Si surriscalda il dibattito attorno ai risparmi che dovranno essere introdotti per far fronte al calo delle entrate e all’aumento delle spese per il Pse
Altolà Municipio di Lugano. Non puoi continuare a raccontarci che bisogna risparmiare e poi non fai nulla. Da questa prospettiva, ha avuto il pregio di animare il dibattito la scossa data dal Plr cittadino, che ha annunciato di rifiutare il Preventivo 2025. La mossa è squisitamente politica: ha generato reazioni critiche soprattutto da Udc e Lega dei ticinesi, ma lascia un retrogusto amaro e rischia di isolare i liberali. Infatti, il documento finanziario dovrebbe ottenere il benestare del Legislativo, grazie al compromesso che sta per essere affinato da una maggioranza composta da Udc, Lega, Centro e Ps. L’intesa, per taluni aspetti, promette di essere mirabolante, perché riuscirebbe a conciliare le esigenze condivise di tirare la cinghia con alcune proposte concrete di risparmio (fino a dieci milioni di franchi) e le richieste della Sinistra. Il tutto verrebbe inserito nel dispositivo di voto del Preventivo 2025 e in uno o più emendamenti.
Però, i liberali hanno sollevato un vespaio che è legato a una domanda fondamentale: per quali ragioni, con l’avvicinarsi dell’inizio del cantiere per il Polo sportivo e degli eventi (Pse) e il conseguente grosso incremento di oneri a carico della cittadinanza, non si è cominciato qualche anno fa l’esercizio di Spending Review? Da una parte, è comprensibile che la Città di Lugano abbia fatto fatica a pensare di risparmiare alla luce delle dieci chiusure in attivo dei conti consuntivi. Tuttavia, i nuvoloni all’orizzonte erano stati annunciati dallo stesso sindaco di Lugano Michele Foletti, ben due anni fa, in occasione della discussione sul Preventivo 2023, quando aveva informato di aver istituito dei gruppi di lavoro interni all’amministrazione impegnati in una revisione della spesa perché la situazione tornava a essere tanto critica da essere paragonata al contesto finanziario del 2014. E i partiti che oggi criticano il Plr? Basta consultare il verbale della seduta di Consiglio comunale del dicembre 2022 per constatare che l’Udc aveva ribadito l’esigenza del rigore finanziario, segnalando le necessità di intervenire per fermare l’incremento delle uscite e la continua crescita del personale. Anche la Lega aveva evidenziato una situazione preoccupante e criticità auspicando misure di contenimento dei costi. Sulla stessa lunghezza d’onda sono stati i liberali che hanno ripetutamente chiesto uno stop all’aumento di spesa per la gestione corrente e misure immediate di risanamento. Insomma, quelli del centrodestra erano versi intonati.
Oggi, cos’è cambiato? Beh, il Dicastero finanze di Lugano dall’aprile scorso è passato da Michele Foletti nelle mani di Marco Chiesa e in virtù dell’alleanza tra i due partiti si spiegano i rimproveri indignati di Lega e Udc nei confronti dei liberali. Difficile dire quanto sarà pagante politicamente la scelta del Plr di dire basta alle promesse non mantenute. Di sicuro è coerente con le posizioni espresse dal partito negli ultimi anni. Però, abbattere il deficit di 24 milioni di franchi nel giro di un anno imporrebbe tagli draconiani. Ma i liberali non sbagliano definendo microchirurgia l’annullamento dell’aperitivo di Natale per i dipendenti della Città, la riduzione del fondo per il progetto ‘Primo impiego’ e la sospensione dell’estensione dell’apertura del centro di accoglienza diurno di Ingrado. Invano, il Municipio ha tentato di spegnere il focolaio di malcontento, annunciando all’inizio dell’ultima seduta di Consiglio comunale la cosiddetta Road Map finanziaria. Ma oramai l’incendio era divampato.