laR+ IL COMMENTO

Per il sostegno alla cultura oltre ai fondi serve di più

Lo Stato ha il duplice compito di finanziare il settore e i grandi enti, ma pure sburocratizzare e rendere possibile alle persone fare il proprio lavoro

In sintesi:
  • L’iniziativa del Plr che chiede di aumentare le deduzioni per le fondazioni benefiche che sostengono il settore culturale va nella giusta direzione
  • Il fermento politico non deve fermarsi però alle Elezioni comunali
  • Ogni franco pubblico investito ne genera 2,58. Ma il privato e le fondazioni siano messe nelle condizioni giuste per operare al meglio
Doppio binario
(Ti-Press)
23 marzo 2024
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Il fermento politico e associazionistico che sembra levarsi in questi ultimi tempi a sostegno della cultura – fermento trasversale, e questa è una buona notizia – è bene che non duri lo spazio della consegna del materiale di voto nelle bucalettere per le Elezioni comunali del 14 aprile, ma che sia invece la dimostrazione che si è intrapreso un sentiero che vale la pena di essere battuto.

A livello locale il Ps luganese chiede di innestare una marcia in più con la creazione di un Regolamento sulla promozione culturale, e pure nel Locarnese ultimamente c’è del movimento. A livello cantonale, il Plr propone di valorizzare il ruolo delle fondazioni di pubblica utilità nel sostegno alla cultura, aumentando le deduzioni fiscali in modo da far circolare meglio una ricchezza che a volte resta sopita. Dimostrazione ne è stata la presentazione di una Associazione mantello della filantropia che, va da sé, potrebbe avere influssi anche nell’ambito culturale.

Lo Stato ha dei precisi compiti verso questo settore. Con i contratti e i finanziamenti per i grandi enti, col sostegno da garantire a quelli minori e indipendenti. Il Dipartimento educazione, cultura e sport ha in questo senso emanato per la prima volta delle Linee programmatiche per la politica culturale, che avranno una cadenza quadriennale, e a breve il Consiglio di Stato dovrebbe presentare il messaggio riguardo i fondi da dedicare a enti come l’Osi o il Masi. Ma lo Stato, soprattutto in tempi di finanze dissestate, non può limitarsi alla distribuzione di denari di cui, ad ogni modo, c’è bisogno. Ha anche il compito di semplificare quadri normativi, sburocratizzare e rendere possibile ad associazioni, grandi o piccole che siano, così come ai lavoratori indipendenti, lo svolgere al meglio il proprio lavoro. Anche con delle facilitazioni fiscali, come suggerisce lo spunto liberale radicale sull’aumento delle deduzioni per le fondazioni di pubblica utilità. Fondazioni che, esterne allo Stato quindi ai soldi dei contribuenti, svolgono un ruolo importantissimo nel sostegno alla cultura di cui beneficia tutta la comunità, non solo chi esercita questa professione.

Sono questi i due livelli sui quali lo Stato è chiamato a lavorare. Due responsabilità cui non può sottrarsi, perché oltre ai discorsi già noti ma mai abbastanza ripetuti – il valore aggiunto di 2,58 franchi per ogni franco pubblico investito nella cultura e i 2’100 posti di lavoro creati nel settore –, uscire dalla sola e unica logica del bonifico per abbracciare pure quella del consentire a una persona, così come a un’associazione o una fondazione, di andare avanti anche con le proprie gambe e realizzarsi è sicuramente un obiettivo cui tendere e ambire. Questo, però, non arriva attraverso l’intimazione ai vari Lazzaro di alzarsi e camminare, ma dalla creazione di un quadro legislativo e fiscale che davvero sia attrattivo e davvero consenta uno sviluppo dell’autofinanziamento che vada di pari passo con i fondi in arrivo senza renderli unica panacea.

Meno burocrazia e più possibilità di reperire risorse grazie alle facilitazioni che potrebbero avere le fondazioni di pubblica utilità non aiuterebbe dei viziati e boriosi Paperoni, ma persone che fanno della trasmissione della cultura – sia essa musicale, teatrale, cinematografica, fotografica, pittorica o di qualsiasi altro genere – non solo un lavoro, ma il loro contributo per la comunità in cui viviamo e per creare legami ancora più forti tra persone, tradizioni e sapere.