laR+ IL COMMENTO

Locarnese, il momento giusto per rilanciare la sfida

Due progetti aggregativi per nove Comuni: uno definito ‘Urbano’, l'altro denominato ‘Piano’

In sintesi:
  • La proposta del Dipartimento delle istituzioni arriva a poca distanza dalle ultime elezioni comunali, che hanno portato un rinnovamento
  • Nel corso del 2025 la riflessione strategica con i rappresentanti della società civile, delle aziende e delle autorità politiche
Riflessioni in corso per due ‘matrimoni’
(Ti-Press)
28 settembre 2024
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Il Dipartimento delle istituzioni, con l’appoggio di diversi Comuni pronti al dialogo e al confronto, riaccende il motore dell’aggregazione nel Locarnese. Lo fa a cinque mesi dalle elezioni comunali, che lo scorso aprile avevano portato una ventata di rinnovamento nella regione. La scelta della tempistica sembra propizia, perché il ricambio anche generazionale (soprattutto negli Esecutivi) potrebbe preludere a un ammorbidimento verso un argomento sul quale le posizioni si erano da tempo irrigidite. Il Dipartimento delle istituzioni (Di), seguendo le indicazioni giunte dalle autorità di nove Comuni, propone ora due scenari: quello del “Piano”, con Gordola, Lavertezzo, Cugnasco-Gerra, e Tenero-Contra, e quello “Urbano”, con Losone, Locarno, Orselina, Brione sopra Minusio e Minusio. Una mossa, come ha spiegato a laRegione il consigliere di Stato Norman Gobbi, che nasce dalla volontà di assecondare le proposte messe sul tavolo da nove Municipi (Muralto e Verzasca si sono chiamati fuori).

Prossima tappa, l’organizzazione nel 2025 di due distinti momenti di riflessione strategica con i rappresentanti della società civile, delle aziende e delle autorità politiche. Serviranno a capire in che direzione vuole andare la regione sulle rive del Verbano: unirsi o continuare a navigare a vista. Il Locarnese negli ultimi decenni ha perso terreno rispetto agli altri poli del Ticino e fa fatica a entrare nello spirito aggregazionista. I motivi sono noti e stranoti: ci sono le ragioni storiche (campanilismo e interessi locali), le questioni finanziarie (con Comuni che non sono messi poi così male) e infine la convinzione (peraltro fondata) che la qualità di vita nelle diverse località attorno al Maggiore sia comunque considerata da buona a ottima. Apparentemente una situazione che soddisfa e non preoccupa. Ci si può chiedere, però, se il potenziale di crescita e di sviluppo della regione sia sfruttato al meglio. L’impressione è che si possa fare molto di più. Le collaborazioni fra enti locali, che hanno sempre dato buoni frutti, devono fungere da trampolino per le aggregazioni e non frapporsi a esse, come fossero un ostacolo. Possono risolvere problemi puntuali in alcuni settori (acqua potabile, Polizia e altri), ma non forniscono la chiave per una svolta che appare sempre più necessaria.

Bisogna anche ammettere che negli ultimi anni la Città polo è riuscita a rilanciarsi con una sorta di “operazione charme”, tanto attesa dai centri vicini quanto concreta. Molti infatti i progetti privati e pubblici che si stanno concretizzando. Per citarne solo alcuni: il recupero del Grand Hotel, quello dell’ex Globus, la proposta “Nouvelle Belle Époque” per Piazza Grande e Largo Zorzi, senza dimenticare il Museo cantonale di storia naturale (con annesso parco pubblico) per il comparto Santa Caterina.

Riportare in auge il tema delle aggregazioni permetterà ora alle autorità locali coinvolte di dimostrarsi lungimiranti. Sarebbe bello accorgersi – durante i due momenti di riflessione previsti l’anno venturo – che anche la popolazione e i diversi settori economici sono in grado di lanciarsi con entusiasmo e coraggio nella sfida. E chissà che non siano proprio loro, i locarnesi, ad arrivare con una proposta assai più ardita: non due Comuni per una regione che si presenterebbe poi come una fetta di Emmental con i suoi buchi, ma una Città unica, unita e forte, da Brissago a Cugnasco-Gerra.

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