Il Lugano deve approfittare della pausa in campionato per riequilibrare umori e motore, alla vigilia di tre mesi di grande stress
Benvenuta Nazionale. Il doppio impegno della Svizzera di Murat Yakin nelle qualificazioni a Euro 2024 mette in pausa un campionato di Super League destinato a tornare sul proscenio soltanto nel weekend del 23-24 settembre. Una pausa che giunge come il cacio sui maccheroni per il Lugano, dopo una fine d’estate molto intensa e sulla soglia di un autunno ancor più difficile da gestire, nel corso del quale gli impegni in campionato si alterneranno a sei trasferte (le partite casalinghe si svolgeranno a Zurigo) di Conference League.
Sin qui, il bilancio è in chiaroscuro, con tre vittorie su cinque in campionato e zero su due in Europa. A livello continentale, il Lugano ha dimostrato di non essere sufficientemente attrezzato per l’Europa League, in particolare sotto il profilo fisico. Potrà certamente trovarsi meglio in Conference, per quanto l’urna di Monaco non sia stata benevola, inserendo i bianconeri nello stesso girone di squadre di provata esperienza internazionale. Quella che manca a Croci-Torti e compagni, anche perché gli unici superstiti delle precedenti avventure europee sono Sabbatini e Bottani, tutti gli altri saranno alle prime armi. D’altra parte, uno dei grandi punti interrogativi che circondano il Lugano è rappresentato proprio da una rosa molto giovane e, per il momento, inferiore per qualità e rendimento a quella della passata stagione. Soprattutto le partenze di Ousmane Doumbia alla volta di Chicago e di Fabio Daprelà per Zurigo hanno lasciato il segno (oltre all’ultima, quella di Mohamed Amoura): Anto Grgic non appare ancora un cambio “one to one”, mentre in difesa manca un centrale di peso, ruolo che potrà essere assunto da Lukas Mai se e quando il tedesco tornerà al massimo della condizione. Si aggiunga a questo un elevato numero di giocatori il cui rendimento non raggiunge quello dello scorso anno (Valenzuela, Aliseda, Hajdari, Arigoni, Celar…) e si avrà il quadro delle due sconfitte a Zurigo e Lucerna, con cinque reti incassate, tutte frutto di errori individuali.
C’è da chiedersi se la rosa messa a disposizione di Croci-Torti dal direttore sportivo Carlos Da Silva sia all’altezza del doppio impegno Europa-campionato: la risposta ce la daranno soltanto gli impegni autunnali, ma il dubbio è legittimo. Più che per la qualità dei singoli, per la loro scarsa abitudine a gestire la pressione, come si è visto domenica. Croci-Torti sarà obbligato a un ampio turnover per reggere le due competizioni, una necessità che potrebbe venir pagata in campionato.
Abbiamo volutamente lasciato in coda il tema legato alle polemiche interne scatenate dall’intervista post Saint-Gilloise di capitan Sabbatini. Croci-Torti ha chiuso il capitolo, relegando l’accaduto a normale dialettica interna allo spogliatoio. Ciò che veramente succede tra le quattro mura di Cornaredo, lo sanno con certezza soltanto giocatori e staff tecnico. Tuttavia è quantomeno strano che Jonathan Sabbatini, dall’alto della sua esperienza, si lasci scappare simili dichiarazioni se non fosse sua intenzione lanciare un messaggio a società e compagni. Di per sé, potrebbe pure trattarsi di uno sfogo benefico se permettesse di appianare quelle frizioni congenite all’interno di qualunque spogliatoio, dove tutti hanno un comune obiettivo di squadra, ma ognuno è spinto da un’aspirazione personale. La pausa può dunque servire per ricalibrare i meccanismi di un motore che nelle ultime settimane ha iniziato a battere in testa, così da poter sfruttare al meglio l’indubbio potenziale del gruppo, ma pure a ritrovare serenità e tranquillità, indispensabili per un autunno da affrontare praticamente in apnea.