‘Lavorare di più, lavorare tutti’: ad applicare, al contrario, uno slogan degli anni 70 è l’Sfs Group, grande multinazionale con sede a Heerbrugg
Lavorare di più, lavorare tutti. Sacrificando una parte delle vacanze e senza venire retribuiti per le ore supplementari. Ad applicare, al contrario, uno slogan nato negli anni 70 è l’Sfs Group, una grande azienda multinazionale con sede a Heerbrugg, nel Canton San Gallo. Azienda che da un po’ di tempo è in difficoltà a causa del rincaro del costo dell’energia e della forza del franco. Oltre che per i ritardi nelle forniture. Tutti problemi di cui soffre il grosso dell’industria svizzera.
Fattostà che dal primo novembre scorso, per la durata di dodici mesi, 950 dei 2’500 dipendenti di questo colosso che occupa nel mondo 11’000 persone sono costretti a lavorare due ore in più alla settimana senza alcun riconoscimento salariale, oltre a dover rinunciare a cinque giorni di ferie. Va detto che i 950 dipendenti, costretti a tale sacrificio, sono quelli impiegati da Sfs Group in Svizzera nel settore cosiddetto dell’automotive, quindi condizionato dalle difficoltà con cui è confrontata anche l’industria automobilistica. L’azienda sangallese ha pure annunciato il blocco delle assunzioni e una serie di trasferimenti, con l’obiettivo di ridare competitività a quello specifico comparto, attualmente in sofferenza. Se vogliamo una situazione paradossale in un contesto lavorativo, quello svizzero, che praticamente durante tutto il 2023 ha registrato un tasso di disoccupazione del 2%, equivalente al pieno impiego. Ad Appenzello Interno e a Obvaldo siamo, addirittura, a un tasso di disoccupazione dello 0,6 per cento.
Sfs Group, contrariamente ad altre aziende, non sta comunque effettuando significativi tagli del personale, al quale impone però di tirare la cinghia. “Vi chiediamo un grande contributo”, il messaggio della direzione. Se vogliamo, possiamo dire di essere di fronte all’altra faccia di quel miracolo occupazionale elvetico, citato a più riprese dalla stampa internazionale, in virtù del quale in diversi ambiti lavorativi decine di migliaia di posti di lavoro risultano scoperti. Soprattutto nel campo della sanità e della ristorazione. Con conseguente caccia a camerieri e infermieri Oltreconfine. Le drastiche misure di risparmio introdotte da Sfs Group non hanno tuttavia suscitato una rivolta tra il personale, almeno per il momento, pur non mancando i casi di coloro che stanno meditando di andarsene.
Certo è che il comportamento di questa grande azienda, che ha comunicato le proprie decisioni agli interessati solo cinque giorni prima di introdurle, rimanda a un padronato vecchio stampo che metteva i dipendenti di fronte al fatto compiuto. Peraltro scavalcando il sindacato, che oggi si ritrova confrontato con il malumore di coloro che hanno subito il decurtamento delle ferie e l’aumento delle ore di lavoro. “Agire rapidamente fa parte del nostro Dna ed è una delle ragioni del nostro successo”, ha dichiarato l’amministratore delegato del gruppo, Jens Breu. Il quale, per indorare la pillola, consapevole dell’impatto della decisione adottata, ha annunciato una riduzione del 10% del proprio stipendio annuo (che ammonta a oltre un milione e centomila franchi).
Bisognerà capire, adesso, se altre aziende seguiranno l’esempio di Sfs Group con una decisione che lo specialista di diritto del lavoro all’Università di Zurigo, Roger Rudolph, ha definito “estrema”. Alla faccia del “lavorare meno, lavorare tutti”.