Elly Schlein s’insedia come segretaria del Pd e inizia a parlare politichese stretto mandando messaggi trasversali, proprio come chi doveva spazzare via
Elly Schlein è il nuovo che avanza. Elly Schlein cambierà il Pd, anzi l’ha già cambiato. Elly Schlein, come un’eroina medievale, ha sconfitto il drago sputafuoco; come Wonder Woman ha salvato un partito che si stava schiantando; come "amiocuggino" degli Elio e le Storie Tese ha fatto questo e quello. Tra l’altro prima ancora di iniziare a fare qualcosa.
Sembra avere poteri taumaturgici, che è una parola un po’ strana, ma mai come quelle che ha iniziato a usare lei nel giorno dell’investitura: "Cacicchi", "capibastone".
L’agenzia Ansa, che ha il compito di riportare le notizie per prima, "traducendole" per gli altri, ha preso fischi per fiaschi, anzi, "caicchi per cacicchi". Forse chi, domenica, ha titolato il lancio d’agenzia si è solo perso una "c" (capita a tutti, nei giornali li chiamiamo "refusi", parola più difficile, benché esatta, per nascondere un errore, una distrazione), forse non conosceva i cacicchi (i capi tribù dell’America Latina prima che arrivassero i latini), ma conosceva i caicchi, le eleganti barche di legno di origine turca.
Tant’è, se si arriva, come Schlein, per togliere tutta la polvere dalla soffitta più impolverata della politica italiana, sarebbe meglio farlo spalancando le finestre e usando parole nuove, o almeno comprensibili ai più.
"Parla come mangi", Salvini edition (Twitter)
Certo, il messaggio della neosegretaria era ad uso interno, come dire "altolà a chi muove interessi personali o di cordata". Ma non c’era un modo più diretto per dirlo? C’era, e senza per forza dover passare dall’altra parte dell’apparato digestivo e del torto, inseguendo il "parla come mangi" dei Berlusconi e dei Salvini, che – a giudicare dal vocabolario e da certi video su TikTok – mangiano molto male.
Mettere già in croce Schlein per due parole che sanno tanto di messaggi in codice forse è troppo, ma drizzare le antenne è un dovere. Come è un dovere ricordare chi l’ha sostenuta, gente che non schioda mai: i Bersani, gli Zingaretti, i Franceschini. Fiutano il nuovo per togliersi la polvere di dosso e poi va a finire che la polvere si poggia sui nuovi, imbrigliandoli, lasciando loro addosso parole desuete che descrivono lotte consunte, ancora lì, a dispetto di tutto, come l’immagine di certe stelle morte da chissà quante migliaia di anni.
È che nel Pd non fai in tempo a entrare vestito da lanzichenecco che già ti ritrovi a parlare come l’oscuro sottosegretario che gioca a confondere per giustificare la nomina. O come le cartomanti da fiera davanti all’illuso che si fa fare i tarocchi. O, peggio ancora, come D’Alema. Alla faccia del cambiamento.
Massimo D’Alema (Keystone)