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Governo Trump e premi fedeltà

Nome per nome, viaggio nel funambolico Barnum trumpiano dei fedeli da ricompensare

In sintesi:
  • Da Kristi ‘cuore di pietra’ Noem a Robert F. ‘no-vax’ Kennedy, fino all’estremista Matt Gaetz ministro della Giustizia già indagato due volte 
  • Diversi senatori repubblicani, chiamati a ratificare le scelte (a maggioranza semplice), hanno privatamente espresso il loro disappunto
(Keystone)
18 novembre 2024
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Se un pagliaccio entra in una reggia, non diventa un re. Semmai la reggia diventa un circo. Non sono pochi i nomi bislacchi estratti dal cilindro di Trump alla guida del futuro governo. Ci si chiedeva su quali numeri si sarebbe fermata la pallina nella roulette mentale del presidente, ed ecco che finalmente la curiosità è stata soddisfatta. In ordine crescente: Kristi Noem, governatrice del Dakota del Sud, cuore di pietra, fiera di aver ucciso a fucilate il suo cagnolino poco obbediente e la sua capra che puzzava. Guiderà con lo stesso piglio l’Homeland Security, dipartimento incaricato di condurre le deportazioni di massa di immigrati illegali. Tulsi Gabbard, scelta a capo dell’intelligence: isolazionista, nessuna esperienza nei servizi segreti, affascinata da Putin e Assad. Rimarrà a lungo il retrogusto di rospo ai generali dell’esercito che, sbigottiti, hanno dovuto ingoiarlo sentendo il nome di Pete Hegseth scelto a capo della più potente armata del mondo: opinionista di Fox News, nessuna esperienza dirigenziale, un modesto passato militare in Iraq, Afghanistan e Guantánamo, gestirà un budget prossimo ai mille miliardi.

Il neo nominato ministro della Sanità è un nome noto. Robert F. Kennedy è un no-vax, ritiene che il Covid abbia “stranamente” risparmiato americani di origine cinese ed ebrei aschenaziti, complottista ma piace anche a sinistra per la sua battaglia contro le industrie farmaceutica e alimentare. Nel ‘worst of’ svetta il nome di Matt Gaetz, estremista di destra, Croce di Gerusalemme e fucile automatico tatuati su braccia e petto. Nominato ‘Attorney General’, cioè ministro della Giustizia, pure lui zero esperienza in materia, un’inchiesta archiviata per traffico sessuale e uso di droghe, un’altra analoga ma condotta dal comitato etico della Camera, insabbiata sul filo di lana proprio grazie alla sua nomina.

Nel funambolico Barnum trumpiano dei fedeli da ricompensare non potevano mancare protagonisti di smisurati conflitti di interesse: Chris Wrigth ministro dell’Energia, Ceo della Liberty Energy, leader nell’estrazione di gas e petrolio, negazionista climatico. Formalmente esterno all’esecutivo, Elon Musk dirigerà il Department of Government Efficiency: presente e futuro delle sue aziende dipenderà in parte dai finanziamenti pubblici e dai legami con molte agenzie governative attualmente... in causa con lui: dall’aviazione (Faa) al commercio (Ftc) all’ambiente (Epa). Per la politica estera la scelta del senatore della Florida Marco Rubio (Dipartimento di Stato), di Michael Waltz (interventista, neocon attivo sotto il presidente George W. Bush) o di Mike Huckabee, televangelista, primo non ebreo ambasciatore in Israele, preannunciano i futuri orientamenti: pugno di ferro con la Cina, Cuba o Venezuela, amore incondizionato per la Grande Israele, realismo con Mosca, parziale disimpegno in Europa.

Diversi senatori repubblicani, chiamati a ratificare le scelte (a maggioranza semplice), hanno privatamente espresso disappunto. Avranno la sfrontatezza di inficiare, in nome degli interessi del Paese, le scelte del loro padrone? “Trump è come un bambino capriccioso, vuole sempre rubare la palla, non sopporta contestazioni”, scrive un commentatore, ricordando che un cavillo della legge (Recess appointement) gli consentirebbe eventualmente di profittare delle pause tra le sessioni parlamentari per procedere in solitaria alla conferma delle sue nomine... per decreto.

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