laR+ IL COMMENTO

L’Udc, la destra italiana e la politica del dispetto

Su entrambe le sponde della Tresa si moltiplicano l’ostruzionismo ai soccorsi dei migranti e le ‘idee balzane’ circa le pratiche d’asilo

In sintesi:
  • Gli sbarchi a La Spezia, i centri in Africa proposti dai democentristi
  • Rischiamo di strozzarci coi nostri arabeschi
(Keystone)
3 febbraio 2023
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In Italia, parecchi naufraghi soccorsi nelle acque del profondo Sud sono stati costretti a sbarcare a La Spezia, per via d’un codice di condotta appena escogitato – in barba al diritto internazionale, come sempre – dal governo Meloni: l’intento è quello di rendere più onerose le operazioni delle Ong, sebbene il 92% dei soccorsi sia effettuato in realtà dalle motovedette dello Stato italiano. Siccome però in Liguria non ci sono le strutture adeguate, 27 ragazzini senza genitori sono stati caricati su un autobus e spediti in un centro d’accoglienza a Foggia, ripercorrendo in direzione contraria l’intera penisola. Se non fosse per le condizioni drammatiche del "carico residuale" – come ha chiamato i migranti il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi – verrebbe quasi da dire che non ci sia modo migliore per integrarsi alla svelta nel Paese in cui, insegna Ennio Flaiano, "la linea più breve tra due punti è l’arabesco".

Intanto, in Svizzera, il partito che quel carico residuale lo chiama più esplicitamente "parassiti" propone di cancellare del tutto la concessione dell’asilo, perché "arrivano troppi stranieri e quelli sbagliati" (sic: a quanto pare per l’Udc ci sono vite giuste e vite sbagliate, distinguibili perfettamente le une dalle altre. Chissà se lo capiscono subito oppure le soluzioni gli arrivano una settimana dopo, come sulla Settimana enigmistica). Visto che "i falsi asilanti mettono in pericolo la libertà" e "la Svizzera è sul punto di abolire sé stessa", la ricetta per "tenere sotto controllo il turismo dell’asilo" sarebbe quella di istituire non meglio precisati centri d’accoglienza all’estero, verosimilmente in alcuni Paesi africani e asiatici. Non si capisce se una volta giudicati idonei si possa venire in Svizzera oppure si debba rimanere lì, come sia possibile finanziare questi centri senza creare lager in stile libico e quale Corte potrà mai sdoganare un simile abominio.

Ma tanto non ha alcuna importanza: all’Udc non interessa risolvere, o almeno affrontare davvero i problemi dell’accoglienza e dell’integrazione, che le servono semmai per seminare paura e raccogliere rabbia. Quella d’irrealizzabili centri all’estero è solo "un’idea balzana" – lo ha notato su queste colonne l’esperto di diritto delle migrazioni Alberto Achermann – utile a buttar la palla in tribuna, boicottando qualsiasi ragionamento serio e intascando così i consueti dividendi elettorali.

Su entrambe le sponde della Tresa, insomma, certuni dimostrano ancora una volta di preferire ad approcci più responsabili il far canizza sulla pelle del prossimo: è la politica del dispetto, facile surrogato dell’impegno e della competenza. Il tutto mentre l’arrivo dei migranti viene ancora trattato da tutta Europa come un’emergenza temporanea, senza piani e accordi reali per gestire un fenomeno duraturo e strutturale. Fenomeno che la mentalità d’assedio, le sparate da birreria bavarese e gli sgambetti da animosi terzinacci non fanno che esacerbare ogni giorno. Col rischio di strozzarci nei nostri stessi arabeschi.

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