Ennesimo tonfo del movimento alle ultime cantonali, non compensato dalla crescita democentrista. Occhi puntati ora sulle federali e su Marco Chiesa.
Si giocherà a Lugano lo spareggio vitale fra Lega e Udc. Un’amichevole armata dalla quale dipenderanno i destini delle due forze politiche di destra. E non solo in città, roccaforte leghista per eccellenza. La data è il 14 aprile 2024, il campionato sono le prossime elezioni comunali. Se il problema della sinistra luganese è quello di trovare le persone giuste che riescano quantomeno a riconfermare le posizioni, a destra sembra essere in atto una crisi strutturale più profonda che potrebbe avere un forte impatto sulla composizione del Municipio del più grande comune ticinese.
Certo, la sfida della ‘successione’ è condivisa con la sinistra. Individuare volti nuovi e dal buon potenziale sembra un problema soprattutto leghista. Michele Foletti e Lorenzo Quadri – pur essendo più volte in disaccordo, a legarli spesso era l’ex sindaco Marco Borradori – sono punti fermi dell’esecutivo. Dopo di loro, chi? Qualche carta di peso ancora non attiva politicamente la Lega ce l’avrebbe, ad esempio a Palazzo di giustizia. Aspetteranno le cantonali del 2027 per giocarsela? Se vuole mantenere figure solide per i propri seggi, dovrà quindi quasi certamente riproporre sindaco e municipale uscenti. Un ricambio generazionale di qualità latita. Per molti è colpa (anche) della leadership. Boris Bignasca non è certo uno sprovveduto, ma deve fare i conti con un’eredità molto pesante in un contesto complicato. E lo sta facendo profilandosi probabilmente ancor più a destra rispetto a padre e zio. Entrando in un’area dove però domina l’Udc.
È impellente differenziarsi dai cugini, e non rincorrerli, per evitare di venirne fagocitati. Bignasca ha annunciato più critiche al governo e più peso ai temi sociali, dopo la débâcle. Troppo tardi? Forse no. Vero, alle elezioni cantonali la Lega ha preso un’altra batosta: il 18,4% a Lugano. Non toccava percentuali così basse di voti in città dalle federali del 2007 (!). Sul campo ha lasciato quasi un 12% rispetto al periodo d’oro fra il 2011 e il 2016, quando veleggiava attorno al 30%. Ottimo il risultato dell’Udc, ma è ancora il fratello minore. A causa del decesso di Borradori i democentristi sono entrati in Municipio. Un risultato storico, ma Tiziano Galeazzi è di fatto un municipale ‘dimezzato’ con la riorganizzazione dei dicasteri avvenuta dopo il suo ingresso e il risultato alle ultime urne, per lui, avrebbe potuto essere migliore in città.
Gli occhi di Lugano, fin dalla sua brillante elezione al Consiglio degli Stati nel 2019, sono su Marco Chiesa. All’orizzonte, le federali: la sua performance, unita a quella dell’Udc nel complesso, sarà determinante per capire se i tempi sono maturi per una sua elezione in Municipio. Ma può davvero puntare al sindacato come molti sussurrano? Dipende dall’eventuale intesa che Lega e Udc troveranno dopo ottobre. Se i democentristi – sull’onda delle federali che tradizionalmente gli sorridono – dovessero decidere di correre da soli, allo stato attuale, non avrebbe chances. Se i leghisti dovessero invece accettare un accordo che contempli l’eventualità di un Udc sindaco al cospetto di una Lega ancora partito di maggioranza fra i due, suonerebbe come un’ammissione di sconfitta che potrebbe avere conseguenze anche vitali per il movimento. Dunque diverse incognite a destra, con un forte punto fermo: le pesanti perdite leghiste degli ultimi anni non sono compensate dalla crescita dell’Udc e le percentuali sommate sono le più basse degli ultimi tre lustri.