IL COMMENTO

Il ritratto di Claudio Zali

Per il direttore del Dt i presunti reati subiti hanno avuto delle conseguenze sulla sua integrità psichica: ciò che giustifica il dovere di cronaca

In sintesi:
  • Zali ci ha informati di essere pronto a depositare l’istanza contro laRegione 
  • A quanto pare non siamo nemmeno gli unici a notare questa sua marcata irascibilità
(Ti-Press)
19 novembre 2024
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Nella Londra vittoriana del XIX secolo – ci racconta Oscar Wilde – il vanitoso Dorian Gray arriverà a fare della sua bellezza un rito insano. Pur di rimanere eternamente giovane e attraente Dorian si dirà pronto a qualsiasi cosa, anche a rinunciare alla sua anima. Cosa che in effetti avverrà: sarà il quadro regalatogli dal pittore Basil Hallward a mostrare i segni della sua decadenza.

Nel Ticino dei nostri giorni a indicare di mantenere un rapporto se non insano almeno un po’ problematico con il potere politico che detiene è il consigliere di Stato Claudio Zali. Si potrebbe citare, a titolo di esempio, la sua recente sfuriata in Gran Consiglio il giorno in cui il parlamento ha deciso di abolire la tassa di collegamento. Ma restiamo concentrati sulla ormai nota vicenda che ha scatenato l’ira del direttore del Dipartimento del territorio con laRegione: poco più di un anno fa abbiamo riferito di una procedura dinanzi alla Pretura penale in cui Zali si è dichiarato parte lesa in quanto presunta vittima di tentata estorsione, tentata e consumata coazione, diffamazione e ingiuria. La donna accusata di tali reati è stata rinviata a processo: il dibattimento non è stato ancora aggiornato. Nel frattempo il direttore del Dt ha deciso, per ripicca, di interrompere ogni comunicazione con il nostro giornale e non solo: ha disdetto tutti gli abbonamenti del suo Dipartimento, ha vietato ai suoi funzionari di rilasciare dichiarazioni a laRegione e ha perfino prospettato l’avvio di un procedimento teso a impedirci di riferire alcunché in merito al processo – pubblico – che lo vedrà coinvolto. Per quanto concerne l’ipotetica vertenza, Zali ci ha informati di essere pronto a depositare l’istanza, petizione alla quale vorrebbe allegare una domanda cautelare tesa a vietare a laRegione di pubblicare ogni traccia degli atti formali (a tale proposito: se non ci sentirete più parlare di questo caso vorrà dire infatti che una tale misura sarà stata accolta dalla Pretura).

La tesi di Zali sarebbe questa: i fatti oggetto del procedimento penale che lo vede nella veste di presunta vittima rappresenterebbero una vicenda privata che, come tale, non riveste alcun interesse pubblico. Punto. Come se la coazione (reato che si concretizza attraverso violenza, minacce o altri metodi di costrizione) ai danni di un esponente del governo non fosse un fatto di interesse pubblico. Lo stesso consigliere di Stato ha peraltro riconosciuto che i reati subiti hanno avuto delle conseguenze sulla sua integrità psichica: è proprio quest’ultimo aspetto a giustificare, a nostro avviso, un diritto e un dovere di cronaca. Stiamo parlando di un personaggio pubblico cosiddetto ‘assoluto’, un’alta carica dello Stato minacciata o in qualche modo menomata nella sua libertà di agire; fatti probabilmente suscettibili di interferire, in misura più o meno importante, nella sua capacità di governare con la necessaria lucidità e serenità. È sotto questo profilo che la vicenda assume risvolti di chiaro interesse generale.

A quanto pare, poi, non siamo nemmeno gli unici a notare questa sua marcata irascibilità: nei corridoi di via Monte Boglia si farfuglia quanto il personaggio sia irrequieto. Mentre gli “alleati” dell’Udc sembra abbiano fatto capire che se Zali si dovesse ricandidare nel 2027 non ci sarebbe proprio la lista unica: messaggio recepito da Gobbi, che ha già messo le mani avanti per “blindare” la sua poltrona.

Verrebbe, insomma, quasi da andare a rivisitare il vecchio teorema andreottiano: il potere può non solo logorare chi non ce l’ha ma anche chi, pur disponendo di certi attributi, non riesce a farne l’uso (spropositato) che vorrebbe.

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