ha ricordata, tra gli altri, Marco Cattaneo, direttore de Le Scienze e di National Geographic Italia: “Trump vuole Groenlandia e Canada perché secondo lo Us Geological Survey da quelle parti, nell’Artico, c’è almeno il 70% delle riserve petrolifere e di gas ancora non scoperte sul pianeta. Al momento, i Paesi affacciati sull’Artico sono 5. Usa, Russia, Canada, Danimarca (con la Groenlandia) e Norvegia, che però non è dove si stima che ci siano i più grandi bacini di idrocarburi, i loro sono nel Mare del Nord. Tolti di mezzo due inutili concorrenti, che per di più hanno pure la velleità di inseguire politiche per limitare il cambiamento climatico, potrebbero serenamente spartirsi le risorse lui e Putin, senza nemmeno preoccuparsi di dover assecondare stupidi trattati internazionali”. Una volta che a giocare al Risiko Artico si resta in due, un modo di andare d’accordo con Putin si trova, magari trovando al contempo la chiave economico-egemonica per sbloccare il conflitto in Ucraina.
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Trump vuole tutto
Certo, a spingersi troppo in là si rischia, e qui basta immaginare Trump nei panni di Adenoïd Hynkel nella scena più nota del ‘Grande dittatore’, quella del ballo con il mappamondo. Molti ricordano i volteggi e la danza di Chaplin con il globo, non tutti come finisce: il mondo gli esplode tra le mani. In un certo senso è quel che poi accadde meno di cinque anni dopo l’uscita del film al bersaglio della sua satira, Adolf Hitler. Se qualcosa del genere dovesse succedere anche a Trump e alle sue mire espansionistiche lo sapremo entro quattro anni. Se poi quell’esplosione non sarà solo figurata e riguarderà anche noi, avranno avuto ragione quelli che nel trailer non hanno intravisto i comici, ma il disaster movie.